“Che ognuno possa trovare il proprio posto nel mondo e possa viverci in pace”: a parlare è Assetou Diabaté, artista maliano del Bo.Ro.Fra. Camp che si è svolto in provincia di Rovigo a metà di giugno.
Un campeggio di quattro giorni che, insieme ai tamburi africani, batte bandiera della pace per lavorare verso una comunità inclusiva.
A portare avanti la ricca iniziativa è stato il progetto omonimo, un laboratorio musicale che, come il campeggio, si svolge nei centri di accoglienza per richiedenti asilo gestiti dalla Cooperativa Sociale Porto Alegre di Rovigo (ne abbiamo parlato qui).
Da dibattiti su musica e incontro tra culture diverse a cene multietniche, da workshop di danza e percussioni a concerti e jam session con sette artisti di fama internazionale e ambasciatori della cultura dell’Africa dell’Ovest che sono tornati dopo le scorse edizioni: questo il fitto programma dell’iniziativa che ha visto la collaborazione di tante realtà come con la collaborazione la cooperativa sociale Porto Alegre, Legambiente Rovigo e Voci Per la Libertà e che è stata realizzata all’interno di Rifugiamoci, in cui vengono raccoti tutti gli eventi dedicati alla Giornata internazionale del rifugiato di Rovigo e provincia.
«Il progetto nasce per praticare i valori dell’accoglienza e della multiculturalità e per diffondere questa cultura nel territorio, da cui, grazie alla collaborazione con Legambiente Rovigo, abbiamo ricevuto un’ottima risposta per questa terza edizione del campo – dichiara Rossano Tamiazzo, responsabile progetto Bo.Ro.Fra – abbiamo deciso di utilizzare la musica e l’arte per fare accoglienza perché volevamo portare “buone vibrazioni” agli ospiti del centro e perché siamo convinti che siano strumenti importanti per far incontrare le persone oltre le differenze e per riscoprire tradizioni di altri popoli».
Il Bo.Ro.Fra Camp è stato realizzato all’interno del progetto europeo INVOLVE, nato per promuovere grazie al volontariato comunità più inclusive per i cittadini di paesi terzi: ad oggi si sta svolgendo in sette località – tre in Italia, due in Francia e altrettante in Germania – dove sono stati sviluppati dei community hub locali, come luoghi di incontro e condivisione per organizzare i volontari e i progetti. Il progetto prevede anche momenti di formazione sulle buone pratiche di inclusioni rivolti a cittadini italiani e non e agli amministratori locali.
Insieme a Scicli (RG), il progetto si sta realizzando anche a Paestum in Campania: qui integrazione e comunità si fanno in campo agricolo, con i richiedenti asilo che si stanno prendendo cura di un orto nato nel 2017 grazie a una convenzione stipulata da Legambiente con il centro di accoglienza.
«La partecipazione al campeggio di decine di giovani e giovanissimi volontari è stata un successo – dichiara Giulia Bacchiega, presidente di Legambiente Rovigo – per noi è l’inizio di un lavoro di squadra tra persone diverse e la nascita di un gruppo di ragazzi che vogliamo attivare anche per il volontariato ambientale, sempre all’intero del progetto INVOLVE».
Buone pratiche importanti, che ci ricordano che provincia non è sinonimo di periferia, ma che può essere luogo di sperimentazioni importanti che si muovono nella direzione giusta: c’è l’auspicio di veder moltiplicare tante buone pratiche di inclusione e incontro, per fare la differenza passo dopo passo.
Luca Cirese – redazione ecopolis