Annachiara è un’amica e una collaboratrice di ecopolis, ma è anche una mamma. Ed ora è autrice di un libro: Forty – Storie di maternità sostenibile (Panda edizioni).
Annachiara è una mamma pigra (soprattutto), ma anche una mamma apprensiva (ogni tanto), la mamma di due creature da riempire di diminutivi e vezzeggiativi che in (troppo) poco tempo diventano due adolescenti che vivono su qualche altro pianeta, ma dato che è frequente che ci vivano anche i padri, non serve turbarsi troppo.
Annachiara ama i giochi all’aperto e non ha paura di vedere suo figlio volare dall’altalena, ne incoraggia autonomia e sperimentazioni, disapprova l’abuso di detersivi per lavatrice anche se questo comporta il ricorso a tattiche di guerriglia contro magici cestoni di biancheria sporca autoriempenti, sentitamente sconsiglia il telelavoro. Anche se, a detta della figlia, Annachiara è una mamma “strana”, la sua è una famiglia normalissima, composta da Mum, Husband, Daughter e Son.
Nel corso delle diverse epoche genitoriali e dei pargoli, questi quattro ne combinano di tutti i colori: dall’innamoramento ossessivo per la piccola creatura al confronto non sempre vincente con le altre Mamme Non Pigre, Apprensive o Zerbino; il necessario distacco e le tecniche (Equilibrismo, Atteggiamento Yoga, Archeologia, Pacatezza e Flemma) per sopravvivere ai figli, alla casa e, non ultimo, a se stesse e ai milioni di doveri impliciti o presunti che una donna (mamma) si trova ad avere. Forty (quaranta, cioè, che domande) sono l’età di una prima, provvidenziale saggezza a proposito di figli, famiglia e casa.
Come fronteggiare l’inevitabile proliferare di discariche di indumenti negli armadi? O una vacanza con due figli adolescenti che non si sopportano? Come interpretare i messaggi più o meno cifrati che passano attraverso i loro cellulari, i loro confusi discorsi o perfino le tracce fisiche del loro passaggio?
Leggendo ci si riconosce sempre: se anche non siamo mamme, abbiamo comunque vissuto all’interno di una famiglia con tutte le sue fasi, e confrontarsi con una simile autoironia è terapeutico. Annachiara non si prende sul serio. Se un corso di scrittura creativa e degli aneddoti biografici possono porsi un serio obiettivo, quello di sdrammatizzare la propria storia personale è di sicuro uno dei più dignitosi e onorevoli che possa venirci in mente: “un blando antidepressivo senza troppi effetti collaterali”, appunto.
Che cos’è la sfida della maternità sostenibile? Senz’altro Annachiara ha una vocazione ecologista e di risparmio energetico, ma c’è di più. C’è Son che vorrebbe avere un campo abbandonato per giocare a Paintball, e non ne trova da nessuna parte. Anche se sembra un discorso da vecchi, è vero: Son ci mette sotto il naso la realtà che in una città come la nostra non ci sono più spazi liberi, non ci sono aree abbandonate, nessun “vuoto”. Sarà una questione urbanistica, ma è ancora prima un problema di impostazione mentale: forse abbiamo rinunciato alle pause tra le cose, in senso fisico oltre che temporale.
Credo che Annachiara, senza voler fare prediche né immortali opere letterarie, abbia voluto aiutarci a ridere di questo e a riconoscere anche nella nostra vita le pause, i vuoti a cui stiamo rinunciando. Il punto non è deresponsabilizzarsi, ma trovare un equilibrio che non soffochi nessun componente della famiglia/ecosistema, in cui ciascuno abbia il proprio spazio per imparare, crescere, vivere, lavorare. E, magari, sorridere un po’ di più.
Annalisa Scarpa – Redazione ecopolis