Ancora nuove conferme sull’efficacia della soda tax: sono le stime condotte nei paesi americani in cui è stata introdotta questa tassa sulle bevande dolci.
In Messico si parla di una riduzione nei prossimi anni di decine di migliaia di casi di malattie o decessi dovuti al consumo delle bevande zuccherate.
A Berkeley, negli Stati Uniti, la tassa è stata introdotta, sempre due anni fa, con il 76% di voti favorevoli: un penny per oncia, cioè 11 centesimi di euro per una lattina di 33 cl, su tutte tutte le bevande zuccherate o gassate, tra cui anche gli energy drink e il frappuccino: le uniche esentate sono le bibite dolcificate con edulcoranti dietetici. Dopo essere stata approvata, nell’election day dello scorso 8 novembre, dai cittadini di altre città statunitensi, a Filadelfia dovrebbe entrare in vigore la tassa di 1,5 penny per oncia, nonostante la forte opposizione delle aziende produttrici.
A riportare le notizie più aggiornate sull’impatto della tassa è il recente studio apparso sull’American Journal of Public Health. Condotta da alcuni ricercatori dell’Università della California di Berkeley, la ricerca mette a confronto le abitudini di consumo prima e dopo l’introduzione della tassa. Duplice campione dello studio sono i quasi 900 adulti residenti nelle zone più disagiate attorno all’università di Berkeley e gli oltre 1.800 adulti di condizioni sociali analoghe, che però vivono nell’area metropolitana di San Francisco dove il provvedimento non era ancora stato approvato. Nel primo gruppo il consumo di bibite dolci è diminuito del 21% e quello delle bibite gassate e zuccherate di 5 punti percentuali in più: parallelamente il consumo di acqua era cresciuto del 63% a Berkeley, e solo del 19% a San Francisco.
Altrettanto interessante la proiezione fatta sul consumo in Messico: i ricercatori dell’università di San Francisco, applicando modelli matematici, calcolano che la tassa del 10% del prezzo di due anni fa avrà effetti significativi su malattie e decessi correlati al consumo di soda. La proiezione mostra una diminuzione di oltre 189.300 casi di diabete di tipo 2, di 20.400 ictus e attacchi cardiaci e, infine, di 18.900 decessi tra gli adulti di età compresa tra i 35 e i 94 anni: con un risparmio, per la sanità pubblica, pari a 983 milioni di dollari.
Sono dati che mostrano che tassare le cattive pratiche paga. E che il consumatore, informato anche tramite le campagne referendarie statunitensi su queste leggi, può cambiare le sue abitudini, che siano alimentari o ad alto impatto ecologico. Oggi la soda, domani la plastica?
“La soda tax funziona” – sintesi a cura di Luca Cirese, redazione Ecopolis