Per la qualità dell’aria della nostra città sembra non esserci pace. Dopo un pessimo inverno a causa dei continui sforamenti della quantità di PM10 nell’aria (leggi qui), con l’arrivo della stagione calda torna anche l’allarme Ozono – il prodotto di una serie di reazioni chimiche provocate da alcuni inquinanti primari emessi dagli autoveicoli e favorite dalla presenza delle radiazioni solari.
Il 6 luglio il valore per la protezione della salute umana dall’Ozono – 120 microgrammi per metro cubo d’aria – è stato superato per 25 giorni dall’inizio della stagione calda: limite massimo annuale previsto per legge. Il 10 luglio i superamenti erano già 28. Purtroppo per Padova e i suoi cittadini questa ormai non è una novità, bensì una triste costante. Infatti, fin dal 2004 – cioè da quando l’Arpav fornisce i dati sul limite per la protezione della salute umana – la nostra città ha sempre superato il limite annuale: Padova è fuorilegge per l’Ozono ormai da 14 anni consecutivi.
La preoccupazione aumenta quando si riflette sul fatto che la situazione non solo non migliora con il passare degli anni ma peggiora. Quest’anno il limite è stato raggiunto molto prima che negli scorsi anni: ad esempio nel 2016 fu raggiunto il 1 agosto, nel 2015 il 13 luglio e nel 2014 il 21 luglio.
Appare quindi evidente l’urgenza di un radicale cambiamento nelle politiche cittadine. Proprio venerdì scorso, il neo-eletto sindaco Sergio Giordani ha presentato la nuova giunta che amministrerà Padova per i prossimi cinque anni. Dalla nuova Amministrazione ci aspettiamo un cambio di passo nella lotta allo smog, anche perché oltre all’Ozono, vi è nei mesi più freddi l’inquinamento da polveri sottili (PM10). PM10 che a Padova nel 2017 ha già superato per 13 volte i 35 giorni consentiti di sforamenti giornalieri. È fondamentale che nella nuova giunta chi ha le deleghe all’Ambiente e alla Mobilità collabori strettamente per avviare in modo urgente azioni strutturali sulla mobilità urbana, disincentivando seriamente il traffico privato e promuovendo il trasporto pubblico.
Invertire la rotta è ancora possibile. Dalla malattia dello smog si può uscire, gli ingredienti della ricetta sono: una maggiore presenza di alberi nel centro e nelle periferie, reti ciclabili e un sistema di ciclabilità diffusa, potenziamento dei mezzi pubblici utilizzando gli introiti derivati dalle multe degli autovelox e forme di tariffazione per scoraggiare l’utilizzo delle auto. Necessari, infine, l’istituzione del car-pooling urbano e il potenziamento di bike e car-sharing.
Rimanendo in tema di qualità dell’aria, il 9 giugno è stato firmato dalle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto l’accordo programmatico per la qualità dell’aria nel Bacino Padano. È chiaro che l’accordo nasce dalla necessità di dare una risposta alle procedure di infrazione europee contro l’Italia a causa dei frequenti sforamenti dei limiti di qualità dell’aria negli anni passati. Ci riserviamo di darne un giudizio articolato più avanti, ma intanto segnaliamo i seguenti punti.
La lenta “uscita” dai motori diesel: tra il 2017 e il 2025 in inverno non potranno più circolare di giorno gli Euro 3, 4 e 5 diesel. Se il divieto fosse rispettato e se i mezzi sostitutivi non fossero nuovi diesel, vorrebbe dire il 95% dei veicoli diesel oggi in circolazione. Entro il 2025, inoltre, si promuoveranno delle misure per incentivare pratiche ecologiche: dal car-sharing, fino a nuove infrastrutture per la mobilità ciclo-pedonale, oltre, infine, a interventi sulle normative riguardanti gli impianti termici, con una maggiore attenzione alle qualità delle biomasse.
Lucio Passi – portavoce Legambiente Padova
perché non citate mai la situazione inquinante e distruttiva aumentata a dismisura dal inquinamento prodotto da certe caldaie di nuova generazione, che volente o nolente esiste anche se non se ne vuole parlare.