Un’indagine dell’Università di Padova racconta pratiche, ostacoli e possibilità della mobilità scolastica sostenibile in città
Ogni mattina a Padova migliaia di famiglie si mettono in moto per accompagnare i figli a scuola. C’è chi va a piedi, chi in bici, chi in auto, chi con il trasporto pubblico. Ma cosa guida davvero queste scelte? E come possiamo immaginare un sistema di mobilità scolastica più sicuro, sostenibile e accessibile?
A queste domande ha cercato di rispondere il team di Sociologia dell’Università di Padova nell’ambito del progetto interdisciplinare SCHOOLNET. Si tratta di un progetto più ampio (che, oltre a Sociologia, ha visto il coinvolgimento dei dipartimenti di Urbanistica, Psicologia, Architettura e Ingegneria) avente l’obiettivo di indagare come migliorare le scuole da un punto di vista della mobilità, delle strutture e dell’inclusione sociale. Il risultato finale è stata la pubblicazione di un tool online e di una serie di linee guida a riguardo. All’interno di tale ricerca, il team di Sociologia, attraverso circa 500 questionari e una ventina di interviste a genitori, ha quindi cercato di raccontare come ci si muove – e perché – per accompagnare i bambini a scuola nei vari quartieri della città.
Un primo dato colpisce: quasi metà dei rispondenti accompagna in auto, ma una percentuale simile non la sceglie, decidendo di muoversi a piedi o in bici. Questo significa che la mobilità sostenibile non è un’utopia: è già una realtà per varie famiglie, anche se con forti differenze tra quartieri. La percezione di sicurezza gioca un ruolo importante: dove le strade sembrano più sicure, i genitori si fidano di lasciare i figli andare da soli o li accompagnano in modo attivo. Ma la sicurezza da sola non basta. Molti usano l’auto non perché lo vogliono, ma perché devono. Succede, ad esempio, quando scuola e lavoro sono lontani tra loro e bisogna incastrare tutto nei tempi stretti della giornata. Se il lavoro è a una distanza significativa (più di 10 km da casa), anche se la scuola è dietro l’angolo, si finisce per usare l’auto. Non è quindi solo una questione di distanza casa-scuola, ma di incastri della vita quotidiana.
C’è però anche l’altro lato della medaglia. Tante famiglie che hanno l’auto scelgono comunque di non usarla per accompagnare i figli. Non solo per questioni legate alla sostenibilità, ma anche perché è più comodo. Chi va in bici o a piedi spesso lo fa – come emerso dalle interviste – perché si muove più rapidamente, evita il traffico e non ha lo stress di cercare parcheggio. È quindi la vicinanza tra casa, scuola, lavoro e altri servizi che rende tutto più semplice. Quando città e quartieri offrono questa possibilità, la mobilità sostenibile diventa una scelta naturale.
E allora, cosa si può fare? Da un lato, servono politiche che rendano sempre più vantaggioso muoversi senza auto: percorsi sicuri, piste ciclabili ben collegate, strade scolastiche e uno sviluppo che segua la logica della città dei 15 minuti. Dall’altro, non si può ignorare chi l’auto la usa perché non ha alternative. In questi casi, pensare a zone di sosta breve intorno alle scuole può aiutare a rendere l’ingresso a scuola uno spazio sicuro, pur sapendo che controllarle è complicato. Questo però aiuta a concepire la sicurezza dei bambini e il loro diritto alla socialità come imprescindibili.
Infine, proprio in riferimento all’importanza di avere spazi di entrata/uscita da scuola sicuri che permettano la socialità, è importante evidenziare che i rispondenti dell’indagine si sono detti in gran parte favorevoli all’idea delle strade scolastiche. È in quest’ottica che pure pratiche come il piedibus, il bike to school, e servizi di doposcuola – se ben pensati – potrebbero diventare occasioni per rafforzare il senso di comunità e per ripensare l’accompagnamento scolastico come un momento di socialità e condivisione. In altre parole, potrebbe essere ripensato come un modo per aiutarsi a vicenda per far fronte ai vari impegni che la vita quotidiana può comportare.
A Padova quindi ci sono già molte buone pratiche di mobilità sostenibile. Ora si tratta di metterle in rete, ascoltare i bisogni reali delle famiglie e continuare a costruire una città in cui muoversi a piedi o in bici verso la scuola sia non solo possibile, ma sempre più desiderabile.
Jacopo Targa