Parigi e la città dei 15 minuti: a colloquio con Carlos Moreno

Padova come Parigi? Magari se si riuscisse a “copiare” un po’ di più la sua marcia verso la riconversione ecologica della città.

 

In un precedente intervento su Ecopolis ho cercato di sintetizzare i principi su cui si fonda la proposta della “Città dei 15 minuti”: una città policentrica nella quale ridurre le diseguaglianze territoriali ed i problemi del traffico veicolare, finalizzata a migliorare la qualità del vivere e dell’abitare, a favorire la formazione di comunità urbane solidali ed inclusive. Una città volta a potenziare nei diversi quartieri l’offerta di servizi pubblici e privati e ad avvicinare residenza e luoghi di lavoro in un’ottica di riconversione ecologica dell’organismo urbano nel suo complesso.

Ma come tradurre questi principi nella realtà delle nostre città? Discutendone con Carlos Moreno, docente alla Sorbona di “Trasformazioni urbane”, uno dei casi più interessanti da questo punto di vista è proprio quello di Parigi. Una città che dall’agosto scorso ha introdotto il limite generalizzato di velocità dei 30 km/ora, che negli ultimi due anni ha accresciuto enormemente la rete dei percorsi ciclabili a scapito delle superfici stradali destinate alle automobili, che sta promuovendo la “vegetalizzazione” di molte strade urbane e che già a fine 2018 aveva ridotto del 20% rispetto al 2004 la propria impronta ecologica, operando sul fronte del risparmio energetico, delle fonti energetiche rinnovabili e della “densificazione verde”.

La “Città del quarto d’ora”  ha costituito uno dei punti centrali del programma elettorale della lista di Coalizione civica, “Paris en commun”, che ha sostenuto l’elezione della sindaca Anne Hidalgo. Dovendo intervenire in una realtà urbana di antica formazione, per l’introduzione di nuovi servizi ci si è in primo luogo orientati verso l’uso multifunzionale di strutture e spazi pubblici spesso utilizzati solo parzialmente nel corso della giornata, della settimana o nel corso dell’anno, quali ad esempio le scuole e gli impianti sportivi presenti in ogni quartiere.

Le scuole in particolare sono state individuate quali possibili punti focali della “Città dei 15 minuti”, potenzialmente trasformabili in vere e proprie “capitali” delle diverse comunità urbane. Oltre ad incentivare le attività formative in orario extra-scolastico rivolte a tutti gli abitanti del quartiere, grazie ai finanziamenti del programma europeo “Urban Innovative Actions”, si è avviata nel 2018 con il progetto “Oasi verdi” la progressiva de-impermeabilizzazione delle corti scolastiche e la loro trasformazione in spazi verdi e ombreggiati, possibile “rifugio” nei mesi estivi per le persone vulnerabili in presenza di ondate di calore. Nella progettazione degli interventi sono stati sin dall’inizio coinvolti alunni e adulti, fornendo appositi manuali per la scelta delle soluzioni più appropriate, dei materiali, delle specie arboree e degli arredi, anche al fine di consentire nuove forme di attività didattica, l’esplorazione ed il contatto con la natura (aule all’aperto, orti didattici, serre, percorsi sensoriali, giochi di arrampicata, uso ludico e ricreativo dell’acqua).

A partire dal gennaio 2021 si è avviato l’esperimento dell’apertura al sabato delle corti scolastiche per consentire a tutti gli abitanti del quartiere di praticare le attività che preferiscono: leggere, fare sport, giocare con i propri figli… L’esperimento ha inizialmente interessato le corti di 12 scuole, per essere poi esteso dal mese di maggio ad una cinquantina di istituti scolastici dell’obbligo e superiori. La gestione degli spazi è affidata alle associazioni di quartiere, alle quali è richiesto di partecipare ad un apposito bando, presentando un programma di attività settimanali, quindicinali o mensili. Il Comune si occupa della sicurezza, del rispetto delle norme igienico-sanitarie e della pulizia, in modo che il cortile sia pronto ad accogliere gli studenti il lunedì mattina.

Nelle vicinanze delle scuole molte strade sono state almeno parzialmente pedonalizzate o trasformate in strade residenziali con limite di velocità di 20 km/ora e precedenza assoluta per pedoni e ciclisti soprattutto nelle ore di ingresso e d’uscita degli studenti.

Per favorire la mixité funzionale, l’occupazione, la sopravvivenza e l’incremento nei diversi quartieri delle attività artigianali, commerciali, sociali e culturali di prossimità, il Comune di Parigi ha dato vita ad una apposita società semi-pubblica, la SEMAEST – Societé de la Ville de Paris au service du commerce de proximité et de l’artisanat.  Utilizzando una legge nazionale che conferisce agli enti locali il diritto di prelazione nelle compra-vendite immobiliari, Semaest ha acquisito nel corso degli anni un notevole patrimonio di locali da cedere in locazione con appositi bandi pubblici a prezzi calmierati. Tra immobili acquisiti in proprietà (oltre 430) e immobili convenzionati con proprietari privati (circa 230), Samaest gestisce attualmente più di 660 locali, per un totale di 68.000 mq, in cui lavorano più di 1750 persone. Un quarto circa dei locali ospita attività di artigianato artistico, un altro quarto attività di “commercio culturale” (librerie, case editrici, gallerie d’arte, spazi di produzione artistica…). Nella restante metà del patrimonio sono ospitati negozi alimentari, boutiques per il commercio etico e solidale, servizi alla persona, negozi di attrezzature elettroniche, caffè e ristoranti, servizi alle imprese. Si calcola che l’attività di Samaest abbia consentito di ridurre del 50% il commercio all’ingrosso di generi alimentari a favore del commercio di prossimità, anche grazie alla decisione di vietare il proliferare dei cosiddetti “Dark store” (magazzini e centri di distribuzione di generi alimentari da consegnare a domicilio con una flotta di scooter e biciclette).

Importanti esperienze, per iniziativa di alcune associazioni e cooperative parigine (Grands Voisins, Aurore, Plateau Urbain, Yes We Camp) sono inoltre state realizzate per l’utilizzo di spazi pubblici o privati temporaneamente vacanti promuovendo nuove attività lavorative, culturali e artistiche e consentendo l’accoglienza di persone in situazione precaria. Particolarmente significativa quella avviata nel 2015 nell’ex Ospedale di Saint-Vincent-de-Paul, chiuso dal 2012: un’area di 3,4 ettari con 19 edifici. Un’esperienza che ha coinvolto più di 5.000 volontari per l’organizzazione di quasi 300 eventi ogni anno. Negli stabili vivono e/o lavorano stabilmente circa 2.000 persone. Un progetto analogo, Le Village Reille, è stato avviato più di recente in un ex Convento di suore francescane, a due passi dal Parc Montsouris, mentre nel 2019 con il progetto Cinq Toits l’ex caserma Exelmans è stata trasformata in un centro di accoglienza per richiedenti asilo e in un incubatore di nuove piccole imprese.

Per sostenere queste iniziative e promuovere l’uso degli spazi dismessi con progetti innovativi temporanei (in attesa di progetti a lungo termine), il 24 giugno 2021 Emmanuel Grégoire, Vicesindaco di Parigi con delega all’Urbanistica, ha presentato la “Carta per l’occupazione temporanea e transitoria”, condivisa e sottoscritta da 45 partner pubblici e privati.

Per favorire la mixité e l’inclusione sociale nei principali interventi di recupero urbano le normative impongono che almeno una percentuale del 20% degli alloggi realizzati sia finalizzata all’edilizia sociale, mentre si stanno promuovendo i progetti di società immobiliari, quali la Ceetrus-Nhood, che propongono – considerata la crisi di molti ipermercati – nuove soluzioni funzionali e tipologiche in grado di integrare le attività commerciali con la vita dei quartieri coinvolgendo anche gli esercizi commerciali di prossimità, sperimentando soluzioni residenziali innovative (co-housing) e con l’offerta di spazi per il co-working, per le start-up e per gli “smart-worker” delle grandi aziende.

Un fattore essenziale per la costruzione della “Città dei 15 minuti” è la partecipazione dei cittadini. A questo fine Parigi ha approvato nel 2017 una apposita “Carta parigina della partecipazione” e successivamente una “Carta del Bilancio Partecipativo”. Ogni anno vengono pubblicati dal Comune appositi bandi per la presentazione di proposte e progetti da parte dei cittadini, selezionati mediante votazione pubblica e per la cui realizzazione è previsto uno stanziamento complessivo pari al 5% del bilancio comunale (circa 100 milioni di euro ogni anno).


Sergio Lironi,
presidente onorario Legambiente Padova