Il progetto di fattibilità per la riqualificazione della ex Caserma Prandina non va oltre il limiti del masterplan, rischiando di trasformarsi in un’occasione sprecata
E’ di questi giorni l’approvazione da parte della Giunta Comunale di un progetto di fattibilità tecnico economica, relativo alla riqualificazione del tratto delle mura di Padova compreso tra Porta Savonarola e Barriera San Prosdocimo, finalizzato alla partecipazione ad un bando di finanziamento regionale: spesa prevista 2.284.297 euro. Richiesta di finanziamento che fa seguito a quella del marzo scorso, rivolta allo stato, per il recupero di tre fabbricati del Parco Prandina per una spesa prevista di 7.200.0000 euro. Con finanziamenti di bilancio comunale si prevede inoltre di procedere da subito alla demolizione dei fabbricati interni al parco non tutelati da vincolo monumentale: spesa prevista 185.000 euro, mentre ad APS holding è stata delegata la progettazione, sempre all’interno del parco, di un parcheggio con almeno 250 posti auto. Ma qual è il progetto definitivo di parco e quale coerenza vi è tra i vari interventi previsti?
Nel 2023 l’Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune rese pubblico un master plan per il recupero e la riqualificazione delle aree dell’ex caserma Prandina, dei fabbricati esistenti e del tratto confinante delle Mura cinquecentesche. Un piano guida che proponeva alcune scelte di fondo e alcune linee guida per indire un concorso internazionale di progettazione, così come venne assicurato dall’assessore e così come era stato esplicitamente richiesto dal documento finale del processo partecipativo di Agenda 21 che aveva coinvolto un centinaio di associazioni culturali e di organizzazioni di categoria padovane (vedi deliberazione di Giunta n. 465 del 23.07.2019).
Il concorso, come sembrava ovvio, avrebbe dovuto interessare in forma integrata tutta l’area, tutte le componenti e gli aspetti essenziali del nuovo parco urbano: da quelli storico-monumentali a quelli ecologico-ambientali e paesaggistici, da quelli relativi alle funzioni e alle attività da promuovere al suo interno a quelli riguardanti l’accessibilità e le connessioni con il contesto urbano, per far sì che il parco possa acquisire una forte caratterizzazione identitaria con l’ambizione di divenire un significativo ed importante polo attrattivo per tutta la città. L’indizione di un concorso che potesse favorire la partecipazione di qualificati progettisti a scala non solo locale, consentendo ampi margini di libertà progettuale, coerenti con le strategie definite dal documento di Agenda 21, e tenendo presenti le diverse critiche, osservazioni e proposte integrative formulate da molte associazioni in relazione al masterplan predisposto dall’ufficio tecnico comunale.
Così purtroppo non è stato. Il masterplan, di una disarmante banalità dal punto di vista progettuale, è stato di fatto considerato quasi come un progetto definitivo, come una camicia di forza anche nel caso del mini concorso che ha prodotto la proposta di alcune “atmosfere di progetto” da parte di alcuni studi di progettazione esterni. Le accattivanti immagini fornite dai rendering in realtà non riescono a mascherare la povertà e l’insignificanza del disegno complessivo del parco, caratterizzato da una suddivisione degli spazi aperti secondo uno schema di rigida ortogonalità, con aree quasi esclusivamente destinate a prato attraversate da qualche filare di alberi, da alcuni percorsi pedonali e ciclabili e da qualche aiuola fiorita. Di fronte al fabbricato della “Cavallerizza”, che si immagina di destinare ad esposizioni ed eventi culturali, una piazzetta con qualche gioco d’acqua, pomposamente definita “nuova piazza urbana”, ignorando l’inquinamento e l’impatto visivo e sonoro generato dal traffico automobilistico che si prevede permanga in corso Milano, anche dopo la realizzazione della linea tranviaria Sir 2. Un impatto che viene del tutto ignorato anche nell’immagine (atmosfera di progetto) dei tre alberelli e dei tre o quattro tavolini da bar che dovrebbero riqualificare lo spazio antistante Porta Savonarola.
Nelle “atmosfere di progetto” è d’altra parte assente il parcheggio per oltre 250 posti auto che occuperà tutta l’area sud del parco, il cui progetto – di evidente pesante impatto ambientale – è stato stralciato ed affidato ad APS holding.
La programmata demolizione di tutti i fabbricati non tutelati dalla Soprintendenza priva inoltre il parco di servizi e potenziali attività, quali quelle suggerite dal documento di Agenda 21, che ne avrebbero consentito una effettiva attrattività e frequentazione nel corso di tutta la settimana e in tutte le ore del giorno, evitando il pericolo della marginalizzazione. Di fatto solo in una porzione del fabbricato centrale si prevede uno spazio per un bar e per attività di ristorazione.
Che conclusioni trarne? Considerati i tempi non immediati di realizzazione di larga parte delle opere, condizionati dall’ottenimento dei finanziamenti richiesti, si auspica – in fase di elaborazione del progetto definitivo – un ripensamento del progetto complessivo del parco, integrandone in una visione unitaria le diverse componenti, ma soprattutto riducendo le dimensioni del parcheggio, recuperando alcuni dei fabbricati che si vorrebbero demolire per la promozione di nuove attività culturali, sociali ed economiche, rompendo i rigidi schemi proposti dal masterplan e lasciando più spazio alla fantasia e alla creatività dei progettisti.
Sergio Lironi, Presidente Onorario Legambiente Padova