I lavori del sottopasso della stazione ferroviaria lato Arcella non sono semplicemente fermi, ma arretrano. E con loro arretra tutta via Jacopo Avanzo, strada che invece di unire la città, la divide.
Turisti e no restano sbigottiti quando scelgono l’uscita lato Arcella. Dopo aver percorso una ripida scalinata e un collegamento spesso pieno di immondizia si ritrovano improvvisamente su una strada altamente trafficata e degradata.
Mentre attendono il semaforo verde possono ammirare alla loro sinistra i lavori del cosiddetto cantiere infinito: il prolungamento del sottopasso ferroviario che sarebbe dovuto terminare a giugno 2015 (vedi qui) ma che per ora funge da raccoglitore di spazzatura. Oltre a questo si trovano alcuni edifici abbandonati – o quasi – come la caserma della polizia e il palazzetto liberty sulla rampa pedonale all’angolo tra via Avanzo e il cavalcavia Borgomagno.
Nel caso in cui proseguano la strada alla loro destra gli “avventurieri” devono districarsi tra marciapiedi dissestati, piccoli allagamenti e rifiuti di vario genere. Si trovano quindi a sperimentare problemi derivanti dall’inquinamento acustico poiché lo stridio dei freni dei treni è assordante e le barriere anti rumore, promesse a partire dal 2004 da FSI, sono ancora un’utopia; e problemi di inquinamento dell’aria poiché i treni diesel compiono i loro controlli di routine accesi e con il carburante in pressione.
La situazione non è ferma, ma arretra. Infatti da quando Ecopolis si è occupata l’ultima volta di Via Avanzo (vedi qui) l’unica novità è stato il continuo taglio dei tigli lungo la via, a fronte della piantumazione di alcuni peri cinesi (leggi qui). A pagare le conseguenze di tutto questo sono soprattutto i residenti della via costretti ad affrontare quotidianamente questi disagi che rendono la vita un vero inferno.
La via è l’emblema dell’incuria con cui le diverse amministrazioni passate hanno gestito Padova. Il distacco tra ciò di cui le persone che vivono la città hanno bisogno e chiedono e ciò che è pensato a tavolino per favorire gli interessi solo di alcuni è qui evidente.
Eppure chi vive Padova sa che c’è ancora speranza. Perché la via è uno dei cuori nevralgici della città e non possiamo permetterci che sia lasciata in questo stato di degrado. L’importanza della zona è stata ribadita anche da una delibera regionale che nel 2016 ha previsto di ristrutturare la cosiddetta “casa rossa” per utilizzarla come sede dell’Azienda Zero, il futuro centro amministrativo della sanità veneta.
Chi vive l’Arcella sa che questo quartiere dalle mille contraddizioni non si dà mai per vinto. Ci sono tante storie di lotta, come quelle di Paola, Grazia, Chiara, Enrico e molti altri che hanno fondato il comitato via Avanzo. E poi quelle di Rete Arcella Viva (la rete di comitati), del progetto ContArcella, animato da Xena, Limerick ed Angoli di Mondo, tutte realtà socio-culturali attive a poche isolati “dal buco”.
Chi vive via Avanzo sa che le richieste dei residenti sono sostenibili e semplici da realizzare: “una pista ciclabile ed un marciapiede ben tenuti per favorire l’arrivo in stazione, rallentatori di traffico, una barriera antirumore verde, una barriera verde naturale (i tigli funzionavano molto bene in tal senso), pattumiere differenziate, un sottopasso funzionante con una illuminazione adeguata all’interno, il ritorno di un bus circolare (rimosso dopo la fusione APS-BUS ITALIA), la rinascita delle attività commerciali“.
A queste Legambiente aggiunge che l’accesso posteriore alla Stazione deve essere ripensato complessivamente con attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale: siano collocate postazioni di bike sharing, vengano installate rastrelliere degne di questo nome e i negozi di alimentari, gestiti da stranieri, tornino ad essere aperti fino alle 21,30-22, abolendo il provvedimento di Bitonci sull’obbligo di chiusura anticipata oggi vigente.
Paola, Grazia, Chiara, Enrico credono che presto i cittadini sapranno scegliere una nuova amministrazione in grado di ascoltare e collaborare con loro. Anche noi ci crediamo. E voi?
Tommaso Trevisi, redazione Ecopolis
Sono anni che volevo scrivervi su questo problema, perchè abito in via Avanzo 33, esattamente davanti il “nuovo provvisorio” passaggio pedonale. Sono d’accordo su tutto tranne su una cosa rilevantissima: lavori fermi? NON PROPRIO….. Chiedetelo ai residenti che, estate o inverno, notte o giorno, non possono aprire le finestre, per via dei macchinari che continuano a funzionare più di una notte e i martelli pneumatici che cominciano alle 7 del mattino! Per via delle crepe sulle facciate dei condominii vecchi di 60 anni, all’interno delle pareti delle scale e degli appartamenti, sui pavimenti ormai dissestati, con porte e finestre che non combaciano più perfettamente con gli infissi! SEMBRA LA TELA DI PELELOPE, caso mai, perchè QUI NON C’E’ PACE da anni, credetemi! (E quindi, rileggendo, sono d’accordo pure su questo, caro Tommaso: i lavori non sono fermi, ma arretrano…!)
E poi mi chiedo: ma di che si era fatto Ivo Rossi “quel giorno”? (Ho cercato ripetutamente in internet sin dall’inizio il piano dei lavori, ma non l’ho mai trovato!
Non andava bene il sottopasso esistente? col suo bel tetto a portico di plexiglass sulle strisce pedonali che, visto da lontano, permetteva alle auto di rallentare? A che serve farne due, uno a destra e uno a sinistra, creando mille disagi e buttando via centinaia di migliaia di euro? Che cambia, alla fine? Le scale ci sono sempre, come se tra gli abitanti dell’Arcella non esistessero disabili in carrozzella, bambini in passeggino, anziani col bastone, studenti con grosse valigie, persone in bicicletta che vorrebbero raggiungere il centro tagliando per la stazione. Per non parlare del parcheggio-auto improvvisato sul “marciapiede” a lato della stazione, con gli ingorghi al semaforo pedonale e i claxon continui delle macchine bloccate in fila che non possono passare… Un delirio per tutti noi che abbiamo le finestre di fronte.
I danni, i disagi infiniti, i soldi pagati dai cittadini restano insensatamente impigliati in questa mitica “tela” che quotidianamente ben poco “viene creata” e molto “viene distrutta”, e soprattutto a mio parere non serve assolutamente a niente.
Attendo un vostro spassionato parere.
Brunella
Gentile Brunella
hai ragione, perchè non andava bene il vecchio, magari adeguandolo con ascensore per chi ha difficoltà motorie?
Perchè questo nuovo sottopasso rientra nel progetto di asse di scorrimento automobilistico, denominato Arco di Giano, cioè un collegamento passante che unirà Padova Est con Padova Ovest.
Fu pensato da ass. Pierluigi Mariani nel 1998 riprendendo il vecchio progetto anni 80 (detto con più onestà passante urbano dall’allora assessore Faleschini).
Si è proceduto per step e cantieri separati: il nuovo cavalcavia Camerini Rossi, la nuova via Annibale da Bassano lungo il sedime ferroviario verso ovest. A Est si è cotruito il nuovo ponte “verde” che collega il passante direttamente con la fiera, si è allargata sia via Avanzo (abbattendo circa 90 platani) e il grande rondò in via Grassi, si è costruito il grandissimo sfiocco in zona San Lazzaro all’uscita n.ro 18 della tangenziale ….
Manca ancora il tratto finale, il più costoso: il tratto di passante di circa 3-4 km fra San Lazzaro e rondò Grassi che dovrà anche scavalcare la ferrovia.
E il sottopasso ferroviario che c’entra in tutto questo, dirai tu?
Nell’idea folle di attrarre auto lungo questa direttrice est – ovest, tutto deve essere fluidificato al massimo; quindi i pedoni che entrano o escono dalla stazione lato Arcella sono un impiccio, che rallentano il traffico. Per cui teniamoli sotto terra e facciamoli spuntare dall’altro lato della strada.
Peccato che quel tratto di passante, cioè tutta la via Jacopo Avanzo, sia una strada di quartiere dove vige (vigerebbe) il imite dei 40 km/h.
Saluti Andrea
Allora, Andrea carissimo, se si tratta di un sottopassaggio che scende nelle viscere di via Avanzo, sta “tela di Penelope” durerà ben più di 10 anni….!!! Con la disperazione, i danni e i disagi oggettivi, e le spese ovviamente, di tutti gli abitanti. Finora io ho solo visto, ripeto, scale che salgono e scendono a destra e a sinistra del vecchio sottopasso chiuso da tempo immemore….
Maaaaaaa…. informare chiaramenre i residenti non vale, vero?
Brunella