Se la corruzione divora l’ambiente

cavaUn reato pulito. Senza vittime. Se pensiamo che la società non esista – la pensa(va)no così autorevoli politici -, ma solo individui in competizione, la corruzione non danneggia nessuno: si tratta di una semplice transazione per cui entrambi i contraenti ne traggono beneficio.

Se pensiamo alla società – e all’ambiente – come un sistema complesso di cui tutti siamo parte, scopriamo che la corruzione è un reato sporco – anzi, uno «sporco reato» che genera ingiustizia.

La corruzione risulta onnipresente quando si tratta di predare le risorse naturali e i beni comuni. La corruzione pilota le decisioni riguardo le risorse pubbliche verso la privatizzazione e il saccheggio: una delle prime vittime della corruzione è proprio l’ambiente.

Per questo l’Osservatorio “ambiente e legalità” di Venezia – progetto promosso da Legambiente e dall’assessorato all’ambiente del Comune di Venezia – ha concentrato le sue risorse di analisi, in modo quasi ossessivo, sul tema della corruzione. Sabato alle 14.30 presso la sala municipale di Marghera (QUI il programma e le informazioni dettagliate) l’Osservatorio promuove un convegno – con la partecipazione di magistrati, avvocati, urbanisti e giornalisti – dal titolo “La corruzione divora l’ambiente, come salvarsi?”

Molti saranno i temi trattati, come moltissime saranno le autorità dei vari settori invitate ad analizzare il fenomeno della corruzione nella nostra regione e avanzare proposte concrete per contrastarla: tanti sono infatti i campi ed i settori economici toccati dalla corruzione, fenomeno che anche nel Veneto ha conosciuto una diffusione esponenziale e capillare nel territorio.

Nel corso del convegno verranno messi sotto la lente d’ingrandimento diversi casi di corruzione – dall’urbanistica alle cave, dalle opere fluviali ai rifiuti – emersi nel Veneto e che finiscono per comporre un quadro inquietante dimostrando come l’ambiente sia la prima vittima del sistema corruttivo che alligna nella pubblica amministrazione e nella politica.

Una corruzione che ormai si è fatta fenomeno politico-amministrativo di tipo «sistemico» (così il discorso di apertura dell’anno giudiziario 2013 del procuratore generale presso la Corte dei Conti), che ha tra le sue fondamentali «aree di rischio» quelle del governo del territorio e degli appalti delle opere pubbliche.

L’Osservatorio già si era occupato della questione: il “quaderno/4” (che puoi trovare QUI) propone una rassegna di casi che ci dice che spesso, in Veneto, la corruzione – dispositivo usato per allentare la sorveglianza delle istituzioni – si eleva a sistema coinvolgendo diversi livelli. Le recenti inchieste della magistratura sembrano delineare proprio questo scenario. Un sistema dove un ruolo – mettere ordine e sorvegliare il «corretto» funzionamento del malaffare – può esercitarlo anche il crimine organizzato.
La lotta alla corruzione può contare, da pochi mesi, su uno strumento in più: una nuova legge che nelle pagine del quaderno/4 viene analizzata e autorevolmente commentata, che prevede strumenti preventivi e penali. Possiamo a questo proposito parlare di «modello Veneto», e non per celebrare un’economia e una classe imprenditoriale, che pur ha saputo, spesso, dare buona prova di sé, ma per indicare un sistema burocratico e decisionale particolarmente opaco.

Nel corso del convegnoverranno avanzate delle proposte concrete – riguardanti in particolare l’amministrazione regionale – per il contrasto della corruzione che saranno portate all’attenzione dei decisori politici.

Ma se la corruzione – più o meno coscientemente – continua ad essere vista come un reato «pulito» non si farà molta strada.

Gianni Belloni, Osservatorio Ambiente e Legalità di Venezia