Alla fine del corso Vittorio Emanuele II, accanto alla settecentesca Chiesa di Santa Croce, sorge un antico edificio affrescato che risale al 1400.
È conosciuto come “Sala del Redentore” ed è oggi una sala Parrocchiale, ma in origine era la sede dell’antica Confraternita del Corpo di Cristo di Santa Croce, costituita il 3 marzo (o maggio?) 1494 per iniziativa del Vescovo Pietro Barozzi, alla guida della chiesa Patavina dal 1487 al 1507.
La confraternita, gruppo di fedeli laici associati per finalità religiose e assistenziali, fu istituita per promuovere e difendere il culto dell’Eucaristia e aveva in custodia anche una reliquia della Croce di Cristo proveniente da Gerusalemme.
Durante la visita all’oratorio è possibile consultarne lo statuto, che è stato rintracciato e appositamente riprodotto. L’aula detta “Sala del Redentore” fungeva da Sala Capitolare ed era dotata di altari per le funzioni religiose.
L’interessante ciclo di affreschi, conservato all’interno dell’edificio, è dedicato al racconto della Passione di Cristo ed è databile agli anni Trenta del ‘500.
Di questo ciclo non si hanno notizie certe di archivio: è attribuito a Girolamo Tessari detto dal Santo, a Domenico Campagnola e a Stefano dall’Arzere, artisti che ritroviamo a lavorare insieme anche in altri siti padovani, come la Scoletta del Carmine e l’oratorio di San Rocco, nell’arco del ‘500.
Lungo le pareti le scene del racconto evangelico si susseguono separate da finte colonne su alto plinto, ciascuna con capitello decorato con una testina di angioletto.
I volti di questi puttini sono uno diverso dall’altro, quasi una firma di Girolamo Dal Santo, specialista in questo tipo di rappresentazione, riscontrabile anche in altre sue opere. Completamente perdute invece le tre scene coeve del ciclo della Resurrezione affrescate nella parete nord dell’edificio di cui sono leggibili solo le finte colonne che le separavano.
Oltre alle scene dell’iconografia della Passione scelte da Girolamo dal Santo per questo luogo, qui troviamo raffigurata anche la scena del Sacrificio di Isacco (prefigurazione del sacrificio di Cristo), i Santi Patroni della Città di Padova (Giustina, Prosdocimo, Antonio e Daniele) e le effigi di quattro profeti: Geremia, Zaccaria, Giona e Davide, i profeti legati alla costruzione del Tempio, alla sua distruzione e ricostruzione.
Evidente il nesso con il ciclo della Passione: nella Via Crucis è Gesù il Tempio che viene distrutto e poi ricostruito in tre giorni, il Tempio definitivo di salvezza.
Il racconto della Passione che si snoda lungo le pareti della sala bene si addice all’area, che, sin dal XII secolo, ospitava un lebbrosario per “Malsani” o “Martiri di Cristo”, i malati, coloro che, secondo il pensiero medievale, vivevano sul proprio corpo tutte le sofferenze patite da Cristo lungo la via verso il Calvario.
In seguito il lebbrosario fu trasformato in un ospedale dedicato alla cura e al soccorso dei poveri e dei malati (hospitale Sancte Crucis).
Oggi* la Sala del Redentore, restituita alla suo splendore originario grazie all’intervento di restauro del 1993-1995, è aperta dai volontari del gruppo “Chiese e oratori aperti” martedì dalle 16.00 alle 18.00, giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 12.00, nei mesi di aprile, maggio, giugno, settembre e ottobre. La suggestiva sala, di proprietà della parrocchia, ospita spesso concerti e convegni.
Patrizia Bettella,
volontaria di “Chiese e oratori aperti”
*Risale invece a oltre vent’anni fa il primo tentativo, portato avanti dall’allora neonato gruppo Salvalarte, di valorizzazione della sala attraverso un’apertura continuata, al tempo di una mezza giornata ogni settimana. L’esperimento durò un anno, grazie alla disponibilità del parroco di allora don Bruno, ma a causa dell’afflusso sempre minore di persone nel monumento si decise di concentrarsi allora sui monumenti più visitati.