Economico da produrre e con una forte componente divulgativa e informativa: nonostante queste prerogative, il documentario made in Italy è ancora una risorsa poco compresa da distributori e produttori, che spesso non sanno come proporli nelle sale.
Tuttavia, oggi sono sempre più diffusi i festival locali che promuovono documentari indipendenti, alcuni dei quali legati a tematiche sociali specifiche come l’ecolologia e la protezione dell’ambiente. È il caso, ad esempio, del Moffe – Monnezza Film Festival, l’evento dedicato ai documentari ambientalisti e giunto quest’anno alla sua decima edizione.
Il festival nasce dall’Associazione Arianova di Pederobba, fondata a sua volta nel 2007 come iniziativa popolare contro il cementificio della Cementirossi SPA. Nel tentativo di sensibilizzare la popolazione su temi legati all’inquinamento industriale e alla distruzione dell’ambiente, i membri dell’associazione decidono di proporre un festival del documentario che parli proprio di altre emergenze rifiuti italiane.
Nove anni dopo, il festival è diventato uno degli eventi di riferimento nel panorama estivo della provincia di Treviso, con un valore culturale che non si esaurisce alla rassegna e alle proiezioni, ma che propone un percorso di conoscenza del proprio territorio.
“Non si tratta del classico cineforum dietro l’oratorio” spiegano Elisabetta e Claudio, due degli organizzatori dell’evento. “Noi scegliamo per le proiezioni luoghi che in genere sono chiusi durante l’anno, ma anche zone della pedemontana nascosti o difficili da raggiungere”.
In quest’ottica, anche il semplice itinerario verso il luogo della proiezione si trasforma in un viaggio di scoperta della propria provincia, come anche di riutilizzo di strutture abbandonate, che vengono in questo modo momentaneamente “recuperate” per l’occasione come spazi a disposizione della collettività.
Inoltre, alle proiezioni si aggiungono anche rappresentazioni teatrali, reading pubblici e presentazioni di libri con gli autori – tutto rigorosamente nel tema del festival. Nonostante l’impianto possa sembrare complesso – tra proiezioni in luoghi impervi e tematiche articolate – il festival si è costruito in questi anni un pubblico affezionato. Inoltre, l’offerta stessa delle opere è aumentata molto in questi anni.
“Ci sono molti giovani che propongono documentari con queste tematiche, e il pubblico finora si è lasciato coinvolgere, senza farsi spaventare dalle tematiche difficili o dai luoghi impervi. Abbiamo organizzato serate dove all’appuntamento si poteva arrivare solo a piedi, eppure sono venute poco meno di un centinaio di persone. Ottimi numeri, considerando che siamo all’estremo nord della provincia di Treviso”.
Il primo appuntamento di quest’anno, il 9 giugno, vedrà la proiezione del documentario Il Presidio, realizzato da Davide Mella sulla vicenda del circolo Wigwam della zona industriale di Padova. Il documentario racconta in una serie di interviste e filmati d’epoca la storia degli espropri fatti per consentire l’espansione della ZIP tra gli anni ’50 – ’80 e sarà preceduto da un cortometraggio di Dimitri Feltrin, sempre dedicato al tema del consumo di suolo: Asfalto#01 – Pensare metà (2017).
Massimiliano Saltori, redazione ecopolis