In Veneto respiriamo “Mal’aria” in tutte le città capoluogo, tranne Belluno, a inizio settembre si è già superato il limite dei 35 giorni.
Un’edizione speciale di Malaria 2021, uno strumento necessario per denunciare la difficile situazione dell’inquinamento atmosferico specialmente in Pianura Padana e ricordare quali sono i costi dell’immobilismo. Sono tre le procedure di infrazione comminate dalla Commissione Europea per l’inquinamento atmosferico e la prima, per cui siamo stati condannati, ci costerà tra 1,5 e 2,3 miliardi di euro.
Intanto nel 2021 sono già 11 le città italiane fuorilegge per polveri sottili. La maglia nera nazionale spetta a Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti, seguite da Vicenza con 40, e a ruota le altre venete: Treviso con 38 e Rovigo sfiorano il limite di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, registrando 35 giorni di sforamento al 6 settembre 2021.
Padova intanto ha raggiunto la soglia dei 35 giorni alla Mandria ma a Granze sono 42 e all’Arcella 41.
L’adozione di misure antismog già da questo settembre ’21 potrebbe essere l’unico modo per evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre, la riduzione costante e progressiva degli inquinanti dovrà portare al loro dimezzamento (-55%) entro il prossimo decennio, in accordo con il Piano d’azione europeo “Verso l’inquinamento zero”.
L’Italia è davanti a un bivio: pagare una multa miliardaria per inadempienza alla Commissione Europea, stimata da 1.5 a 2.3 miliardi di euro, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Il nostro Paese ha infatti all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione, in territori dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Eppure, l’Italia resta ferma, in un immobilismo che potrebbe costarci molto caro. È quanto emerge dal dossier “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo” di Legambiente, nel quale l’associazione segnala i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni italiane.
Nel dossier, Legambiente analizza le misure strutturali e straordinarie dichiarate, promesse e messe in atto dal Governo e dalle Regioni della Pianura Padana. Nella poco dignitosa gara a chi fa di meno, insieme al Governo nazionale, trionfa la Regione Lombardia, entrambi con solo il 15% delle azioni completate. Segue la Regione Piemonte (con solo il 25% delle promesse mantenute). Si difendono con neanche il 40% dei compiti espletati il Veneto e l’Emilia-Romagna.
“Il blocco stagionale delle auto più inquinanti, i diesel euro4, era previsto il 1° ottobre 2020 e prorogato con la scusa del Covid19”, dichiara Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile Legambiente. “Al momento Lombardia, Piemonte e Veneto sembrano intenzionate a bloccarli. Per di più, siamo l’unico Paese dell’arco alpino che non limita la velocità sulle strade e le autostrade per inquinamento, ma Stato e Regioni sono tempestivi a distribuire incentivi per le stufe a legna inquinanti o per le auto a combustibili fossili, che inevitabilmente peggiorano la qualità dell’aria delle nostre città”.
Le proposte. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sul tasso di inquinamento sono la mobilità e il riscaldamento domestico, ma in alcune città l’inquinamento industriale o l’agricoltura hanno una notevole incidenza. Per accelerare la transizione ecologica e avviare l’Italia “verso l’inquinamento zero”, per l’associazione sarà fondamentale realizzare insieme sia provvedimenti urgenti che riforme e opere strutturali. In particolare, tra i provvedimenti urgenti proposti emergono le seguenti proposte:
– sul tema della mobilità, va limitata la circolazione dei veicoli più inquinanti, i bonus e gli incentivi rottamazione all’acquisto di auto a combustione e introdotti limiti di velocità per inquinamento su strade e autostrade.
– In campo agricolo, l’associazione chiede il divieto di spandimento liquami in campo senza copertura immediata.
– Per quanto riguarda il riscaldamento, è necessario lo stop progressivo all’uso del gasolio entro settembre 2022 nelle città inquinate, lo stop immediato a incentivi fiscali o conto termico e il divieto installazione di stufe a legna o biomasse sotto le 5 stelle. Inoltre, l’associazione sostiene e promuove l’uso delle tecnologie innovative, a partire dalle pompe di calore.
Ma qual è il livello di consapevolezza degli italiani sulle condanne del nostro Paese per inadempienza alle misure antismog richieste dalla Commissione Europea? A rispondere è l’ultimo sondaggio IPSOS – Legambiente, ed elaborato da IPSOS PA nell’ambito della campagna Clean Cities, che ha intervistato circa 1.000 italiani dai 18 ai 75 anni dal 31 agosto al 2 settembre 2021. Di questi, solo il 27,5% sa che l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per eccessivo inquinamento, e una grande maggioranza – il 77% – pensa che la sanzione sia stata meritata. Ancora più severo lo sguardo dei giovani: l’85,8% della popolazione intervistata con età compresa tra i 18 e 30 anni è convinto che la condanna sia stata meritata perché “si sarebbe potuto fare di più”.
A giudicare dal sondaggio, inoltre, gli italiani sembrano avere le idee chiare sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto ridurre i veleni che respiriamo e non lo ha fatto a sufficienza: il Governo nazionale è considerato il maggiore responsabile dall’80% degli italiani intervistati, i presidenti di regione dal 70%, il 21,5% chiama in causa soprattutto i sindaci e ben il 29% pensa che l’inquinamento sia conseguenza dei nostri comportamenti; una consapevolezza, quest’ultima, più radicata tra i giovani. Idee chiare anche sulle cause principali dell’inquinamento in città: il 63% degli italiani pensa che il traffico sia responsabile di “quasi metà dell’inquinamento” e che nelle nostre città circolino un numero eccessivo di automobili. Se c’è accordo sulla causa, ci si divide sulle terapie. Quasi unanime la richiesta di incrementare il trasporto pubblico elettrico (il 68% la considera la misura più urgente), seguita da quella di aumento delle superfici verdi e alberate (50% delle priorità). L’estensione dei percorsi pedonali (20%) e la realizzazione di spazi per il parcheggio di bici e monopattini, è richiesta soprattutto dai 30-40enni.
Redazione Ecopolis