Rendere i lavori del futuro accessibili a tutti

Un nuovo documento redatto da EEB sostiene che l’approccio al lavoro dell’EU all’interno della transizione giusta e dell’EDG è limitante.

 

Per raggiungere i risultati dell’EDG e dell’ EPSR, l’Europa ha bisogno di trasformare in profondità la propria economia. Secondo il documento dell’EEB, un diverso approccio al lavoro potrebbe essere l’elemento trasformativo necessario, cambiando la percezione che abbiamo del lavoro e quali tipi di lavoro la società valorizza.

Il nostro sistema economico si basa su una crescita senza fine: i mercati richiedono una produzione sempre maggiore per mantenere le persone occupate, e il lavoro viene intrecciato in questa mania di crescita senza senso. Eppure, gli stipendi reali in Europa continuano a scendere, mentre le condizioni di lavoro sono peggiorate. Nel frattempo, l’UE continua a vivere come se ci fossero 2.8 pianeti e consuma il 25% delle risorse del pianeta.
L’European Green Deal si propone di trasformare l’Europa in una società più giusta e prospera senza lasciare indietro nessuno, concentrandosi sui settori della mobilità, dell’energia, dell’edilizia, dell’agricoltura e della finanza. Tuttavia, se da una parte tutte le iniziative per sostenere questi settori sono necessarie, manca alla base una visione olistica per una transizione sostenibile e inclusiva.

Sostenere determinati settori tuttavia lascia da parte molte persone, come chi lavora in servizi a basse emissioni come quelli della cura alla persona, della salute e in generale di tutti quei servizi pubblici che sono il requisito per una società coesa e in salute. Applicare il concetto di transizione giusta solo a certe regioni, certi settori o gruppi sociali non integra questioni sociali ben più ampie e di giustizia climatica, come la distribuzioni dei benefici e degli oneri o l’inclusione sociale. Ad esempio, le donne infatti hanno una bassa presenza nel settore dei trasporti, dell’edilizia e dell’energia, e sono sottorappresentate nei progetti di energia rinnovabile, limitando la loro partecipazione attiva e il loro coinvolgimento nella transizione energetica.
Per questo motivo, l’interpretazione del lavoro nell’European Green Deal dovrebbe espandersi a:
1) permettere la creazione di lavori decenti e significativi,
2) rendere i lavori di oggi adatti a domani
3) riconoscere al meglio tutti i lavori che contribuiscono l benessere della nostra società e della natura.

In particolare, potrebbe essere due gli strumenti particolarmente utili per rendere i lavori di domani adatti a tutti: riduzione del tempo di lavoro (RTL) e gli schemi di lavoro garantito (LG).
La RTL è una riduzione collettivamente stabilita del tempo speso a lavoro e può prendere varie forme, come settimane lavorative più corte, più ferie pagate o pensionamento anticipato. Al di là del risparmio di tempo percepito dal lavoratore, e dei risparmi energetici cui un uso ridotto dell’ufficio porta, la RTL dentro l’EDG e la transizione giusta avrebbe un impatto ben più ampio, reinserendo il lavoro dentro gli obiettivi sociali e al tempo stesso dando alle persone più tempo per preoccuparsi di quello che succede al di là del loro cortile.

LG invece sarebbe un modo per proteggere il diritto al lavoro stabilito nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Garantendo opportunità di occupazione volontaria all’interno dei settori verdi e del benessere a chiunque non riesca a trovare lavoro, gli schemi di lavoro garantito potrebbero rispondere alla crisi socio-ecologica aumentando i lavori nei settori verdi e del benessere contribuendo a una piena occupazione. Questo senza creare lavori inutili, minacciare gli stipendi del settore pubblico o costando troppo da una parte, facilitando l’accesso a lavori dignitosi, aiutando la stabilità di prezzi e delle occupazioni nel mondo del lavoro dall’altra.

In breve, se vogliamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi dell’European Green Deal, è importante che ci focalizziamo su cosa possano essere dei lavori ‘sostenibili’ e dove vogliamo ci porti la transizione giusta. C’è bisogno di mettere in luce le relazioni di potere ormai consolidate, le ingiustizie e le dipendenze mentre al tempo stesso si decentra il ruolo del PIL.
Chi dovrebbe essere sostenuto sono le categorie sociali spesso lasciate indietro, i giovani, lavoratori anziani, lavoratori migranti e con disabilità.
Infine, una transizione giusta dovrebbe spostare la nostra economia estrattiva verso una rigenerativa e inclusiva incentrata intorno alla cura.

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Tiberio Moneta, Redazione Ecopolis