Sulla vicenda dei Pfas (ne abbiamo parlato qui), alla fine di maggio è stato finalmente nominato, grazie anche alla richiesta di Legambiente Veneto, il commissario per l’emergenza nella figura di Nicola Dell’Acqua, direttore generale dell’ARPAV, dopo che a marzo il Consiglio dei ministri aveva decretato lo stato d’emergenza.
A fare il punto è stato il convegno aperto alla cittadinanza che si è svolto venerdì scorso a Pressana (VR) (qui trovate lo streaming): una località scelta dagli organizzatori – Legambiente Veneto e dal Coordinamento Acque Libere da Pfas – proprio perché è uno dei paesi maggiormente esposti all’inquinamento delle acque potabili.
Tra gli interventi principali quello del neo-commissario Dell’Acqua: «Il mio compito – ha esordito – sarà trovare acqua pulita da fonti alternative a quelle della centrale di Almisano che oggi utilizziamo solo grazie a filtri a carboni attivi». L’invio del Piano del Commissario al Governo è previsto già nel giro di una settimana; le nuovi fonti sono già state individuate e sono posizionate nell’est veronese, nell’alto vicentino e nel Brenta; serviranno però almeno due anni per completare il progetto dei nuovi acquedotti, per cui sono stati stanziati 60 milioni di euro.
Insieme al Direttore del reparto d’igiene acque interne dell’Istituto Superiore di Sanità, il neo-commissario ha poi messo l’accento sulla necessità della prevenzione: per fare in modo che l’acqua dei nuovi acquedotti non possa essere contaminata di nuovo, «è necessario che l’acqua dei pozzi sia tutelata a monte grazie a dei piani di sicurezza»: le zone di prelievo dell’acqua dovranno cioè essere sottoposte a vincoli ambientali del Consiglio regionale, evitando in questo che siano contaminate da industrie e da forme di agricoltura intensiva; un’idea sulla quale, afferma Dell’Acqua, Luca Zaia si è già espresso a favore.
Il convegno ha fatto anche il punto sui rischi per la salute dovuti all’utilizzo nella “zona rossa” dell’acqua filtrata. Il neo-commissario è stato più che chiaro: «L’acqua della zona rossa oggi è la più sicura d’Europa: è doppiamente filtrata e monitorata dall’ARPAV ogni due settimane con i limiti più restrittivi del mondo». E il direttore generale di Acque Veronesi, Francesco Berton, ha sostenuto che grazie ai filtri a carboni attivi oggi il livello dei contaminanti è del tutto sotto ai limiti.
All’incontro è intervenuto anche Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente Onlus: «Per Legambiente questa emergenza è una questione nazionale», ha dichiarato, «centrale rimane per noi il tema della bonifica: è necessario rimuovere non solo la fonte dell’inquinamento, ma anche decontaminare al più presto la falda e il Fratta Gorzone, insieme a tutto l’ambiente acquatico» «Ma è importante ricordare anche la questione sulla possibile contaminazione dei prodotti agricoli, causata dall’uso dell’acqua del Fratta Gorzone in agricoltura: su questo serviranno approfondimenti per capire se è necessario ottenere l’acqua dal canale irriguo LEB».
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, così ha riassunto nel suo intervento: «La situazione è ancora critica: la contaminazione delle matrici ambientali acqua e suolo non è ancora stata risolta» «si sconta una mancanza di controlli e una scarsa attenzione legislativa rispetto all’inefficace sistema di scarico del comparto industriale, che ci porta a porre seri interrogativi sulla salubrità delle produzioni agroalimentari del territorio coinvolto.» «L’obiettivo di Legambiente Veneto è e rimane avere acque libere dai Pfas, di fronte a cui i limiti introdotti dalla Regione si sono rilevati del tutto inutili, corrispondendo ai valori ottenuti dalla filtrazione, tuttora costosa e provvisoria, nel 2013», ha concluso.
Legambiente Veneto monitorerà dunque il lavoro del commissario sui nuovi allacciamenti e sulla bonifica: centrale sarà, secondo Luigi Lazzaro, il confronto con le organizzazioni della attività agricole e non sul loro ruolo di responsabilità in materia di controllo e prevenzione delle acque potabili.
Luca Cirese, redazione ecopolis