Perché l’8 marzo

Una giornata non è abbastanza per sostenere le donne che, in Italia e negli altri paesi del mondo, ogni giorno resistono e si riappropriano dei loro spazi e corpi.

 

Sono passati cinque mesi dalla morte di Mahsa Amini in un ospedale di Teheran, in circostanze sospette. Una vittima, come tante, dell’intolleranza e della brutalità del regime iraniano, che ha fatto della repressione e segregazione delle donne un proprio tratto identitario, che ha rappresentato la scintilla per spingere una nuova generazione di ragazze e ragazzi a scendere in piazza, come un’onda travolgente, contro le autorità.
Passati cinque mesi, come raccontato da The Markaz Review e in Italia da Internazionale, c’è stato un grande cambiamento nella capitale dell’Iran: per la prima volta nella storia della Repubblica Islamica, è possibile trovare donne per strada a capo scoperto e con una grande varietà di acconciature e capelli, il regime sta adottando una tattica di “non risposta” per evitare altre manifestazioni contro il regime.
Nonostante la situazione sia più tranquilla nelle strade di Teheran, ragazze e ragazzi della generazione Z sono ancora attivi su Internet, sui social e nelle scuole per esprimere dissenso contro le politiche oscurantiste del regime.
Un dissenso che può facilmente esplodere nuovamente in rivolta. Un nuovo orizzonte politico di diritti e lotte che anima una generazione che quei diritti non li ha mai visti.
Questa rivoluzione, che ha già segnato profondamente la politica internazionale di questi e dei prossimi anni, dimostra non solo come oggi le lotte contro le oppressioni e per i diritti siano interconnesse, ma soprattutto come la lotta transfemminista e LGBTQIA+ sia oggi una minaccia per il potere e in grado di far tremare governi.

Anche in Europa, e in particolar modo nel nostro paese, la lotta per superare le tantissime disparità di genere che permeano la nostra società, basata su un’impostazione patriarcale e una precisa volontà politica di relegare le donne ai margini, è ancora lunga.
Secondo l’Istituto Europeo per la Parità di Genere, ci sono più dati su cui riflettere per l’Italia: il dato sulla parità di genere nel campo della conoscenza (accesso all’istruzione, la partecipazione ai livelli più alti di formazione), che ha ricevuto un punteggio di 59,5/100; il dato sulla parità di genere nei processi decisionali e nelle posizioni di potere (un punteggio di 56,9/100); infine, il dato che riguarda il campo del tempo, la disuguaglianza nel tempo dedicato alla cura e all’educazione di figli e nipoti, così come alla cucina e alla casa – e quindi il tempo rubato alle donne per attività personali (59,3/100). 

È giusto scendere in piazza l’8 marzo soprattutto per quei diritti messi ancora in discussione dalla politica, primo fra tutti il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.
Un diritto sancito nel nostro paese dalla (oggi non più sufficiente) Legge 194 del 1978, ma che ancora oggi – anche a causa dei limiti della legge – non ha trovato una concreta e diffusa applicazione: secondo l’indagine Mai Dati dell’Associazione Luca Coscioni: “Sono 11 le regioni in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettori: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Le Regioni più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia, con più dell’80% di mancata risposta all’accesso civico generalizzato.”
72 ospedali hanno tra l’80% e il 100% di obiettori di coscienza.
22 ospedali e 4 consultori hanno il 100% di obiezione tra medici ginecologi, anestetisti, personale infermieristico e OSS.
18 ospedali con il 100% di ginecologi obiettori.

Profonda preoccupazione e rabbia, infine, desta il dato sui femminicidi: nel 2021, il nostro paese ha visto 104 femminicidi, dei quali 70 commessi da un partner o ex-partner. Numeri enormi se teniamo conto che il numero non varia di anno in anno: 112 nel 2020, 111 nel 2019, 133 nel 2018. In un contesto internazionale dove i femminicidi, ogni anno, sono migliaia.

Tra le tante iniziative che si sono svolte nella giornata di ieri, ricordiamo lo sciopero transfemminista e il corteo di Non Una di Meno Padova.
Venerdì 10 marzo, invece, nell’ambito del progetto Festa Intrecci tutto, l’anno finanziato dal bando Città delle Idee l’ASD Quadrato Meticcio, Associazione Mimosa, il Centro Veneto Progetti Donna – Auser e RelAzioni positive organizzano un pomeriggio di gioco e approfondimento dedicato allo sport, il corpo, la diversità culturale presente nel quartiere Palestro, dal titolo:  nessunə è perfettə! Bellezza, sport, genere e stereotipi
Appuntamento alle 16:00 in Piazza Caduti della Resistenza!
Maggiori informazioni nell’evento Facebook

Andrea Maiorca, Redazione Ecopolis