E’ stato presentato il 18 dicembre a Padova il dossier “Pendolaria 2012”. I volontari di Legambiente per l’occasione hanno manifestato travestiti da personaggi dei Flintstones, e facendosi portatori dello slogan “fateci uscire dalla preistoria”.
Una scelta non casuale visto che dai dati sugli investimenti regionali emerge chiaramente come il Veneto si caratterizzi per un’arretratezza strutturale e per la mancanza di risorse destinate al trasporto pubblico, in particolare quello su ferro, per il quale vengono destinati solo 6,18 euro ad abitante.
E’ quindi sempre più nero l’umore dei pendolari a fronte dei continui disservizi e della mancanza di qualità del trasporto ferroviario, cui si sommano i tagli e la scarsa erogazione di fondi per il futuro.
Nonostante tutto, sotto la spinta della crisi e del caro benzina, è in crescita il numero di cittadini che si orientano verso la mobilità pubblica. Almeno 152 mila persone nella nostra regione ogni mattina prendono il treno per andare a lavorare o a studiare, un dato che continua a gonfiarsi e che ha visto un aumento degli spostamenti del 76% dal 1981 al 2001, e del 13% negli ultimi 5 anni.
Le politiche dei trasporti non sembrano però preoccuparsi dei dati sui passeggeri e continuano ad erogare fondi a favore del ruolo della strada su quello del trasporto su ferro. I tagli al servizio e l’aumento del costo dei biglietti diventano così conseguenze inevitabili, a scapito della qualità.
In un territorio ad alto rischio idrogeologico le amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione hanno preferito investire a favore del trasporto privato su gomma, come conferma la spesa regionale degli ultimi 10 anni, contribuendo così anche all’impermeabilizzazione del suolo, con gravi effetti sull’equilibrio di ampie aree.
In altre regioni come Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, si continua a mantenere un certo livello e continuità degli stanziamenti per la ferrovia, incrementandoli quando possibile. Le risorse destinate ai nostri pendolari invece non solo sono tra le più esigue d’Italia, ma non vengono nemmeno compensate da un adeguato finanziamento regionale, che si ferma a neanche un quarto di quello deliberato dalla vicina Emilia Romagna.
Il Veneto si dimostra così caratterizzato da grandi flussi mal supportati da una disponibilità di corse inadeguata ad assorbire la massa di persone che si reca sul proprio luogo di lavoro ogni giorno. Fa rimpiangere anche il fatto che si disporrebbe di una rete ferroviaria molto fitta, che potrebbe essere ben sfruttata in chiave metropolitana.
La sfida per il futuro consiste nell’individuare nuove risorse per migliorare il servizio e nel promuovere l’innovazione del settore garantendo i diritti dei cittadini nell’ambito del processo di liberalizzazione.
Le necessità dei pendolari tra l’altro sono chiare: un maggior numero di treni sulle linee principali, più nuovi e più veloci. Un processo per il miglioramento del servizio in cui la partecipazione dev’essere parte integrante del sistema, come dimostrano le migliori esperienze europee.
La Regione deve infine assolutamente integrare gli stanziamenti destinati al trasporto pubblico, a partire da quell’SMFR che a dodici anni dalla posa della “prima pietra” ancora non è stato inserito nell’orario ferroviario regionale.
Rocco Righetti