La denuncia di Legambiente sul nuovo progetto che prevede la costruzione di 140 nuove abitazioni in zona Iris e le risposte dell’assessore all’urbanistica Dalla Vecchia e dei candidati sindaco Francesco Fiore e Alessandro Zan (clicca qui) hanno dato impulso al confronto che c’è tra i concorrenti alle primarie del centro sinistra ed riacceso i riflettori sull’annosa vicenda dell’aggressione edilizia, che minaccia quel poco che rimane del cuneo verde che dal canale di S. Gregorio raggiunge il Parco Iris.
Alle voci dei candidati di Padova 2020 e di Sel, entrambe contrarie alla nuova lottizzazione, manca quella del sindaco reggente Ivo Rossi, la cui posizione però viene riportata dall’assessore Dalla Vecchia, secondo cui le abitazioni dovrebbero essere concentrate più a nord, ma sempre all’interno della stessa area verde. Nessuna retrocessione quindi da parte del Comune sulla perequazione e la conseguente colata di cemento in un’area verde tanto strategica per la rete ecologica, quanto fragile sul fronte degli allagamenti, nonostante il primo impegno comunicato dal Sindaco reggente Rossi nella sua campagna per le primarie reciti: “nessuna nuova espansione che preveda consumo di suolo”.
Ma può il Comune retrocedere dalle scelte del PRG ed annullare la potenzialità edificatoria dell’area?
Sì, ovviamente con delle motivazioni rigorose, che giustifichino il venir meno delle precedenti scelte di pianificazione, in ragione del conseguimento di un sopravvenuto interesse pubblico legato ad una diversa destinazione dell’area. Altri comuni italiani, come ad esempio Udine e Desio, lo hanno già fatto.
Il Comune di Padova avrebbe potuto farlo quando ha predisposto il PAT (Piano di Assetto del Territorio) che rappresenta il piano strategico dell’organizzazione del territorio. Invece nel PAT, adottato nel 2009, tutte le aree di perequazione sono state confermate e giudicate non in contrasto con il nuovo piano strategico, che ha addirittura aggiunto a quanto già previsto dal PRG (vedi la mappa del PGR) altri 2 milioni di metri cubi potenzialmente edificabili.
Che fare allora? Due sono le strade percorribili. La prima è quella di riprendere in mano il PAT, che è ancora in attesa di approvazione, e modificarlo sostanzialmente, riconoscendo l’errore di un eccessivo sovradimensionamento (clicca qui per leggere il recente comunicato stampa di Legambiente) e rivedendo al ribasso la futura capacità insediativa, anche attraverso la soppressione delle zone di perequazione nelle quali, come per il caso Iris, anche una modesta edificazione è da evitare.
La seconda strada è quella di far edificare la volumetria, indotta dal sistema perequativo, in un’area diversa, individuata dal Comune. Questo può essere fatto attraverso la cosiddetta perequazione ad arcipelago, nella quale tutta la volumetria può essere trasferita in un’unica area, lasciando libere le altre, oppure attraverso l’istituto della compensazione urbanistica (o permuta) in cui i proprietari delle aree di perequazione potranno recuperare la capacità edificatoria a cui hanno diritto in un’altra area, anche di proprietà pubblica, previa cessione al Comune dell’area da destinare ad uso pubblico.
Il problema è che il Comune non si è ancora dotato di regolamenti di applicazione di questi istituti, che lo mettano in grado di gestire in prima persona -e non di delegare ai privati- i processi di trasferimento nel territorio della capacità edificatoria prevista dal piano regolatore. Eppure sono passati più di 10 anni da quando è stato sollevato il problema della salvaguardia dei cunei verdi. La stessa Regione nel suo Parere sulla valutazione della compatibilità idraulica del Pati, del 2009, ha suggerito di applicare gli strumenti di cui sopra, in particolare per le zone a rischio idraulico. Il Comune rimedi a questa lacuna e si doti di un efficace strumento che gli consenta di realizzare una migliore organizzazione del territorio, garantendo l’interesse pubblico senza comprimere quello privato.
La via maestra resta comunque quella della revisione del PAT, attraverso la riduzione del dimensionamento del piano per conseguire l’indispensabile obiettivo del minor consumo di suolo possibile.
Sandro Ginestri e Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova
Difesa e ampliamento del poco verde rimasto.
Pericolosità della cementificare zone ad alto rischio idrogeologico.
Utilizzo dei tantissimi alloggi vuoti (sia nuovi che vecchi).
Non necessità a Padova di nuove abitazioni.
Sono sono alcuni degli argomenti che riempiono la bocca ai vari candidati solo nel momento delle elezioni amministrative del comune di Padova (di qualsiasi partito).
Abbiamo tristi esperienze con l’amministrazione Destro prima e l’amministrazione Zanonato poi.
Ora vorremmo ardentemente che il prossimo sindaco di Padova alle parole facesse seguire, coerentemente alle promesse, i fatti e che le decisioni venissero prese non per i propri interessi o per promesse fatte in cambio di voti, ma per il bene reale dei cittadini.
Il vero bene (nella città più inquinata d’Europa) è il verde e chi, per essere eletto, promette “basta cemento” deve specificare anche se il “basta” vale solo per le decisioni future oppure anche per il pregresso risparmiando così qualche milione di metri cubi di cemento che sta solo aspettando.
Salve perchè non costruire sul campo angolo Via Boccaccio e Via Vigonovese a San Gregorio Magno ? La da anni è un via vai di gente, che fa barbecue sotto gli alberi bruciandoli, poi lasciano sporco, ci sono i tossici, è in disuso. Dunque facendo alcune abitazioni, lasciando però anche degli alberi, si porterebbe San Gregorio Magno ad un incremento di cittadini, dato che la zona man mano stà diventando sempre più misera. Cioè non ci sono residenti giovani, dunque se si fanno nuove abitazioni, si darà un aumento della popolazione.
Giacon Paolo
citt. esperto del cons. di q.3
sett. qualità urbana e partecipazione
…posto che sarebbe meglio non costruire affatto – e bisognerebbe in tal senso rivedere PRG e PAT del Comune di Padova e l’abnorme possibilità di edificare in essi prevista* – riporto un estratto di quanto emerso nel 2007 dal Laboratorio Partecipato per il Pat nel Quartiere 3 con riferimento all’area di perequazione in zona Iris: “Utilizzare lo strumento dei crediti edilizi per permettere lo spostamento delle cubature in altre zone (es. San Lazzaro)… Si individuano, all’interno del Quartiere tre, alcuni spazi per l’atterramento di parte dei crediti edilizi: Zona di proprietà comunale di San Lazzaro, Granze di Camin, Aree da riqualificare (…). In ogni caso l’atterramento dei crediti edilizi deve prioritariamente avvenire nelle aree dove è previsto lo sviluppo del sistema insediativo.”
Ma il Comune di Padova in tutti questi anni non ha fatto nulla per percorrere la strada indicata dal Laboratorio partecipato…
* Per firmare la cartolina ai Candidati Sindaci alle prossime elezioni comunali, con la richiesta del taglio dell’abnorome possibilità di edificare nella aree verdi di Padova.., segnalo che è possibile farlo anche via internet alla pagina http://www.legambientepadova.it/via_mani_citta Grazie