Un angolo di natura protetta, unico nel suo genere grazie all’acqua di risorgiva. Rifugio per specie vegetali e animali, ideale per rilassarsi nella natura.
Con l’estate si risveglia il desiderio di muoversi e di stare all’aperto e di scoprire o riscoprire l’incanto della natura, nella stupenda bellezza di paesaggi, sentieri, spazi e ambienti possibilmente non troppo alterati dall’intervento dell’uomo. Forse è il momento migliore per regalarsi l’occasione di trascorrere qualche ora nel Parco Palude di Onara una preziosa riserva di biodiversità, nonché un sito tra i più significativi della pianura veneta dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Si trova a sud di Cittadella, nel comune di Tombolo, vicino al corso del Brenta e in corrispondenza della linea delle risorgive.
La Palude di Onara è un’area protetta di circa 120 ettari, 50 dei quali di interesse naturalistico, che presenta una suggestiva distesa di canneti, boschi, prati e soprattutto di acque. Le fredde acque di risorgiva provenienti da una falda sotterranea ne determinano aspetto e caratteristiche peculiari: un reticolo di fontanili, rogge e fossati, una vegetazione rigogliosa, i prati umidi e torbosi, e soprattutto ambienti microclimatici freddi, habitat ideale per specie vegetali piuttosto rare che si solito si trovano a elevate altitudini, taluni sono relitti dell’ultima glaciazione. Elleborine, orchidea di palude, orchidea verde, parnassia, eufrasia, erioforo, calta, sigillo di Salomone e anemone bianca sono i nomi di alcune tra queste piante, non facilmente reperibili (tuttavia alcune sono rintracciabili in alcune aree dei Colli Euganei). Nei boschi igrofili dell’area cresce l’ontano nero da cui deriva il nome Onara.
Qui le acque che sgorgano dal terreno non superano mai i 14 gradi di temperatura e, come accennato, danno vita a un raro biotopo; sono le stesse acque che si raccolgono nel fiume Tergola, che con i suoi 36 chilometri è il più lungo fiume di risorgiva del Padovano. Questa palude, una delle poche rimaste, è un rifugio per moltissime specie animali a rischio di sopravvivenza a causa dell’inquinamento e della scomparsa degli ambienti acquatici che offrono loro riparo e cibo. Vivono nella palude uccelli come l’airone cenerino, il martin pescatore, il falco di palude, lo sparviere, il tuffetto, la garzetta, la gallinella d’acqua, la cannaiola, i picchi rosso e verde e la civetta; vi abitano anfibi come la Rana di Lataste, la Raganella, il tritone e il gambero, varie specie che prediligono ambienti tranquilli, ricchi di vegetazione acquatica e di acqua di buona qualità, purché siano poco disturbati dall’uomo.
Il parco palude di Onara è interessante anche per le testimonianze storiche che lo caratterizzano: l’oratorio di Santa Margherita che è collegata al ricordo della dinastia di Ezzelino da Romano e del loro primo castello, sorto qui nel 1036 e distrutto dai Padovani nel 1099; molto significativo anche il Mulino del Coppo, antico manufatto idraulico posto sul Tergola.
Il Parco Palude di Onara è stato istituito formalmente con delibera comunale nel 1994 in quanto “Riserva Naturale Regionale di Interesse Locale”. Dal 2000 con decreto del Ministero dell’Ambiente è stato inserito nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) e delle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.). Attualmente parte dell’area protetta, di proprietà comunale, è provvista di percorsi naturalistici su viottolo e su passerella, cartellonistica illustrativa e aree attrezzate per picnic e attività ricreative e didattiche. Finora provvede alla manutenzione del Parco e alla gestione delle visite guidate il Comitato Parco Palude di Onara A.P.S.. Per i suoi caratteri di bellezza e di fragilità il Parco Palude di Onara è stato scelto dal FAI come un “Luogo del Cuore” in occasione del censimento di quest’anno, e ricordiamo che ciascun voto può contribuire alla salvaguardia di un luogo speciale. Onara ci ricorda che anche un luogo “improduttivo” come una palude è un ambiente ricco di vita e di bellezza, in relazione con l’intero Pianeta e prezioso per l’esistenza di tutti.
Silvia Rampazzo – Redazione Ecopolis