Un viaggio nell’annus horribilis delle librerie indipendenti padovane che nonostante tutto ci hanno accompagnato e confortato.
Stiamo vivendo una fase dell’emergenza in cui a una cauta ripartenza si alternano nuove chiusure, che colpiscono duramente tutte le categorie professionali. La pressante richiesta di consumi culturali può essere soddisfatta solo in parte, con cinema e teatri ancora chiusi e spazi espositivi sottoposti a forti restrizioni. Accanto alle biblioteche, anche le librerie hanno un ruolo cruciale. A Padova, quelle indipendenti sono tantissime e tutte molto attive al di là della semplice vendita: sono spazi di incontro e relazione, presìdi e laboratori di cultura e a volte di cittadinanza. Abbiamo chiesto loro come hanno reagito a questa lunghissima emergenza e come sono cambiate le esigenze e i gusti dei loro clienti-lettori. In questa prima puntata vi proponiamo le risposte di Marta e Grazia, dell’orgogliosamente arcellana Limerick, e di Maurizio, della libreria per ragazzi Pel di carota.
«Limerick è una libreria di quartiere, un tipo di negozio che viene commercialmente chiamato “esercizio di prossimità”. Staccandosi dal tecnicismo, davvero il nostro lavoro è un “esercizio di vicinanza”, una vicinanza che con i nostri clienti non è soltanto spaziale, ma proprio umana: per noi sono una sorta di grande famiglia – ci raccontano Marta e Grazia, le libraie di Limerick –
Durante lo scorso anno, soprattutto a primavera, questo rapporto si è forse stretto ancora di più: abbiamo sentito la loro preoccupazione per quello che per noi poteva essere un tracollo economico, e abbiamo risposto al loro desiderio di rifugiarsi nelle storie inventando nuovi modi per essere presenti, pur a negozio chiuso. Come sempre i momenti in cui ci si confronta con grandi limiti possono essere portatori di innovazione e, nel ciclone di restrizioni del lockdown, oltre alle consegne a domicilio, abbiamo inventato il servizio “Non è una pizza”. La situazione era questa: libreria chiusa ma piena di libri, rifornimenti bloccati, impossibilità di trovare scatole e buste per le spedizioni. Che fare?».
Le due ingegnose libraie continuano: «Abbiamo chiesto aiuto alla nostra rete, al nostro “vicinato”.
Abbiamo avuto in regalo da Samer (Pizzeria Sottocasa) uno stock di scatole per la pizza d’asporto, che abbiamo trasformato in festose scatole contenenti letture e stimoli; le persone ci raccontavano i loro “gusti”, dopodichè noi confezionavamo la “Non-Pizza” scegliendo tra i libri disponibili in libreria. Nessuno è rimasto deluso, anzi, l’idea di ricevere o spedire una sorpresa ad amici e parenti è piaciuta talmente tanto che abbiamo pensato di mantenerla e oggi si chiama “Lettori selvaggi“ e si trova sul nostro sito www.limericklibri.com. Così nell’annus horribilis, abbiamo avuto la conferma della fiducia nei nostri confronti e abbiamo sperimentato direttamente quanto i libri possano essere un mezzo per starsi vicini, anche se costretti a distanza, e quante risorse siano nascoste vicinissime a noi. Non abbiamo notato particolari cambiamenti “di gusti” letterari a causa del Covid-19. Inizialmente c’è stato il tentativo di approfondire l’argomento delle pandemie e Spillover di David Quammen (Adelphi) ad inizio 2020 era ricercatissimo, poi le persone, probabilmente sopraffatte dalla mole di informazioni martellanti sulla situazione nazionale e mondiale, hanno iniziato a cercare storie diverse in cui trovare ristoro».
«Al contrario di altri esercizi commerciali, le librerie hanno potuto continuare a lavorare, pur senza apertura al pubblico, anche durante il lockdown della scorsa primavera. Noi però abbiamo deciso di chiudere per un mese, sia perché ci sembrava giusto non sovraccaricare i corrieri con le spedizioni, sia per non mettere a repentaglio la nostra salute e quella delle nostre famiglie – ci racconta Maurizio della Pel di Carota di via Boccalerie – quando però il governo ha consentito alle librerie di riaprire, seppure per soli due giorni alla settimana, abbiamo scelto di aprire per poche ore, soprattutto per favorire chi doveva semplicemente venire a ritirare dei libri e anche noi ci siamo resi disponibili a spedire o a consegnare a domicilio A giugno siamo tornati ad un regime di aperture pressoché normale ed è stato confortante vedere in libreria, nel corso dell’intera estate, un flusso decisamente in linea con quello degli anni precedenti.
La richiesta di consegne e spedizioni si è via via ridotta, fin quasi a cessare. Il periodo prenatalizio non è stato brillante ma non abbiamo affrontato particolari difficoltà finanziarie anche grazie alla disponibilità di alcuni fornitori a dilazionare i pagamenti. Lo Stato ci è venuto decisamente in aiuto, stanziando dei fondi a favore delle biblioteche per l’acquisto di libri presso le librerie del territorio. Una vera manna, che ci ha inoltre permesso di entrare in contatto con i bibliotecari, che il più delle volte si rivolgono ad altri canali per i rifornimenti.
In settembre e ottobre abbiamo iniziato a proporre laboratori e letture in esterna, per le vie di Padova, in alternativa alle iniziative che tradizionalmente svolgevamo in negozio il fine settimana, ma con le restrizioni dei mesi successivi abbiamo dovuto sospendere. Adesso contiamo sulla bella stagione, sempre la situazione del contagio migliori. Non sono mancati degli eventi online, ma in misura davvero ridotta: il web era ed è ancora intasato da mille proposte.
Non possiamo dire di aver osservato una particolare domanda di certi titoli piuttosto che di altri. Dispiace invece aver visto arrivare pochissime novità editoriali, ma visti i tempi è difficile per tutti impostare una programmazione seria per i mesi a venire».
Un anno difficile ma per la Pel di Carota è arrivato un grande riconoscimento: «Nel disastro del 2020 abbiamo tuttavia ricevuto una grande ed inaspettata gratificazione, un graditissimo riconoscimento al nostro lavoro nel decennale di Pel di carota: il Premio Gianna e Roberto Denti – Premio Andersen come miglior libreria per ragazzi italiana dell’anno. E una bella soddisfazione è senza dubbio anche quella di essere ancora qui, a consigliare e vendere libri, nonostante tutto».
Annalisa Scarpa, redazione Ecopolis
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