Limitazioni anti Pm10 per tutelare la salute

È alle porte la stagione del Pm10. Dal 1 ottobre sono in atto le limitazioni per i mezzi più inquinanti, ma in tanti remano contro.

 

A Padova è da poco finita una delle estati peggiori dell’ultimo decennio per l’inquinamento da Ozono. Tra gli inizi di maggio quando l’ozono, inquinante tipicamente estivo, si è manifestato e il  21 settembre sono stati registrati 61 giorni oltre limite di legge giornaliero superando ampiamente quello annuale che è di 25 giorni in un anno.

Con l’arrivo della stagione fredda, che facilita l’accumulo delle polveri sottili, si riproporrà la stretta del Pm10, già a quota 47 superamenti del limite giornaliero nei primi mesi dell’anno contro i 35 ammessi dalla legge: certamente sarebbero stati di più se il lockdown non avesse radicalmente diminuito il traffico a fine marzo e in aprile. Ancora una volta ribadiamo che lo smog è una grande minaccia per la salute di tutti: in Italia, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, ogni anno si contano 50.000 morti premature a causa del Pm10 e 3.000 per lOzono.

Per contenere l’inquinamento delle micropolveri dal 1 ottobre fino al 31 marzo sono in vigore le limitazioni del traffico derivate dall’accordo delle Regioni del bacino padano: qui trovate quanto ha predisposto il Comune. Ma il percorso iniziato nel 2018 con tale accordo, che entro il 2025 doveva liberaci delle auto più inquinanti, ha subito una brutta battuta d’arresto. Infatti il primo ottobre sarebbe dovuto entrare in vigore il blocco anche dei veicoli diesel euro 4, indipendentemente dalle varie “allerte” arancioni o rosse previste dal provvedimento del Comune. Invece la limitazione dovrebbe slittare al 1 gennaio 2021, ma girano voci che in quella data, al contrario, potrebbero essere sospese tutte restrizioni al traffico. Eun pessimo segnale perché queste limitazioni, oltre al contrastare lo smog, hanno aiutato tutti a comprendere che il modello di mobilità basato esclusivamente sull’auto va superato.

Non a caso in questi ultimi anni sono “esplose” le alternative all’auto: ciclabilità, micro mobilità elettrica, ma anche moto e auto elettriche, in parte grazie ai bonus statali e alle nuove regole del codice della strada introdotte negli ultimi 2 anni, tra cui l’equiparazione dei monopattini alla ciclabilità urbana, facilitazioni per realizzare nuovi percorsi ciclabili urbani e il via libera al doppio senso di marcia per biciclette e il micro elettrico.

Oggi più che mai la green mobility è percepita da gran parte dei cittadini come cruciale per battere l’inquinamento e tracciare un futuro sostenibile. E’ perciò adesso che l’Amministrazione deve operare una svolta incisiva nel campo della mobilità. Purtroppo con la redazione di un Piano urbano della mobilità sostenibile (PUMS) poco lungimirante, ha forse già perso una prima opportunità. Ma entro la fine del mandato può ancora operare scelte fondamentali. Scelte che partono dalla consapevolezza che la tutela della salute delle persone costituisce la priorità rispetto a qualsiasi altro interesse. Pertanto ciclabilità, micro mobilità elettrica, potenziamento del trasporto pubblico locale, per frequenza e qualità, mobilità condivisa sono concrete possibilità per contrastare lo smog, proteggerci dal Covid e rendere Padova più vivibile. Il primo provvedimento, in quanto semplice e poco costoso, che  Legambiente chiede al Comune è di trasformare subito il centro storico in una grande area a ciclabilità diffusa, istituendo il doppio senso di marcia per bici nelle vie a senso unico per le auto.

Infine: attenti alla disinformazione! Chi teme questi cambiamenti diffonde “dati” tenenti a negare il grande peso che le emissioni inquinanti provenienti dal traffico hanno nel contribuire alle concentrazione di Pm10 nell’aria. Scandalosamente lo hanno fatto anche dei Sindaci, che per legge, sono i responsabili della salute pubblica dei loro cittadini. Per trovare una scusa per non attuare la limitazione del traffico, che dovrebbe essere attuate in tutto l’agglomerato di Padova (capoluogo e comuni contermini) i Sindaci di Cadoneghe Limena, Selvazzano e Maserà, hanno sostenuto che le emissioni di Pm10 prodotte da i veicoli a motore sarebbero di poco conto. Al contrario grazie alla fitta collaborazione tra Legambiente Veneto e Arpav, risulta che proprio nell’agglomerato di Padova la emissioni del traffico sono di gran lunga preponderanti rispetto alle altre fonti. Il 44% delle emissioni di Pm10 (primario e secondario) proviene infatti dal traffico, contro il 25% del riscaldamento, il 14% dell’industria, il 9% dell’agricoltura. Per saperne di più vedi Mal’aria Veneto 2020.

Francesco Tosato, Vicepresidente Legambiente Padova

Lucio Passi, Responsabile politiche antismog Legambiente Padova