Buone notizie: è stata avanzata l’iniziativa di proporre fin da subito visite guidate agli scavi dell’Arena romana e di fare in modo che i lavori non siano coperti, ma integrati nell’area museale. Entreranno in questo modo nel circuito monumentale della città, che nell’area degli Eremitani ha uno dei suoi fulcri più affascinanti. Tale circuito è caratterizzato, grazie alla chiesa omonima, al Museo Civico e alla cappella degli Scrovegni, da un forte accento diacronico, e vi si potranno ripercorrere oltre duemila anni di storia della città.
Dispiace invece che non si sia fatto lo stesso quando, solo pochi anni fa, fu scavato un altro settore dell’anfiteatro, a est: non essendo stato interessato da successive stratificazioni edilizie, avrebbe permesso, assieme al tratto più consistente portato ora alla luce, di farne comprendere ancor meglio l’estensione e le caratteristiche.
Alla corona monumentale, che con le vicine Porte Contarine e l’attiguo memoriale dell’11 settembre di Daniel Libeskind, si spinge fino alla contemporaneità, potrebbe essere aggiunto poi un altro prezioso anello, di grande fascino e importanza storica e dunque di solida attrattiva turistica: le gallerie ipogee del torrione dell’Arena, credute scomparse e invece riscoperte, esplorate e rilevate lo scorso anno grazie alla tenacia del Gruppo Speleologico Padovano CAI e del Comitato Mura. Sebbene invase da uno spesso strato di fango e acqua, sono ancora in ottime condizioni, statiche ed estetiche. Un progetto tecnico per lo svuotamento e la riapertura delle gallerie, disposte a freccia, è già stato presentato dalle due associazioni all’Amministrazione Comunale e aveva destato l’interesse del sindaco Zanonato.
Il torrione dell’Arena, che sorge, quasi invisibile sotto i rampicanti, in riva al Piovego a pochi metri dall’anfiteatro e dalla cappella di Giotto, è uno dei punti nodali della cinta muraria cinquecentesca, eretta dopo l’assedio del 1509, episodio centrale nella storia della Serenissima, e fondamentale per il destino urbanistico di Padova: la costruzione delle mura veneziane ne ha infatti determinato la forma urbis che ancor oggi la caratterizza. Restaurare il torrione, renderlo finalmente visibile all’esterno, col suo leone di San Marco, e accessibile all’interno, liberando le gallerie dal fango e riaprendone l’accesso al centro dei giardini, inserirebbe finalmente a pieno titolo il sistema bastionato nel percorso monumentale della città.
Allora, forse, gli undici chilometri della cinta, coi venti bastioni, le sei porte e la fortezza incompiuta del Castelnuovo, riacquisterebbero un senso, tornerebbero a segnare e contenere la città storica, restituendole dignità e consapevolezza, mettendola definitivamente in relazione con la nuova città che le è sorta attorno da appena un secolo a questa parte.
Comitato Mura di Padova e Gruppo Speleologico Padovano CAI
sintesi a cura di Marco Perini, redazione di Ecopolis
Appoggio incondizionato. Trovo siano tutte delle ottime idee. Dispiace che non riescano a recuperare in modo definitivo e definitivamente visibile gli scavi dell’Arena romana.