Il film-documentario “I custodi dell’acqua”, del regista friulano Giulio Squarci, al cineciclo di Limena lunedì 10 aprile, è un’occasione per parlare ancora una volta di beni comuni e fare il punto sull’attuale grado di applicazione dell’attestata volontà popolare a ben 6 anni dall’ampia vittoria referendaria.
Continua anche la campagna obbedienza civile, lanciata in tutta Italia dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. La campagna consiste nel pagare le bollette successive al 21 luglio 2011 applicando una riduzione pari alla componente tariffaria “remunerazione del capitale” (cioè di profitto) eliminata dai referendum. Una maniera di “obbedire” (appunto) alle norme in vigore, così come modificate dagli esiti referendari e mai applicate dai gestori.
L’opera filmica, della lunghezza di un’ora circa, racconta quanta importanza rivesta l’acqua per la cultura e l’economia di un territorio, la Carnia (Friuli), nonché la presa di coscienza ambientalista nel tempo della popolazione autoctona, a seguito della privatizzazione di tale risorsa considerata da sempre fondamentale all’economia montana della regione.
Sullo schermo seguiremo le storie di due donne friulane: Maria, anziana donna malgara e Ira, attivista ambientale impegnata a mobilitare la gente casa per casa.
Giulio Squarci, documentarista di 35 anni, originario di quelle medesime terre, usa così la storia di queste due protagoniste per raccontare l’equilibrio che si è rotto nella gestione dei sistemi idrici dell’alto Friuli. Un territorio dagli ecosistemi alterati dalla presenza delle dighe e dalle numerose derivazioni dei corsi d’acqua. E’ la narrazione di un rapporto antico di gente fiera e schiva, i cosidetti ciarniels, con l’elemento idrico da sempre presente in buona quantità nei loro alpeggi.
E’ una terra, la Carnia, sulla quale non c’è mai stata una abituale militanza ambientalista, ma nel momento in cui si è resa necessaria la salvaguardia dell’appartenenza pubblica di una comune risorsa, le persone hanno iniziato a mobilitarsi e organizzarsi spontaneamente in una miriade di comitati. Un fatto davvero sensazionale per queste isolate comunità montane a forte impronta localistica.
Ricordiamo che già negli anni 90 vennero costituiti i primi comitati di cui si hanno memoria. Sorti dapprima per la difesa del fiume Tagliamento, in quanto a rischio prosciugamento per le derivazioni idroelettriche esistenti lungo il corso, proseguirono in seguito contro la grossa centrale idroelettrica di Somplago, ad esempio, apportatrice di effetti nocivi all’ecosistema del lago di Cavazzo.
E’ un film soprattutto dedicato ad una terra di confine, posta tra l’Austria e la Slovenia, di retaggio matriarcale come lo è stata tutta la montagna in generale. Un luogo di aspra bellezza dove le donne sapevano un tempo ben gestire l’economia casalinga quanto il duro lavoro sugli alti pascoli. E se l’acqua è un elemento femmineo e materno diviene ovvio che le protagoniste del film debbano essere due donne.
Era uso nel remoto passato far erigere nella piazza di paese una grande fontana di acqua pubblica, punto principale di socializzazione per quanti stavano in attesa di riempire i cjaldirs, da sollevare e trasportare poi con i buins sulle spalle presso le rispettive abitazioni.
Questo documentario ha lo scopo soprattutto di rammentarci ciò che eravamo un tempo e poi è un omaggio al contribuito reso alla vittoria referendaria, da parte di una popolazione considerata burbera e orgogliosa, che è discesa in campo contro la privatizzazione di un bene universale un tempo davvero gratuito, divenuto purtroppo sempre meno disponibile e diffuso, fino a rendersi purtroppo oggi così prezioso e inaccettabilmente appetibile economicamente.
Flavio Boscatto, redazione ecopolis
La proiezione di I custodi dell’acqua avverrà lunedì 10 aprile ore 21 presso la sala della Barchessina, in Municipio a Limena (via Roma 44). Ingresso libero (è comunque apprezzata una offerta per le spese e sostenere le attività del circolo Legambiente Limena)