La svolta sostenibile per la tutela delle acque internazionali

Dopo 15 anni di discussione, le Nazioni Unite arrivano finalmente a un punto di incontro sul trattamento e la tutela delle fonti idriche globali. 

 

L’acqua è un dealmaker importante per il raggiungimento di obiettivi sostenibili, per la salute e la prosperità del pianeta e di chi lo abita. 

Ma i nostri progressi sugli obiettivi relativi all’acqua rimangono allarmanti, compromettendo l’intera agenda per lo sviluppo sostenibile. Ponendo l’attenzione al punto 6 dell’agenda 2030 sulla garanzia della disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e servizi igienici per tutti, si è chiusa il 24 marzo la prima conferenza sull’acqua promossa dalle Nazioni Unite; un passo decisivo per il futuro delle nostre fonti idriche e un passo avanti verso la garanzia di un ambiente salubre per le future generazioni. 

La conferenza, co-organizzata dai governi di Tajikistan e Olanda, mirava a muovere i paesi membri delle nazioni Unite verso scelte sostenibili e di tutela delle acque internazionali: ci si riferisce a oltre 200 miglia nautiche dalla costa (370 chilometri), quindi due terzi dell’oceano. Si allude ad acque internazionali e di conseguenza fuori dalle giurisdizioni nazionali in cui gli stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca e di conseguenza inquinare e estrarre idrocarburi. 

Ad oggi, 2 miliardi di persone, un quarto della popolazione mondiale, ha accesso a fonti idriche non igienizzate e, di conseguenza, non sicure. Metà della popolazione, 3.6 miliardi di persone, vive senza servizi igienici sicuri. 2.3 miliardi di persone accusa la mancanza di servizi di lavaggio di base nelle proprie abitazioni. Inoltre, quasi tre quarti di tutti i recenti disastri sono collegati alle fonti idriche, avendo causato un danno economico di quasi US$700 miliardi nei passati 30 anni.

Da considerarsi inoltre è l’importanza legata alla nostra sussistenza e sopravvivenza procurata dalle risorse idriche: gli oceani contengono il 95% della biosfera del pianeta e producono più della metà dell’ossigeno che respiriamo, andandone ad assorbire l’anidride carbonica

Alla luce dei dati raccolti bisogna però considerare anche la forza e l’importanza che la stessa acqua come elemento naturale ci fornisce nella battaglia per il suo mantenimento e tutela. Se consideriamo l’acqua in una visione più olistica e inclusiva a tutti i livelli di interesse, emerge come questo elemento incarni perfettamente la resilienza ai cambiamenti climatici e un perfetto partner attivo del green economy, in grado di mettere in connessione i vari stakeholder- istituzionali, individuali e informali- al fine di forgiare coalizioni, rafforzare capacità e trovare soluzioni per essere replicate e ampliate su scala mondiale. Questo è di fatto quello che si è visto prendere forma nella conferenza per l’acqua del 24 marzo 2023. 

Proprio partendo da questa considerazione base che si sviluppano gli obiettivi della conferenza, le azioni da effettuare nel breve temine e in maniera diretta, differenziando il piano d’intervento in base alle singole e differenti problematiche che ci troviamo ad affrontare. Si mira a risolvere o provare a trovare soluzione a sfide ambientali, culturali, sociali e economiche con soluzioni sostenibili, eque e resilienti; andando a sviluppare un piano orizzontale tra i vari settori sociali, economici e culturali. Dobbiamo trovare rapidamente un nuovo equilibrio per garantire uno sviluppo sostenibile dell’acqua

‘‘Sappiamo cosa dobbiamo fare. Dobbiamo lavorare fino a quattro volte più velocemente per raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile 6 – per garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienici per tutti entro il 2030. si legge nel summit della conferenza: una posizione molto rigida che ha impiegato 15 anni di dibattito e discussione per trovare finalmente un punto di accordo tra gli stati membri. Una posizione che di certo non segna la fine di un processo decisionale così esteso, ma al massimo funge da trampolino di lancio per le future decisioni da parte degli stati aderenti alle Nazioni Unite, i quali dovrebbero iniziare già ad attivarsi per ricercare politiche sostenibili all’interno degli stati e in accordo con gli obiettivi discussi in sede di conferenza al fine di trasformare i buoni propositi in azioni concrete per la garanzia di un futuro alle prossime generazioni. 

Renato Gobattoni, Redazione Ecopolis
(Foto di The Ocean Agency)