Bisogna assolutamente evitare che la costruzione della nuova clinica pediatrica generi un insanabile conflitto con il contesto artistico e culturale costituito dalla cinquecentesca cinta muraria e dal nucleo antico dell’ospedale Giustinianeo.
È la richiesta di otto Associazioni, tra le più rappresentative della società civile padovana, tra cui Italia Nostra, il Comitato Mura e Legambiente.
Le Associazioni hanno indirizzato al Presidente della Regione, al Sindaco di Padova, al Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, al Rettore dell’Università ed al Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, competente per territorio, una lettera (per leggere il testo integrale, clicca qui).
È un documento che, riprendendo le argomentazioni del Comitato Mura, di cui abbiamo dato conto in questo articolo (nuova pediatria futuro) pubblicato il 4 maggio, non mette in discussione la necessità e l’urgenza di realizzare il nuovo edificio di Pediatria ma contesta il fatto che il progetto approvato è assolutamente incompatibile con il sito prescelto.
Le dimensioni dell’edificio, un parallelepipedo di 55.000 metri cubi, con una base di 72 x 25 m e un’altezza di 31 (il doppio degli edifici contermini), determinano un impatto devastante sul sistema bastionato posto a breve distanza. Impatto che sarà ulteriormente aggravato quando, a fianco della nuova Pediatria, verrà realizzato un edificio delle stesse dimensioni destinato ad ospitare la clinica Ostetrica a completamento della prevista “Casa della mamma e del bambino”.
Si tratta di un progetto, maturato al di fuori di qualsiasi dibattito e in assenza di un piano d’area complessivo, che confligge con il costituendo Parco delle Acque e delle Mura, contemplato nell’accordo per il nuovo Ospedale di Padova siglato dal Comune e dalla Regione, e compromette sul nascere quel recupero dell’esistente area ospedaliera che è uno degli obiettivi dell’accordo stesso.
La suddivisione dell’ospedale in due poli consente, infatti, un ridimensionamento del Giustinianeo che permette di alleggerire la pressione sulle aree intorno alle mura e di liberare spazi per il Parco. Ma tale operazione dovrebbe essere inquadrata in un piano guida, aperto al contributo dei cittadini, capace di mettere ordine in tutta l’area, in coerenza con il previsto Parco (che a sua volta necessita di una progettazione complessiva e coerente).
Il progetto della nuova Pediatria sta invece seguendo un iter del tutto autonomo che, se dovesse giungere a compimento, finirebbe per condizionare le future scelte organizzative dell’area, mettendo in second’ordine quelle valenze artistiche e culturali che dovrebbero invece essere poste al centro della progettazione.
Le Associazioni si sono quindi rivolte formalmente agli enti istituzionali competenti affinché sospendano l’iter del progetto e valutino le possibili soluzioni alternative che, garantendo la costruzione in tempi ragionevoli della nuova Pediatria, garantiscano il miglior riordino dell’area ospedaliera ed il recupero delle mura secondo le finalità del costituendo Parco.
Riguardo alle possibili alternative possiamo richiamare le soluzioni plani volumetriche della nuova clinica, coerenti con le altezze esistenti e compatibili con il contesto e con gli obiettivi del Parco, che Il Comitato Mura ha illustrato nei colloqui che ha già avuto con i vari enti. Ma ci sono anche altre soluzioni, come quella di collocare la nuova “Casa della mamma e del bambino” all’interno del Sant’Antonio, nell’ambito della prevista riorganizzazione complessiva delle strutture ospedaliere di Padova.
Oppure optare per una soluzione provvisoria, finché non sarà definito l’assetto del Giustinianeo, approfittando delle strutture vuote dell’ospedale di Monselice trasferito a Schianonia, che lo stesso Sindaco ha invitato ad utilizzare a questo scopo.
O infine, extrema ratio per evitare un inaccettabile sfregio al monumento rappresentato dalle mura cittadine, costruire fin da subito la nuova Pediatria e successivamente la clinica Ostetrica nell’area di San Lazzaro-Padova est , come peraltro ipotizzato anche dal prof. Plebani, presidente della Scuola di Medicina dell’Università, limitando le urbanizzazioni a quelle strettamente funzionali alle nuove cliniche.
Si è ancora in tempo per trovare una soluzione se gli enti responsabili si rendono conto del danno che stanno per arrecare alla città. La lettera delle Associazioni intende richiamare questa responsabilità, ma l’obiettivo potrà essere raggiunto solo se si formerà un movimento di massa in cui i cittadini manifestino la loro insofferenza nei confronti delle scelte che danneggiano l’immagine storica di Padova. Far nascere questo movimento è un altro dei compiti di cui le Associazioni dovrebbero farsi carico.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova
Perché non far partire una raccolta firme su change.org o simili? Se non fate azioni visibili i cittadini anche volessero, non sono in grado di seguire la vicenda o pronunciarsi. Lega Ambiente è troppo “ soft”, credo dovreste studiare maggiore impatto mediatico per non rischiare di rimanere confinati nella vostra cerchia ( vi leggono solo quelli della mailing list) e proporvi in modo più deciso. Grazie e buon lavoro!
… quindi si deduce che nemmeno ‘nuovo su vecchio’ va bene. L’unica cosa ad andare bene è la conservazione: conservare e non sviluppare alcunché: conservare e rallentare, ‘gambizzare’, ogni iter realizzativo correlato allo sviluppo di una città, che come tale deve, o dovrebbe, FARE LA CITTA’. Anche perché il fatto che “la suddivisione dell’ospedale in due poli consente, infatti, un ridimensionamento del Giustinianeo che permette di alleggerire la pressione sulle aree intorno alle mura e di liberare spazi per il Parco” potrà avvenire soltanto dopo la costruzione del nuovo ospedale in zona San Lazzaro: ospedale di cui non sono ancora siglati tutti gli accordi, di cui non c’è ancora la piena disponibilità dell’area, e di cui non c’è ancora un stralcio di progetto … e forse di cui non ci sono neppure tutti i fondi che serviranno per la sua costruzione. Nel frattempo i bambini anche gravemente malati e le loro famiglie (e relativi medici, infermieri, attrezzature, ecc.), un ‘frattempo’ probabilmente, se va bene, lungo almeno dieci anni, li mandiamo tutti a Monselice …