Oggi la bicicletta è diventata l’alternativa di trasporto ideale nelle principali città italiane, ma a Padova si vedono solo timidi passi. Ci vuole un po’ di coraggio!
In questa fase di ripartenza dopo il lockdown siamo chiamati ad affrontare una rivoluzione nelle modalità di trasporto di merci e persone dovuta alle nuove norme di distanziamento fisico previste. In ambito urbano, in particolare, sarà importante inoltre tenere conto dell’emergenza climatica e della crescente consapevolezza da parte di tutti dell’importanza di vivere in una città a misura d’uomo e non di auto.
Facendo di necessità virtù, molti comuni hanno deciso di scommettere su un mezzo di trasporto che, oltre ad essere efficiente dal punto di vista ambientale, rappresenta un mezzo personale che permette di mantenere le adeguate distanze fisiche, garantendo quindi la sicurezza necessaria dal punto di vista sanitario.
Ecco che la bicicletta è diventata l’alternativa di trasporto ideale, che dovrà fin da subito essere messa al centro della mobilità urbana, sia per quanto riguarda l’organizzazione della viabilità, sia per quanto riguarda gli spazi ad essa dedicati, che devono essere sicuri e comodi per tutti gli utenti deboli della strada. Non semplice alternativa all’automobile, quindi, ma una chance per favorire la crescita economica locale e aumentare la qualità della vita cittadina.
Dalla pubblicazione del Decreto Rilancio (19 maggio 2020), che prevede all’articolo 229 “Misure per incentivare la mobilità sostenibile”, molte associazioni hanno richiesto ai sindaci di fare scelte coraggiose e a lungo termine verso la mobilità dolce partendo da azioni concrete. Alcuni comuni si sono mossi nella strada giusta, avviando o anticipando iniziative di implementazione della mobilità sostenibile. Questo è avvenuto anche grazie alle modifiche apportate al Codice della Strada, che semplifica la realizzazione delle piste ciclabili e introduce nuovi termini come bike line e casa avanzata (ovvero una zona di arresto in prossimità di un incrocio dedicata alle bici), termini già diffusi nel nord Europa e che impareremo a conoscere presto anche in Italia.
Uno dei primi esempi di casa avanzata è stato realizzato a Torino in un controviale in Largo Francia la cui viabilità era già stata modificata con limite di velocità a 20 km/h per agevolare il transito delle bici.
A Milano, dove si paventava un aumento spropositato del traffico nella fase di riapertura, è stato varato il progetto Strade Aperte, per la realizzazione di strade più protette e fruibili da parte di tutti. ed è prevista la creazione di 35 km di nuove piste ciclabili entro fino anno, che si andranno a sommare ai 220 km già esistenti nel milanese.
Per l’Emilia-Romagna, invece, ammontano ad oltre 11,5 milioni di euro complessivi, di cui 4,3 milioni disponibili nel 2020 e 7,2 milioni nel 2021, le risorse stanziate dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture per le ciclovie urbane, la progettazione e la realizzazione di ciclostazioni e gli interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina ripartiti tra tutti i Comuni sulla base della popolazione residente.
A Bologna per la realizzazione della Bicipolitana, il cui completamento è previsto entro il 2030, oltre allo sblocco dei cantieri avviati si anticiperanno alcuni progetti già in programma e si creeranno alcune corsie temporanee di connessione per poter cucire tra loro i tratti esistenti. In totale saranno 126 i km di nuove piste nel 2020.
Interventi simili sono stati realizzati a Firenze, dove è prevista anche un’App per scoprire tutti i suoi 90 km di piste già realizzate, e a Roma, dove il Piano Straordinario di 150 chilometri di corsie ciclabili transitorie che creerà nuovi percorsi sicuri per le bici è già partito.
A Palermo, invece, il consiglio comunale ha approvato la costituzione di una “Consulta comunale della bicicletta”, e oltre 13 km e mezzo di piste ciclabili saranno realizzate entro dicembre prossimo, nell’ambito del progetto “Palermo SiCura”.
Per quanto riguarda Padova invece, solo timidi passi sono stati mossi, come la realizzazione ormai più di un mese fa della prima breve Bike Lane lungo Via Scardeone, annunciata a più voci a mezzo social e tra le prime in Italia, e purtroppo rimasta l’unico intervento realizzato a favore della mobilità post-Covid.
Anche nell’ottica delle iniziative intraprese da altri Comuni, ribadiamo l’importanza di affrontare con coraggio e ripensare la mobilità partendo ad esempio dallo snodo del Bassanello che rappresenta, insieme alla Stanga, un fulcro di passaggio problematico verso il centro della città.
Tutto ciò deve essere fatto mettendo concretamente al centro dei dibattiti e delle decisioni comunali la ciclabilità con soluzioni che effettivamente rispecchiano le esigenze dei quartieri.
Ricordiamo che nel documento della Giunta LA PADOVA DI DOMANI si legge che “Ripartire pensando di tornare alla normalità di prima sarebbe un grosso errore”.
Vogliamo quindi sollecitare i buoni propositi del documento ponendo una domanda: come immaginiamo la mobilità tra 10 anni?
Giorgia Ferrato e Elena Marullo – Volontarie del Servizio civile a Legambiente Padova
foto: andreatosatophotographer