La recente approvazione del PAT da parte della precedente giunta comunale prevede una spropositata quantità di volume edificabile, che conferma e addirittura aumenta quanto già previsto dal precedente Piano Regolatore. Ad essere minacciati da questa colata di cemento sono in larga parte proprio i cunei verdi che penetrano nella città densa e che Legambiente chiede di salvaguardare con la revisione del PAT e relativo Piano degli Interventi.
In questo contesto si inserisce la località di Isola di Torre, la cui particolare localizzazione e origine storica (è infatti situata su di una fascia di esondazione del Brenta e circoscritta da un paleoalveo) ne fanno una straordinaria testimonianza di alcune delle divagazioni fluviali che hanno contribuito a plasmare la forma del territorio padovano.
La decisione di rendere in parte edificabile il territorio rurale di Isola di Torre, assoggettandolo a perequazione ambientale con la Variante ai Servizi dei primi anni 2000, appare una scelta per niente condivisibile, se si tiene conto di una serie di fattori.
Anzitutto, parte dei terreni soggetti a perequazione rientrano per legge tra le fasce di rispetto idrogeologico relative ai fiumi, mentre una sezione a nord-est (Zona residenziale) e la fascia sud (vicina al corso del Brenta) risultano classificate dalla Carta della Fragilità del PAT come aree a rischio idraulico. Vero è che il rischio idraulico potrebbe essere stato ridotto con i recenti lavori di adeguamento dell’impianto fognario dell’area, richiesto a gran voce dai cittadini per molti anni, ma è evidente che l’edificazione non aiuterebbe di certo la permeabilità del suolo, già a rischio di per sé, e finirebbe per erodere quegli “ampi comparti ecologici-ambientali” che il Comune pretenderebbe di realizzare con nuovo cemento.
Stando poi alla Carta delle Trasformabilità del PAT, gran parte dei terreni agricoli di Isola di Torre vengono classificati come “Corridoi ecologici principali” ed è presente inoltre una fascia di “Barriere infrastrutturali”. Una strada alternativa alla perequazione, per Isola di Torre, sarebbe potuta essere l’attribuzione della destinazione agricola, in coerenza con le attività agricole che si svolgono ancora oggi su di una parte dei terreni, o la riconferma della destinazione a verde pubblico.
Legambiente pertanto invita il Comune a muoversi in questa direzione, operando una revisione della pianificazione comunale con la cancellazione di cubature precedentemente concesse, seguendo così l’esempio di quanto fatto in altri comuni d’Italia, poiché non esiste impedimento giuridico a modificare le previsioni del piano regolatore comunale vigente, se lo si fa con le adeguate motivazioni.
L’area di Isola di Torre rappresenta infatti un tassello importante nell’ambito del progetto del Parco agro-paesaggistico metropolitano, considerato che la fascia di territorio lungo il corso del Brenta e del relativo Lungoargine sono classificate come “Ambiti dei parchi o per l’istituzione e riserve naturali di interesse comunale e sovracomunale”, e che in prossimità dell’area sono presenti edifici dal riconosciuto valore storico-architettonico, meritevoli di un’adeguata conservazione e valorizzazione. Infine, risulta utile ricordare che il documento finale del percorso partecipato sul Parco agro-paesaggistico indica, tra le sua finalità, la “riduzione del consumo di suolo e la salvaguardia dello spazio dell’agricoltura” oltre alla “riduzione, dove possibile, di spazi urbanizzati per l’agricoltura e l’allevamento”.
Leggi qui la scheda completa su “Isola di Torre: divagazione storica del Brenta, da preservare”.
Francesco Tosato, volontario Legambiente Padova