Troppo spesso, a noi “comuni” cittadini, il taglio di quegli alberi che ci accompagnano nella vita quotidiana, con la loro ombra e la loro rilassante (e benefica) presenza, appare totalmente indiscriminato: alberi definiti “malati”, vecchi e instabili che, nel giro di una settimana, vengono abbattuti, estirpati, sminuzzati e il rettangolino di terra a bordo strada che li ospitava coperto da cemento.
Certo, alcuni vengono sostituiti, ma da essenze giovani che impiegano anni per rimpiazzare i benefici del proprio predecessore. Ammettendo che in molti casi il taglio sia effettivamente l’unica soluzione (ammettiamolo, si…ma ricordiamo che il detto “prevenire è meglio che curare” vale anche per la tutela del verde), vogliamo comunque tenere alta l’attenzione su questo tema, portando ad esempio due recenti casi che hanno scosso l’opinione pubblica.
Ci scrive infatti Silvia Giavazzi, residente a Granze di Camin, indignata per lo scempio che è stato compiuto nell’area di Riviera Maestri del Lavoro. In pochi giorni sono stati abbattuti una sessantina di alberi, che fungevano da barriera anti-inquinamento e antirumore oltre che impedire “l’obbrobriosa vista di Acciaierie Venete, fino a qualche settimana fa pudicamente coperta dagli arbusti”, si sfoga la nostra concittadina. Ed oltre al danno, la beffa: gli alberi e gli arbusti, una volta abbattuti, sono stati lasciati a marcire per settimane, galleggiando sul canale.
Pare che la motivazione di questa “operazione-Attila” fosse la possibilità, con la crescita degli alberi, che i rami raggiungessero i sovrastanti fili della luce. Minaccia, questa, che poteva essere facilmente scongiurata con “interventi meno invasivi, più conservativi e rispettosi” come, ad esempio, la semplice potatura in altezza. Ma, si sa, nel nostro Paese la soluzione “più giusta” coincide troppo spesso con quella più facile.
La signora Giavazzi ricorda anche che Granze di Camin c’è un’area di rimboschimento (via Polonia), e non riesce dunque a capacitarsi di questo scempio: i cittadini di Granze di Camin sono a tutti gli effetti cittadini di Padova e meritano la stessa attenzione.
A tal proposito vogliamo rassicurare la Signora Giavazzi: anche a Padova ci riservano gli stessi trattamenti, come dimostra l’abbattimento del grande platano di Via Canestrini, colpevole di mettere a rischio la circolazione degli utenti. Nulla di più falso; a mettere a rischio la circolazione di pedoni e ciclisti sono elementi molto più “umani”, come dimostra il recente Dossier stilato da Legambiente, che raccoglie una dettagliata documentazione fotografica sul tema: cassonetti, pali, cabine, auto in parcheggio selvaggio, tutte strutture inanimate (e non vivi come un grande albero sano) che ostacolano veramente i ciclisti e i pedoni (per vedere le foto del dossier clicca qui).
Questo articolo vuole essere una riflessione: gli alberi, fra le altre cose, servono a dare ombra, abbattere l’anidride carbonica e proteggere la fauna. Ogni tanto qualcuno si ammala e se comporta rischi per la sicurezza delle persone è giusto che venga abbattuto. Ci chiediamo però dove sta il limite: questo bellissimo e sano pioppo che viveva da tempo davanti all’ingresso del parco Iris è stato abbattuto perché avrebbe creato “dissesti di notevole entità sulla recinzione privata e rialzamenti del marciapiede.”
Quindi, rispetto a prima, abbiamo fatto un passo in più: ora gli alberi si tagliano non solo perchè pericolosi o malati, ma per comodità.
Per questi motivi da anni (10?) Legambiente chiede l’adozione di un regolamento sul verde pubblico: che chiarisca ed imponga alle ditte appaltatrici di interventi e potature metodi e tempistiche scientificamente corretti; e costringa anche il Comune o Enti pubblici (ZIP, Consori Bonifica, Genio, ecc) ad una comunicazione chiara, preventiva e coivolgente nei confronti dei residenti sui motivi degli interventi e su come, dove e con che tempi si interverrà per compensare i tagli.
a cura di Giulia Morrone – Redazione Ecopolis
Non sono per il taglio degli alberi indiscriminato: ma perché non viene abbattuto un solo platano che impedisce agli abitanti di via Giacosa la tranquilla immissione in via vigonovese, zona San Gregorio Magno, già dichiarato pericoloso dai vigili urbani anni fa? E’ incredibile… noi residenti rischiamo la vita ogni giorno e questi tagliano gli alberi che magari possono stare li…. Ormai non so più a chi rivolgermi. Mi sono sentita dire che è colpa perfino degli ambientalisti se l’albero non viene tolto… oppure che non ci sono fondi per operare… Ma l’albero, nobile e fiero, a cui siamo affezionati, deve stare lì anche se rischiano la vita mamme, bimbi, papà per andare a scuola al lavoro ogni mattina? Non si può fare qualche cosa? Aspettiamo una morte annunciata? e a chi capiterà?
… e che dire della strage di alberi a Padova, sul lungargine Bassanello? io ne sono rimasta letteralmente allibita. Da chi vengono prese queste decisioni scellerate e contrarie qualunque logica e buon senso?
Salve, 60 alberi circa sono stati tagliati in via Nuova Zelanda e ne ha parlato anche il Mattino di Padova. Gli alberi tagliati invece su entrambi gli argini tra la ferriera e Granze (lungo via maestri del lavoro di cui parla l’articolo) sono alcune centinaia, non è stato risparmiato niente, si è fatta tabula rasa. Dalla foto si vede un piccolo dettaglio del lavoro.
Sembra che il lavoro sia stato fatto perchè a costo zero, pulizia in cambio di legno. Avessero salvato almeno un albero ogni 10..
Purtroppo, tecnicamente, quando un albero di ‘proprietà’ comunale (o di un altro ente pubblico) crea “dissesti di notevole entità sulla recinzione privata e rialzamenti del marciapiede” non è la “comodità” la categoria giusta da considerare, ma bensì l’economicità: in caso di danno all’altrui proprietà privata l’amministrazione è tenuta a risarcire il privato; e in caso di danni al marciapiede pubblico di investire risorse pubbliche per il suo rifacimento. E questo accade tutte le volte che, crescendo in modo naturale, l’albero si espande in larghezza, altezza e rispetto al suolo con le radici affioranti. Purtroppo (… e fortemente sottolineato questo purtroppo).
Salve,
mi chiamo Alba e, se mi è concesso, vorrei anch’io entrare nel dibattito e porvi alcuni quesiti:
1 – Perchè mai gli alberi devono solo servire (a voi) e non vivere e morire di vecchiaia come voi?
2 – Vi siete mai chiesti cosa voi fate di buono per Gea (e figli) e a chi/cosa serve la vostra esistenza?
3 – Cos’è per voi la Comunione? Quella che fate in chiesa o il valore primario che induce Esseri consapevoli ad accomunarsi tra loro e le altre specie viventi?
Grazie della vostra attenzione.
Saluti
Alba Populus
Ma il settore verde del comune di Padova non dovrebbe pubblicare nella sezione “interventi sugli alberi in area pubblica” http://www.padovanet.it/dettaglio.jsp?tasstipo=C&tassidpadre=2286&tassid=2290&id=16898#.VPEFQixydds
gli interventi previsti?
Gli alberi tagliati erano su terreno di proprietà della Zip. Zip che a sua volta è un consorzio di proprietà di Comune, Camera di Commercio e Provincia di Padova. Effettivamente anche questi interventi dovrebbero essere inseriti nella sezione che dici tu, perchè a tutti gli effetti le proprietà Zip sono pubbliche.
Purtroppo gli errori vengono pagati sempre dai più deboli e da chi non ha peso per farsi valere!
Quando si è concesso di costruire la recinzione in prossimità del pioppo di via Canestrini (che già esisteva) i nostri cosiddetti governanti e i loro “tecnici esperti” non avevano previsto il diritto di crescita del pioppo?
Ma forse quello che conta è solo il presente: i guai futuri saranno colpa di chi governerà dopo!
L’amministrazione (non importa se di destra o di sinistra o di centro) ha fatto un errore (ne fanno tanti) e poi un’altra amministrazione per non pagare ha rimediato facendo un altro errore! E scommetto che se la si critica dirà che la colpa non è sua, ma di qualche amministrazione precedente!
Tanto, fra poco chi si ricorderà più di questo scempio.
Noi (elettori) facciamo presto a dimenticare i soprusi che subiamo e a farci anestetizzare il cervello dalla prossima campagna elettorale e da chi per mestiere saprà solo promettere il nostro bene (che sarà poi regolarmente disatteso).
Faccio riferimento al taglio a tabula rasa di Riviera Maestri del Lavoro (di fronte acciaierie venete ). Bisognerebbe ricordare come si faceva una volta, che venivano si tagliati alberi nelle rive nei corsi d’acqua, ma venivano sempre lasciati alberi più piccoli per salvaguardare la futura legna, e aggiungo io salvaguardare anche un p’ o del nostro territorio.
Saluti
Si vendono la legna, in un modo o nell’altro. Qualcuno si tiene la legna, qualcuno l’appalto, qualcuno la bustarella.
Questo da sempre. E’ la norma, e la spiegazione di tutto.
Vorrei aggiungere il taglio eseguito durante i periodi di nidificazione, sarebbe vietato.
Più ancora, la sempre più frequente assoluta ignoranza in materia di trattamento del verde.
Si taglia senza cognizione alcuna di periodi, di stagioni, di condizioni atmosferiche, della pianta che si sta trattando, delle sue caratteristiche specifiche. Ignoranza che può esistere solo per saccenza. Mi spiego meglio. Un subumano si compra una motosega, decide che è un giardiniere, fa danni per una vita. Alla minima osservazione ti senti dire “E’ vent’anni che faccio questo lavoro.”