Il ghiacciaio della Marmolada in fin di vita

Ancora pochi anni di vita per il ghiacciaio della Marmolada. La Carovana dei Ghiacciai di Legambiente ne certifica l’enorme riduzione di superficie e volume

 

Sono in grande sofferenza i giganti bianchi delle nostre Alpi, destinati ormai ad un triste e ineluttabile destino. L’attenzione all’ecosistema-montagna deve però rimanere alta per proteggere e valorizzare il suo grandissimo patrimonio naturale e paesaggistico. In estrema sintesi è questo il messaggio della campagna di Legambiente “Carovana dei Ghiacciai”, organizzata con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, che dal 17 agosto al 3 settembre si sta occupando del monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai alpini. Nel corso della quarta tappa svoltasi tra Veneto e  Trentino, sono stati presentati a Padova, nella sede del Museo di Geografia dell’Università, i risultati del monitoraggio effettuati sul Ghiacciaio della Marmolada.

I monitoraggi, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente e a cui  hanno partecipato docenti, tecnici dell’Università di Padova, dei Carabinieri Forestali di Belluno e ARPA Veneto, hanno evidenziato una riduzione nell’ultimo secolo di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume che ne determinano una grandezza di circa un decimo rispetto a cento anni fa: gli effetti della crisi climatica non risparmiano il Ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, lo scorso 3 luglio diventato teatro della strage in cui hanno perso la vita undici persone a causa del distacco di un enorme seracco dalla sua parte sommitale. Il suo ritiro ha mostrato una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi quarant’anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri provocandone una risalta in quota di circa 250 metri. Un futuro incerto per il gigante bianco che, stando alle previsioni degli esperti, nel giro di meno di 15 anni potrebbe scomparire del tutto.

Legambiente con la sua campagna dedicata ai ghiacciai è tornata dopo due anni sulla Marmolada, facendo però un passo indietro per capire cosa sta accadendo, a due mesi dalla tragedia causata dalla forte inclinazione del pendio roccioso e dalla progressiva apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità, alla presenza di discontinuità al fondo e sui lati, all’aumento anomalo delle temperature con conseguente aumento della fusione e incremento della circolazione d’acqua all’interno del ghiaccio. Durante la tappa anche un momento poetico e musicale con flash-mob danzante e approfondimenti, oltre alla visita del Museo di Geografia e un incontro con gli esperti dell’Università.
Secondo Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, la Regina della Dolomiti sta perdendo il suo gigante di ghiaccio più in fretta delle altre vette, con rotture di equilibri secolari e accelerazioni di fenomeni anche tragici. Bonardo avverte però che non dovrebbero essere tristi episodi di cronaca a doverci ricordare che siamo in piena emergenza climatica e che pertanto occorre più consapevolezza di quel che sta accadendo e soprattutto un nuovo rapporto tra uomo-natura, basato sui principi di sostenibilità e non della infrastrutturazione a tutti i costi.

Aldino Bondesan, del Comitato Glaciologico Italiano e Università di Padova, ricorda di come il Ghiacciaio della Marmolada sia un fondamentale termometro dei cambiamenti climatici per la sua rapida risposta anche alle piccole variazioni ambientali. Per Bondesan, più che dei distaccamenti come quello, drammatico ma comunque rientrante nella normale dinamica di un Ghiacciaio, avvenuto lo scorso 3 luglio, desta grande preoccupazione la progressiva accelerazione del ritiro glaciale: se saranno confermati gli attuali andamenti anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040.

A richiamare l’attenzione delle istituzioni sulle origini della crisi climatica ed a chiedere che la transizione energetica torni al centro del dibattito politico ed in particolare della campagna elettorale è Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto che sottolinea i ben 84 eventi estremi negli ultimi 13 anni. avvenuti in Veneto, raccolti dall’Osservatorio Città clima di Legambiente. Lazzaro ricorda inoltre di come sia urgente spingere sulla decarbonizzazione delle nostre attività, in coerenza con l’Accordo di Parigi (COP 21) e di come sia fondamentale dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità.

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Francesco Tosato, Redazione Ecopolis