FFF Padova: “Di nuovo in piazza per non adattarci alla crisi climatica”

Alla vigilia della COP25 in Spagna, il 29 novembre si terrà il quarto sciopero globale per il clima. 

Per comprenderne obiettivi e prospettive Ecopolis ha intervistato due attivisti del Fridays for Future di Padova, Matteo (26 anni, studente di ingegneria aerospaziale) e Stella (16 anni, studentessa del Liceo Tito Livio). 

Queste sono le loro risposte.

Alla fine di novembre, si terrà il quarto sciopero globale dei Fridays for Future (di cui abbiamo parlato qui). I numeri del movimento sono in crescita a livello globale e il tema sembra finalmente entrato nel dibattito pubblico. Di cosa abbiamo bisogno oggi per fare il salto di qualità necessario per fronteggiare la crisi climatica?

Matteo Urbinati: Per vincere la sfida climatica serve che la politica guidi l’economia, serve un Green New Deal che porti tanto la società quanto l’economia a muoversi verso la sostenibilità. Come movimento noi dobbiamo lavorare per una comunicazione più incisiva e efficace che ci permetta di allargarci e e arrivare alle generazioni precedenti la nostra. Perché ad oggi né i cittadini né le aziende hanno compreso del tutto quanto sia epocale questa battaglia, l’ultima che potremmo trovarci ad affrontare: una battaglia in cui bisogna mettere al centro la giustizia climatica, cioè l’idea che siano i veri responsabili della crisi climatica a pagare la transizione che dobbiamo affrontare.

Stella Salis: Quello che serve è una maggiore radicalizzazione del nostro movimento, perché ancora oggi non si è davvero compresa la gravità di quello che dobbiamo affrontare; è necessario mettere in campo pratiche più incisive, come il blocco del traffico: pratiche che partano dal basso, perché non è possibile lasciare alla politica la gestione della crisi climatica.

L’aumento in frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi – sempre più connessi secondo gli studi scientifici al cambiamento climatico – è cronaca drammatica di questi giorni nel nostro paese, da Matera a Venezia: cosa possiamo fare per adattarci e limitare da subito i danni della crisi climatica (ne avevamo parlato qui)?

Stella: Noi non vogliamo adattarci ai cambiamenti climatici, quello che serve e che abbiamo chiesto come assemblea nazionale è l’azzeramento entro il 2030 delle nostre emissioni; ma per farlo non bastano le singole azioni, serve un cambiamento sistemico.

Matteo: Forme di adattamento come il Mose si sono rilevate inadeguate e dannose per l’ecosistema: contro l’innalzamento del mare che colpisce Venezia e colpirà Padova quello che serve è decarbonizzare nel più breve tempo possibile: per questo in Veneto dopo il quarto sciopero globale stiamo organizzando una manifestazione che indichi i veri responsabili dell’acqua alta e delle emissioni di CO2 nella nostra regione.

Quali sono le tappe in vista del quarto sciopero globale a Padova?

Stella: All’interno delle scuole superiori da oggi fino al 29 novembre abbiamo organizzato lezioni di didattica alternativa sui temi ambientali, coinvolgendo anche degli esperti, mentre il 14 novembre scorso c’è stata una partecipata assemblea al Tito Livio aperta a tutti studenti delle scuole: è stata l’occasione per confrontarci sui contenuti dell’anticapitalismo e sulle richieste comuni da portare avanti e per creare continuità di percorso verso e oltre il prossimo sciopero generale.

Matteo: All’università invece si terrà il 27 novembre una conferenza sul cambiamento climatico a cui parteciperanno professori e accademici di diverse discipline per affrontare il tema da più punti di vista, mentre a Psicologia ieri si è svolta un’assemblea aperta ad associazioni e comitati per confrontarci sullo sciopero e e mettere in comune le nostre istanze. In ambito universitario abbiamo anche lanciato un appello affinché la didattica tratti di questioni di attualità come la giustizia sociale e il cambiamento climatico, cosa che non solo ad oggi non avviene ma pure temi sensibili come quello del motore a scoppio vengono esposti senza porre alcuna questione etica.

Intervista a cura di Luca Cirese – redazione ecopolis