CLIMATE PRIDE 2025

Torna anche quest’anno il Climate Pride, la mobilitazione nazionale promossa da Legambiente e oltre 70 realtà, che scenderà in piazza a Roma il 15 novembre per il Global Day of Action in vista della COP30 in Brasile

Il corteo, una street parade gioiosa e ribelle, si svolgerà a Roma, l’appuntamento è alle 14:00 (con partenza effettiva prevista alle 15:00) da Piazzale Aldo Moro (zona Sapienza), per concludersi intorno alle 20:00 in zona Pigneto. Per la partecipazione sono stati organizzati mezzi collettivi, come il bus in partenza da Padova con un contributo di 15 euro su prenotazione. 

Stiamo vivendo un momento critico della storia e stiamo subendo un modello economico che, per avvantaggiare pochi potenti, aggrava la crisi climatica, generando disuguaglianze e guerre. La COP30 di Belém deve rappresentare una svolta: l’Europa deve assumersi la responsabilità storica, guidando l’azione per il clima in linea con l’obiettivo di 1,5°C e garantendo finanziamenti equi, poiché fermare la crisi climatica e arrivare a fine mese sono parte della stessa lotta. Si invitano a raccolta tutte le realtà alleate per costruire nuove connessioni verso un mondo che sia realmente sostenibile per tutte le specie, in un’ottica transfemminista, intersezionale, anticolonialista e partecipativa.

Cruciale è l’esigenza di far pagare ai super-ricchi e ai grandi inquinatori la transizione, affinché le imposte sul patrimonio e i profitti derivanti dai combustibili fossili possano finanziare un cambiamento che porti maggiore giustizia sociale per le comunità più colpite. Per i paesi in stato di vulnerabilità, si chiede un incremento delle risorse (almeno 5 trilioni) e l’adeguato finanziamento del fondo Perdite e danni. Il movimento sottolinea che non è possibile perseguire la crescita infinita in un pianeta con risorse limitate e distribuite in modo iniquo, dal momento che molti dei limiti ecologici sono già stati superati. 

Si esige un modello di agroecologia che tuteli la biodiversità in un’ottica di giustizia climatica multispecie ed è necessario che anche la didattica sia veicolo di educazione ambientale e stimoli un pensiero critico collettivo. Si chiede una Giusta Transizione per il lavoro, tutelando i diritti dei lavoratori (libertà di associazione, contrattazione collettiva) e rendendo sindacati e lavoratori protagonisti dei negoziati sul clima.

Gli attivisti si impegnano a sostenere le vertenze territoriali contro le nuove insensate infrastrutture fossili e lo slittamento del phase out dal carbone, opponendosi alla follia di un ritorno al nucleare e ad altre finte soluzioni che sanno solo di greenwashing. Gran parte delle nostre spese militari sono destinate proprio alla protezione dei progetti di estrazione di gas che Eni e altre multinazionali energetiche portano avanti nel sud del mondo. 

La mobilitazione è per la pace e la difesa dei diritti umani, contro tutte le guerre, la corsa al riarmo e il genocidio in corso in Palestina.     

Redazione Ecopolis