Le ricette sbagliate fanno morire il paziente. Così avverrà per l’Italia se dopo il disastro avvenuto a Genova, qualcuno riterrà che la risposta da dare sia la deregulation e non invece più regole sul controllo del territorio, che non consentano la costruzione dei mostri di cemento che hanno impedito il deflusso delle acque del torrente Bisagno.
I sindaci, senza i quali non si potrebbero realizzare le cementificazioni che rendono più devastanti gli effetti degli eventi atmosferici, sembrano sempre colti da amaro stupore. E purtroppo non è vero che la priorità di questo Governo sia il dissesto idrogeologico. Non lo è, non solo perché gli investimenti previsti nel Decreto Sblocca Cantieri vanno nel verso opposto, ma anche perché vengono tolte quelle già labili precauzioni che servono a prevenire dissesti futuri che si annunciano sempre più frequenti e devastanti; disastri che sono veri crimini compiuti da veri criminali, anche se portano la fascia tricolore ai funerali delle vittime.
Si sta presentando anche a Padova un caso concreto: la perimetrazione dell’area a perequazione integrata Forcellini, così detta “Parco Iris”.
Interi quartieri di Padova vanno sott’acqua alle prime piogge. Si allagano strade, cantine, garage e primi piani di negozi e abitazioni. Ogni metro quadro di asfalto che impermeabilizza i terreni non è più tollerabile. La giustificazione che è tutto previsto nel PRG vigente non regge, perchè lo strumento urbanistico si può cambiare rapidamente. I privati, in questo caso CL con la Compagnia delle Opere, con spirito tutt’altro che evangelico, spingono il Comune verso la perdita di uno degli ultimi polmoni di verde previsti dal Piano a pianta stellare dell’architetto Piccinato. Ci sono le condizioni per poterlo respingere, per resistere ai poteri forti che sembrano sempre prevalere.
Fra le motivazioni, la prima e più rilevante, riguarda il mancato raggiungimento del 75% della proprietà dell’area da parte dei soggetti che ne richiedono la perimetrazione, al quale deve accompagnarsi il possesso del 51% del valore catastale. La seconda riguarda la richiesta di edificazione dell’area boscata che la Regione ha sottoposto a vincolo. A questi elementi, che rendono improcedibile l’iter del Piano, si aggiungono la mancata accessibilità al Parco Iris, le caratteristiche idrogeologiche dell’area che la rendono disadatta ai fini edificatori, la tutela paesaggistica. Non vi è quindi un problema di scadenza di termini, bensì l’obbligo, già in fase istruttoria, di respingere il Piano per mancanza dei requisiti necessari a sottoporlo ad una valutazione politica.
Si tratta di motivi tecnici che però sollevano l’Amministrazione dall’”obbligatorietà” dell’azione. Così il Sindaco, che bene ha fatto ad avocare a sè l’assessorato all’Urbanistica, potrà, se lo vuole, dimostrare la sua volontà politica. Sarà una prova di rispetto a promesse elettorali molto sensate, alla tutela e salvaguardia del territorio, alle fondate preoccupazioni espresse da cittadini e comitati.
Luisa Calimani, architetto
Grazie Luisa,
ma bisognava dirlo e magari averlo urlato forte anche alla passata amministrazione.
silvio zampieri
Leggendo l’infiammata presa di posizione di Luisa Calimani, è difficile non confrontarla con l’espressione concreta dell’architetto Calimani: l’ultra-cementificata piazza di Noventa Padovana, tanto in ampiezza che in altezza.
Sarebbe ora che le decisioni “sbagliate” non dettate dal “bene comune” e dal “servizio alla città” siano oggetto di reato civile e/o penale “a vita”!
Chi uccide per strada è indagato per “omicidio colposo”.
Anche chi uccide cementificando dovrebbe essere indagato per “disastro colposo” e “omicidio colposo” anche se le disgrazie avvenissero in amministrazioni future!
Se così fosse allora le autorizzazioni a costruire in maniera selvaggia sarebbero molte meno e non ci sarebbe più le “scusanti” del tipo: “è colpa dell’amministrazione precedente” oppure “sono diritti acquisiti”!