Contro il progetto di centro commerciale di Due Carrare arrivano, dopo politici, associazioni e cittadini, anche altre voci di realtà impegnate ad esempio nel turismo di qualità e nel sociale, che sentono di dover esprimere il loro dissenso per quello che sarebbe un errore imperdonabile.
È un chiaro segnale che su questa scelta, di eccezionale portata per il nostro territorio, si gioca tutto un sistema di valori culturali.
Che mondo vogliamo costruire e soprattutto lasciare ai nostri figli? Che tipo di sviluppo economico intendiamo perseguire?
Pietro Casetta, geografo, giornalista e curatore di progetti turistici di qualità, scrive una lettera aperta a Rodolfo Cetera, amministratore delegato di Deda, per dire che il suo “bel” progetto non serve, non è gradito e soprattutto non ha valore culturale e turistico come lo ha ad esempio il Catajo (leggi qui il testo integrale).
Scrive Casetta: “il Suo progetto non mi risulta partire dal territorio, non mi risulta in alcun modo che il territorio lo abbia richiesto, né che ne senta e ne abbia la necessità.” Lo stesso concetto di centro commerciale è “già superato o comunque tutt’altro che adatto al nostro Paese” dove invece la gente cerca, storia, arte, esperienze autentiche di socialità e di contatto con la natura”.
Il geografo evidenzia invece che questa ulteriore colata di cemento aumenterà il rischio di alluvioni (quell’area è definita a rischio idraulico da ISPRA, Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale) e non avrà neppure i risultati in termini occupazionali con cui il Sindaco di Due Carrare tanto lusinga i suoi cittadini. Su questo punto Casetta afferma: “Non credo si tratterà di occupazione ma di “rioccupazione”, ovvero di trasferimenti interni di occupati che, per mero spirito di sopravvivenza, dovranno spostare la loro attività dal loro territorio al nuovo Centro.”
Più personale, anche per la conoscenza diretta, è la lettera che Antonio Stasolla, già cittadino di Due Carrare e presidente di AFOID Italiana Dirittiamoci, da sempre impegnato in difesa dei diritti dei bambini indirizza al Sindaco Davide Moro (leggi qui il testo integrale).
Ed è proprio ai bambini, il nostro futuro, che bisogna pensare quando si fanno scelte sul territorio, specie se irreversibili come questa. Stiamo ipotecando il loro futuro, sembra dire Stasolla, che sottolinea come la peculiarità e la bellezza del nostro territorio era la sua pregiatezza agricola, devastata nel corso degli ultimi decenni dall’avanzare dei capannoni che oggi si stanno svuotando per la crisi generalizzata.
E ora, scrive, “la cementificazione continua con il voler costruire in un’altra area, a forte propensione agricola e monumentale, un centro commerciale con l’impatto negativo su un vasto territorio già segnato da una insalubre politica ambientale”, con riferimento anche al polo Agrologic di Monselice, che “testimoniano la miopia, la mancanza di profezia e di politica ambientale”. E continua: “Le domando, Signor Sindaco, e non so se lei sia padre o desideri diventarlo, ma cosa intende lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti?
La prego, rinunci alla realizzazione della città commerciale e di un risultato scadente a breve termine per cimentarsi nell’impresa di valorizzazione del territorio che i cittadini le hanno affidato e regali al nostro futuro, i bambini, quanto più colore verde possano sognare e non di certo il verde che colora il cemento armato.”
Annachiara Capuzzo – redazione ecopolis
Ringrazio Annachiara Capuzzo e tutta Ecopolis per la stima nei miei confronti ma soprattutto, e questo conta molto di più, per la loro chiara posizione nei confronti del Centro commerciale di Due Carrare.
Un saluto cordiale e un felice auspicio.
Pietro Casetta