ARCELLA, UN POSSIBILE “QUARTIERE SPUGNA”

“Città spugna”, un nuovo approccio alla gestione idrica urbana per affrontare la crisi climatica

 

 

Per affrontare la sfida rappresentata dalla crisi climatica è necessario ripensare radicalmente l’approccio alla gestione idrica urbana considerando il sistema acque nel suo complesso e guardando a sperimentazioni in atto in altre realtà. Una possibile soluzione si ispira al concetto di “città spugna“, sponge city, un modello innovativo che propone un sistema di drenaggio in grado di assorbire e trattenere l’acqua in eccesso, come una spugna appunto, per poi riutilizzarla nei momenti di bisogno. Un atteggiamento che cambia la prospettiva: una infrastruttura verde che conserva l’acqua piovana anziché incanalarla nelle reti idriche.

In Italia, Milano, insieme con molti comuni della cintura, ha avviato il progetto “Città metropolitana spugna” in parte finanziato dal PNRR, prevedendo soluzioni ispirate dalla natura (le cosiddette NBS, Nature Based Solutions) con la realizzazione di 300.000 metri quadrati di verde, la piantumazione di 2000 alberi e 32.000 arbusti e la rimozione di superfici impermeabili. In quartieri della città si sperimentano ristrutturazioni di case popolari con tetti trasformati in orti urbani e il diretto coinvolgimento dei residenti. Ma ci sono altre città italiane che stanno cambiando l’approccio alla gestione dell’acqua.

Sperimentare allArcella. Perché no? trasformare l’Arcella in un “quartiere spugna”, capace di assorbire l’acqua piovana in eccesso e riutilizzarla per altri scopi, una  trasformazione che prevede una serie di interventi mirati:

1. guardare alle ampie aree verdi ancora non destinate a uno scopo specifico, sia pubbliche che private, come alleate essenziali per l’assorbimento delle acque pluviali e non come oggetto di edificazione e di cementificazione. A tale scopo vanno censite, conosciute e protette.
2. ridurre le aree cementificate e asfaltate, aumentando la permeabilità delle superfici in modo che permettano all’acqua di infiltrarsi nel terreno attraverso la de-impermeabilizzazione: di marciapiedi larghi, piazze, parcheggi e l’uso di pavimentazioni drenanti
3.prevedere aree di bioritenzione (rain gardens o box alberati), ossia depressioni poco profonde e piantumate, progettate per raccogliere il deflusso superficiale, consentendo all’acqua di infiltrarsi e alla vegetazione di depurarla (fitodepurazione).
4.Prevedere bacini di ritenzione, ossia aree per la raccolta temporanea dell’acqua piovana, rilasciandola poi lentamente o permettendone l’infiltrazione attraverso serbatoi di accumulo sotterranei da utilizzare per l’irrigazione evitando l’uso dell’acqua potabile.
5. curare la manutenzione e la riqualificazione dei corsi d’acqua esistenti come fossi e canalette.
6. prevedere dei tetti verdi (green roofs) ossia vegetazione sulle coperture degli edifici di nuova costruzione che riducano il deflusso, assorbano calore e filtrino le acque.

La trasformazione in un quartiere spugna rappresenta un’opportunità unica per creare un’infrastruttura naturale che alleggerisca il carico della rete idrica esistente, richiedendo un approccio integrato a corto, medio e lungo termine che coinvolga aspetti infrastrutturali, gestionali e anche educativi in quanto tutte le persone coinvolte devono sentirsi parte attiva di questo processo.

Il quartiere Arcella può essere l’oggetto-soggetto di questa trasformazione in quanto possiede già alcune notevoli risorse come i parchi Morandi e Milkovic e aree verdi sia pubbliche che private. Fra queste ultime potrebbe rivelarsi un’alleata preziosa per la prima Arcella un’area di 6.000 mq in corso Tre Venezie (l’area Funghi) e, sempre in corso Tre Venezie, l’area che costeggia la Ferrovia di recente piantumazione, l’area in via Vianello (5.000 mq), l’area in via Morandi (60.000 mq), il corridoio verde che da via Antonio Da Murano arriva fino via Induno (10.000 mq), i vari percorsi pedonali che attraversano il quartiere e aree minori lungo l’autostrada A4.

Il potenziale di drenaggio è aumentato anche dalle rotatorie a Pontevigodarzere e Borgomagno e da aree piantumate dal lato ovest dell’Arcella. Inoltre sarebbe possibile intervenire sui parcheggi attualmente impermeabilizzati. Elementi idrici esistenti – quali il bacino di laminazione al capolinea del tram a Pontevigodarzere, i fossi e i canali intorno al Parco Morandi, il canale Fossetta sotto via Guicciardini collegato al Cavalcavia Camerini (uno scolmatore interrato fino al fiume Brenta) e l’argine lungo il fiume Brenta – offrono ulteriori opportunità per una gestione delle acque. Tutte queste aree verdi e blu svolgono una cruciale funzione drenante e costituiscono la base ideale per la creazione di un efficace sistema di quartiere spugna.

Tale trasformazione richiede un approccio integrato che necessita di un cambio di mentalità sia tra i cittadini che a livello tecnico-amministrativo e politico, ma il progetto del “quartiere spugna” può rappresentare per l’Arcella non solo una modò di affrontare il problema degli allagamenti, ma un’occasione di innovazione che richiede impegno, risorse e collaborazione, ma dove la posta in palio è alta: un quartiere in linea con le città europee più innovative, un quartiere resiliente, vivibile e pronto ad affrontare le sfide del futuro climatico che attende tutti noi.

Antonio Huaroto, architetto