Ancora cemento a Camin? No, grazie

Il consorzio Z.I.P. torna alla carica e il 5 febbraio scorso in Seconda Commissione Consiliare del Comune di Padova che discuteva delle prospettive future della Z.I.P. ha riproposto il cambio della porzione compresa tra via Germania e Via Gramogne.

Circa 7 ettari, che da “verde attrezzato” diventerebbe “industriale”, a fronte di una variazione d’uso da industriale a verde attrezzato di altre aree industriali residuali, non utilizzate  e frammentate che possiede all’interno del perimetro del consorzio.

Abbiamo detto riproposto perché ricordiamo che un analogo tentativo era stato presentato in commissione urbanistica del Comune di Padova il 18 Aprile 2012, ed era stato respinto quasi all’unanimità dai consiglieri.

Ma, come allora, una voce si alza a contrastare questo progetto, è quella del Circolo Il Presidio affiliato Wigwam fin dal 2004 che, da sempre sostenuto dai Circoli Legambiente di Padova e Saonara, afferma tutta la sua contrarietà ad un atto di questo tipo che sacrificherebbe uno degli ultimi lembi di terreno agricolo  ancora presenti nel paese di Camin in nome di una operazione esclusivamente speculativa che non porterebbe nessun vantaggio alla collettività. Ancora una volta il territorio verrebbe utilizzato come un “bancomat” per finanziare la mera sopravvivenza del Consorzio ZIP. Invece di pensare al riutilizzo degli innumerevoli capannoni vuoti e alla rigenerazione delle aree abbandonate, non si trova niente di meglio che scaricare ancora cemento e asfalto in una delle zone con il più alto consumo di suolo in Italia, basti pensare che secondo l’ultimo rapporto ISPRA Padova  è il comune veneto con il più alto tasso di consumo di suolo,  pari al  49.2%.

Con questa operazione si distruggerebbe una delle esperienze sociali più significative in città che ha generato, fra l’altro, il progetto Cammin Facendo per una mobilità sostenibile a Padova, con il bando ON AIR 2013 partecipazione in onda, oltre ad essere nota anche a livello nazionale  per le sue attività di difesa del territorio, dell’ambiente e della comunità locale con il progetto di orticoltura sociale inserito nel  Progetto Nazionale Orti Urbani  di Italia Nostra, tanto da essere raccontata su Altraeconomia di marzo 2013 in un articolo in cui, tra l’altro, viene citata per la prima volta a livello nazionale l’idea del Parco Agro-paesaggistico Metropolitano di Padova.

Sicuramente il consorzio ZIP ha bisogno di un rilancio, di una nuova vocazione che gli permetta di mantenere il patrimonio esistente e magari incrementarlo in una ottica di sostenibilità green ed economica, ma questo non può passare attraverso la ulteriore distruzione del poco suolo fertile che ci è rimasto.

Che anzi, va aumentato, e allora perché non pensare alla possibilità di collegare la zona oggi occupata dal Presidio Wigwam con il frutteto didattico gestito dal Circolo Legambiente di Saonara distante in linea d’aria alcune centinaia di metri? E’ cosi che, un po’ alla volta, si darebbe vita al Parco Agropaesaggistico Metropolitano

Più verde, più natura, più sostenibilità per lasciare ai nostri figli un mondo migliore.

Mauro Dal Santo – circolo Legambiente La Sarmazza” di Saonara-Vigonovo

5 thoughts on “Ancora cemento a Camin? No, grazie

  1. Ridaie con questa ENORME e ascientifica affermazione (una cavolata strumentale assoluta): “… basti pensare che secondo l’ultimo rapporto ISPRA Padova è il comune veneto con il più alto tasso di consumo di suolo, pari al 49.2%.”

    Si tratta di un dato NON oggettivo perché il calcolo di questa percentuale è in relazione alla superficie di ogni comune. E come SI SA (e come anche VOI sapete BENISSIMO) i comuni italiani NON hanno la stessa superficie. Si va da quelli come per esempio Ravenna, che hanno una superficie IMMENSA, a quelli invece come Padova, che per essere un capoluogo di provincia possiede una superficie PICCOLA. Di conseguenza parlare di percentuale di edificato dei comuni italiani in questo modo non ha alcun senso se non quello che alcuni in alcune città lo possono (e VOI lo fate sempre) utilizzarlo in modo politicamente strumentale.

  2. … io invece spero, in una ZONA INDUSTRIALE, con il cuore, in più industrie innovative, più LAVORO, più produzione, più successo industriale: questo, in una ZONA INDUSTRIALE, è il vero futuro che si dovrebbe sperare di lasciare alle future generazioni e all’Italia.

  3. Gentile sig. Luciani, penso invece che una percentuale sia lo strumento più corretto per affrontare questo tipo di fenomeni.
    In questo caso nell’articolo si dice che quasi la metà (49,2%) del territorio comunale di Padova ha una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), non vengono citati ettari in valore assoluto di questa copertura artificiale.
    La perdità del 50% di qualunque entità a cui si possa pensare è un valore enorme.
    Inoltre nell’articolo non viene proposto lo smantellamento del consorzio ZIP quanto un suo possibile sviluppo su tematiche diverse dalle attuali, tematiche sulle quali bisogna fare delle riflessioni importanti ma ormai non più procrastinabili.

  4. Gentile Luciani, lo speriamo anche noi. Siamo i primi difensori della Zona Industriale, visto che è stata costruita a spese della nostra gente, distruggendo secoli di lavoro e allontanando dalla propria terra migliaia di persone. E non ci rassegniamo che il sacrificio di molti adesso venga vanificato, rendendo la zona non più industriale ma, ad esempio, un contenitore di laide attività che non volete in centro storico (ad esempio, sale massaggi e sale giochi in zip nord…) o decine di ettari di spazzatura cinese nella zona sud. Forse la riflessione va fatta sui 122 edifici dismessi su 790, che in termini di percentulale è il 15%, e come superficie riguarda 314000 m2 … più di 30 ettari di cemento e asfalto quasi del tutto abbandonati. Forse è meglio rimettere in gioco questi, piuttosto che distruggere gli ultimi fazzoletti di verde.
    La saluto cordialmente
    Stefano Pagnin
    Circolo Wigwam Il Presidio

  5. Sempre la stessa storia, trasformare un terreno agricolo in industriale-commerciale per aumentarne così il suo valore. Seguiranno analoghe speculazioni una volta che i capannoni -li costruiti- diventeranno obsoleti e i costi di demolizione e ricostruzione saranno un po’ più alti di quelli di trasformazione di terreno agricoli limitrofi. E avanti con questa storia finchè di terreno verde non ce ne sarà più.

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