Approvata due mesi fa la perequazione a cavallo di via Madonna del Rosario che prevede l’edificabilità di 23.410 mq (il 30% dell’area di perequazione) con un volume edificabile di quasi 20.000 mc.
Eppure Torre è zona esposta a rischio idraulico, già adesso.
Inoltre garantire l’invarianza idraulica con le nuove costruzioni sarà impossibile.
Gli allagamenti a Torre, che si sono verificati a seguito delle intense piogge di mercoledì 8 giugno, rimandano ad una chiara responsabilità delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni nel non aver provveduto a realizzare le opere di urbanizzazione necessarie a garantire la sicurezza idraulica del territorio: le fognature infatti sono mancanti o comunque sottodimensionate per garantire lo smaltimento delle acque meteoriche in occasione di fenomeni intensi.
Ma invece di provvedere a risolvere con urgenza questo problema, che gli abitanti avevano per l’ennesima volta denunciato, l’attuale amministrazione ha pensato bene di confermare nella Variante al Piano degli Interventi, approvata di recente, la classificazione a Zona di Perequazione Integrata di una vasta area adiacente ai luoghi allagati, creando i presupposti per una ulteriore cementificazione del territorio di Torre.
La zona di perequazione a cavallo di via Madonna del Rosario prevede l’edificabilità di 23.410 mq (il 30% dell’area di perequazione) per un volume edificabile di quasi 20.000 mc. È di tutta evidenza che questa cementificazione è assolutamente incompatibile con la sostenibilità idraulica del territorio di Torre. Non potrà mai essere garantita, infatti, l’invarianza idraulica della nuova lottizzazione, visto che la rete fognaria che dovrà recepirne le acque di sgrondo è già insufficiente a garantire il deflusso delle acque reflue dell’insediamento esistente.
In una tale situazione, l’invarianza idraulica presupporrebbe che, in occasione di forti precipitazioni, le vasche di laminazione fossero in grado di contenere, per tutto il periodo necessario al ritorno a regime dell’impianto fognario (si parla di giorni e non di ore), le acque di pioggia cadute sopra l’area di perequazione edificata e le acque reflue di tutte le nuove unità immobiliari realizzate al suo interno.Una soluzione che è praticamente impossibile con gli attuali criteri di attuazione dei piani urbanistici attuativi.
Che farà quindi l’amministrazione comunale nel momento in cui verrà presentata la domanda di lottizzazione di via Madonna del Rosario? Imporrà ai privati la realizzazione dell’intera rete fognaria di Torre? È pacifico infatti che nessun intervento edilizio potrà essere legittimamente autorizzato in un contesto in cui le opere di urbanizzazione sono sottodimensionate.
Non era forse meglio per questo caso, ma anche per molti altri, non confermare la destinazione a Zona di Perequazione e restituire le aree all’uso agricolo?
Ricordiamo, infatti, che l’amministrazione comunale ha deciso di destinare le aree acquisite gratuitamente con il sistema perequativo, non più prioritariamente a verde pubblico, ma ad una pluralità di usi che ne prevedono una indiscriminata edificazione. Questa scelta comporta un aumento del consumo di suolo che contrasta con gli stessi obiettivi del PAT (Piano di Assetto del Territorio) di Padova e con quelli della legge urbanistica regionale.
Consumo di suolo che è intollerabile nelle aree del territorio cittadino soggette, come quella di Torre, a rischio idraulico. Prudenza e saggezza avrebbero dovuto consigliare al Sindaco di tutelare tali aree, destinandole integralmente a verde pubblico, applicando ad esempio la perequazione ad arcipelago che consente di trasferire altrove la capacità edificatoria riconosciuta dal PAT, o restituendole all’uso agricolo.
In ogni caso, vista la volontà del comune di insistere nel consumo di suolo e l’inadempienza nel realizzare le opere necessarie per la sicurezza idraulica del territorio, gli abitanti di Torre hanno il diritto di chiedere all’amministrazione comunale il risarcimento dei danni subiti a seguito degli allagamenti che hanno interessato,ed interesseranno in futuro, i loro beni.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova