Che il nostro territorio debba confrontarsi quotidianamente con i problemi e le opportunità dell’acqua, e sia anche a rischio alluvioni è cosa nota e risaputa dai tempi dell’insediamento umano nell’area. Da sempre l’uomo ha cercato di adattare il territorio per metterlo in sicurezza. Famosi erano i padovani come costruttori di argini (Dante, Canto XV Inf., “…Per difender lor ville e lor casteli…”. Siamo all’inizio del Trecento). Notevoli sono state le opere realizzate nelle singole epoche, con i mezzi allora disponibili: essenzialmente la testa e le braccia.
Ora siamo nel terzo millennio, abbiamo sviluppato strumenti e tecnologie da poter raggiungere la luna, ma non siamo stati finora capaci di rendere tranquilla la vita delle persone nelle stagioni canoniche, autunno e primavera, quando, per ragioni naturali e ordinarie, meteorologiche e ambientali, il corso di fiumi e canali è percorso dalle piene. Eppure a Padova la soluzione ci sarebbe, a portata di mano. Si chiama Vignole, una imbarcazione che l’imprenditore della navigazione turistica Delta Tour aveva acquistato appositamente per poter svolgere lavori di manutenzione dell’alveo per assicurare la navigabilità in sicurezza: il risezionamento dei canali, la palificazioe, la rimozione dei corpi flottanti, ecc. Mettere in sicurezza il territorio per poterlo navigare in sicurezza. I due aspetti sono strettamente collegati: si può navigare se non ci sono pericoli, la soluzione dei pericoli consente la navigazione. Il natante Vignole è fermo da almeno 4 anni, attraccato in golena comunale San Prosdocimo in Via San Massimo, in attesa che gli enti pubblici avviino un programma ordinario, per attività sistematica e continua, di manutenzione degli alvei: letto dei corsi d’acqua, rive, argini.
Le attività da porre in essere sono l’ABC, quelle essenziali, di una sana gestione dell’idrografia e per facilitare la navigazione: il risezionamento dei canali (non il dragaggio dei fondali, altra cosa), rimuovendo cioè i sedimenti che il fiume trasporta, con la sua naturale corrente, e la palificazione (in legno) degli argini, per consolidarli prevenendo i crolli. L’esigenza di risezionare i canali è intuibile confrontando i livelli attuali del Piovego rispetto alle mura del Cinquecento. Le cannoniere inferiori sono ora interrate o sommerse.
Da quanto tempo a Padova non viene svolta una sistematica organica attività di risezionamento dei canali? Stiamo parlando di una attività che porti l’imbarcazione ad operare quotidianamente. Ogni giorno marciapiedi e strade vengono ripuliti, e periodicamente rifatto il manto d’asfalto. Ebbene, anche per i corsi d’acqua la manutenzione deve essere giornaliera e sistematica. Invece solo alcune eccezioni, estemporanee. Nel 1995 venne effettuato l’asporto del materiale che aveva semi-occluso la via navigabile, un “dragaggio” mirato straordinario di alcuni tratti del Piovego in Città (merito dell’allora sindaco Zanonato). Nel 2009 il Genio Civile ha rimosso il fango accumulatosi sotto il Ponte delle Grade di San Massimo e ai piedi del bastione Portello vecchio, versante Via Gattamelata. Dopo l’alluvione del novembre 2010 lungo il San Gregorio sono state effettuate alcune attività di asporto di quanto la massa d’acqua della famigerata piena del Bacchiglione aveva depositato: si erano create delle isole! I benefici si sono visti, ma contenuti. Manca la continuità, su tutti i percorsi fluviali.
Gli Amissi del Piovego chiedono all’amministrazione comunale patavina, referente l’assessore comunale all’Ambiente Alessandro Zan, e gli altri enti coinvolti nel problema, di istituire un servizio di manutenzione ordinaria, con apposita imbarcazione adibita allo scopo.
Prima di discutere di bacini di laminazione nelle zone pedemontane, ed altre opere che richiedono tonnellate di cemento e scavi di terreni agricoli, si inizi a programmare e finanziare l’opera quotidiana in città di risezionamento di Piovego, Bacchiglione, Brenta, a vantaggio della sicurezza idraulica del nostro territorio.
Maurizio Ulliana – Presidente Amissi del Piovego