Un “restauro” da ripensare

I rilievi dell’Anac al  “restauro” del Foro Boario in Prato della Valle sono un’opportunità per ripensarlo. Italia Nostra lo suggerisce all’Amministrazione comunale.

 

Questa la lettera che Italia Nostra ha scritto al Sindaco e all’Assessore alla cultura e al turismo del Comune di Padova:

L’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), dando seguito all’esposto dell’on. Alessandro Naccarato del 2016, ha mosso in questi giorni vari rilievi al discusso progetto di finanza sottoscritto e autorizzato nel 2016 dall’Amministrazione Bitonci con privati investitori per la “sistemazione” dell’edificio dell’ex foro Boario in Prato della Valle e del parcheggio retrostante.

Vedremo come la faccenda evolverà, e se si pronuncerà anche la Corte dei conti, alla quale abbiamo presentato a nostra volta un esposto per danno erariale nel 2016, evidenziando gli immotivati vantaggi concessi ai privati dopo la cancellazione dell’oneroso autosilo sotterraneo a loro carico, cancellazione che ha fatto decadere l’interesse pubblico alla base del progetto di finanza. Privati che però continueranno a beneficiare per quarant’anni (pardon: trentanove) di ben l’86% degli introiti di uno dei più redditizi parcheggi di proprietà pubblica (un bel salasso per le casse comunali: vedasi i bilanci certificati dell’APS) e di quelli derivanti dagli esercizi commerciali ricavati nell’edificio, anch’esso – va sempre ricordato – di proprietà pubblica.

Il Comune si è a tal punto auto-espropriato di un suo bene, che non è stato nemmeno in grado di ritagliarsi una stanzetta all’interno dell’immobile. L’unico spazio graziosamente concessogli è una sala usufruibile per soli 55 giorni all’anno (equivalenti al 14 %, contro il solito inscalfibile 86% dei privati). Senza contare che nell’accordo non ci pare sia stata inserita nessuna clausola che preveda la riconsegna dell’immobile debitamente risistemato dopo quarant’anni di utilizzo.

Tutto questo in cambio di lavori di “restauro” che di restauro hanno ben poco, trattandosi di una pesante ristrutturazione, confezionata a misura dei privati investitori, e guidata, anzi dettata con ogni evidenza, dalle esigenze di intensivo sfruttamento commerciale del monumento, che hanno prevalso sulle più scrupolose e corrette modalità d’intervento confacenti a un pregevole edificio progettato oltre un secolo fa dall’ing. capo del Comune, Alessandro Peretti, e caratterizzante il lato meridionale del Prato della valle.

A nient’altro che a mere finalità commerciali risponde infatti l’impattante vetrificazione dell’ampio loggiato terreno, il quale ha perso la sua originaria permeabilità e la sua funzione di filtro fra il grande invaso del Prato e la retrostante Piazza Rabin.  Un monumento-chiave e punto di passaggio di migliaia di visitatori della città, stravolto e svilito a usi ordinari e scontati: un supermercato e una (futura) banca, più un paio di (futuri) caffè/ristoranti.

Ci chiediamo se un intervento come questo sia in tono con le ambizioni di una “città d’arte”. O non fosse invece giusto, al posto di una destinazione commerciale incompatibile con la dignità del monumento, riservare l’immobile a usi culturali, in particolare come sede di un museo della città, tuttora purtroppo mancante, a differenza di altri centri, con relativo impianto didattico, biblioteca ecc., utile alle scolaresche, ai Padovani tutti, e ai turisti.

Potrebbe essere questo il primo gesto di risarcimento nei confronti dell’edificio monumentale se, sulla scorta delle decisioni dell’Anac e della Corte di conti, il Comune potrà tornare, ci auguriamo presto, in pieno possesso del suo patrimonio.

 

Renzo Fontana – Presidente Italiana Nostra Padova