Diossina a Monselice, i cittadini chiedono la chiusura del cementificio

Monselice-in-piazza.-Stop-alla-diossina_articleimage CroppedMigliaia di persone lo scorso 11 maggio hanno raccolto l’invito del Movimento civico Cambiamo aria, portando per le strade di Monselice fiaccole e striscioni, cartelli e slogan con i quali chiedevano a gran voce di chiudere la fonte del grave inquinamento registrato nell’area del Monte Ricco.

PCB, diossine, benzene, IPA e altre sostanze tossiche e cancerogene sono state infatti ritrovate nelle zone di ricaduta dei fumi del cementificio di Monselice, risultando in alcuni casi superiori alla soglia di contaminazione, in altri superiori ai livelli di attenzione.

Se stanno emergendo queste situazioni lo dobbiamo all’iniziativa del Comitato popolare Lasciateci respirare che attraverso la collaborazione della cooperativa di ricerca Ecoscreen di Trieste lo scorso anno ha fatto analizzare un pollo ruspante alle pendici del Colle. I risultati hanno portato a dichiarare “non commestibile” quella carne di gallina per le elevate presenze di diossine e PCB.

Solo a seguito di questa denuncia abbiamo visto muoversi gli organi competenti, con un’analisi analoga su un altro pollo ruspante. E alla luce di risultati che confermavano la contaminazione, con nota dell’1 febbraio 2018 il Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 6 evidenziava la necessità di “intraprendere ulteriori azioni anche al fine di stimolare un approccio proattivo volto a ridurre la presenza di diossine e PCB dando disponibilità ad eseguire ulteriori campionamenti in presenza del comitato civico”.

Dobbiamo purtroppo registrare che a distanza di più cinque mesi non è stato preso alcun provvedimento per estendere le verifiche sugli animali allevati all’aperto.

Nel frattempo, tra novembre 2017 e gennaio 2018, ARPAV ha effettuato analisi sui terreni nelle aree di ricaduta dei fumi della cementeria, all’interno della scuola “G. Cini” e sul sentiero del Monte Ricco registrando superamenti della soglia di contaminazione delle diossine e alte presenze di PCB, IPA e Benzene ma tendendo a minimizzare l’inquinamento.

Ci è voluta una vera e propria sollevazione di genitori e residenti perché ARPAV, in accordo con il Comune di Monselice ai primi di giugno eseguisse ulteriori campionamenti sempre nelle zone di ricaduta dei fumi, i cui risultati potrebbero essere a breve disponibili.

Le mobilitazioni della cittadinanza hanno portato l’Amministrazione comunale ad una presa di posizione decisa che si è tradotta nell’Ordinanza n. 57 del 23 aprile 2018, con la quale si avvia il procedimento per vietare l’uso della “marna speciale”o altri prodotti non espressamente autorizzati nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).

Questi “prodotti a base marna” sono i maggiori imputati perché registrano un alto contenuto di ceneri provenienti da inceneritori di RSU (Rifiuti Solidi Urbani), successivamente trattate e miscelate in quantità e percentuale minore con silice e marna naturale.

Inoltre il Comune di Monselice, sempre sullo stimolo del Movimento, ha sollecitato una revisione all’AIA del cementificio, ma la Provincia di Padova sembra incredibilmente orientata a respingere la richiesta

La società Cementeria di Monselice ha risposto il 14 giugno scorso con un ricorso al TAR del Veneto contro il Comune di Monselice, chiedendo l’annullamento previa sospensione dell’Ordinanza, che porterebbe un danno economico di 550 € per ogni giorno di funzionamento del forno, a cui a suo dire dovrà essere aggiunto il danno alla “reputazione”. Una mossa intimidatoria questa nei confronti di Enti, Comitati e Movimento alla quale non intendiamo sottometterci.

Questo braccio di ferro si sta giocando sulla pelle di bambini, di residenti, dei lavoratori e delle altre attività produttive, in barba al principio di precauzione. Purtroppo registriamo un tentativo in atto da parte degli enti preposti al controllo e alla prevenzione, di minimizzare il fenomeno d’inquinamento e di non voler ricercare le responsabilità.

E dire che tutto questo accade all’interno del Parco Colli, il cui Piano Ambientale dichiara i cementifici “impianti incompatibili” con le proprie finalità, in un’area SIC-ZPS (Sito di Interesse Comunitario – Zona di Protezione Speciale) che fa parte della rete Natura 2000 Colli Euganei, Monte Lozzo, Monte Ricco, il tutto nell’assordante silenzio della Regione Veneto direttamente coinvolta nel “suo” Parco e nella tutela di queste aree.

Ancora una volta saranno i cittadini con le loro iniziative ad assumersi la responsabilità di salvaguardare la propria salute e a favorire modelli di produzione e sviluppo coerenti con la vocazione di questo territorio.

Francesco Miazzi – Movimento Civico Cambiamo aria