Scempi del territorio in nome della sicurezza idraulica

ProvinciaCi risiamo. Arriva la primavera, finalmente possiamo goderci la natura che si risveglia, camminare o pedalare nei percorsi che più conosciamo e amiamo. Ma all’improvviso ci accorgiamo che il panorama è cambiato. Là dove sorgevano filari di alberi che caratterizzano il paesaggio della nostra campagna veneta ora è tutto appiattito e brullo.

È successo ancora una volta, lungo le rive della Brenta, a Vigonovo come a Limena, lungo il Bacchiglione e la Piave, e in chissà in quanti altri luoghi.

Venendo vicino a noi, dopo aver preavvisato l’amministrazione, circa un mese fa il Genio Civile che ha la competenza sulla manutenzione delle arginature fluviali con particolare riguardo alla sicurezza idraulica ha incaricato una ditta padovana del taglio delle alberature lungo la Brenta nel tratto compreso fra i comuni di Strà e Vigonovo.

Ricordiamo che sulla materia esiste una chiara normativa risalente ormai a 25 anni fa, a partire dal D.P.R. 14 aprile 1993 che introduce il concetto di “ecosistema fluviale”, alla Circolare Regionale 10/10/94 n. 32 che parla di “funzioni biologiche del corso d’acqua e delle comunità̀vegetali ripariali”,  per finire con il Piano di Tutela delle Acque emanato nel 2006 della Regione Veneto e che definisce criteri precisi sull’importanza e sulla gestione della vegetazione perifluviale, anche con preciso riferimento alla sicurezza delle sponde arginali.

Risultato dell’operazione a Vigonovo: taglio delle alberature fino a diverse decine di metri dai fianchi arginali esterni (non interni!) oltre ogni reale necessità di sicurezza idraulica, compreso grosse piante storiche, mentre sono rimaste nell’alveo piante cadute e pericolanti, ma, guarda caso, di difficile recupero. Numerosi i cittadini che ci hanno chiamato per protestare contro il grave danno all’ecosistema.

“A pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca” diceva un noto politico anni fa. A noi sembra chiaro: poche risorse, la necessità di far quadrare i conti, e allora il compenso per chi fa il lavoro è modesto… ma almeno gli rimane la legna e quindi più ne taglia e più ci guadagna.

Ma non è finita qui: una parte dell’argine “disboscato” insiste all’interno dell’area Parco Fluviale Sarmazza in gestione al comune di Vigonovo dove esiste un’ordinanza di divieto di taglio degli alberi senza autorizzazione dell’amministrazione! In pratica il Genio ha dato alla ditta che ha fatto i lavori una concessione dopo che sulla stessa zona dieci anni prima l’aveva data all’Ente locale.

A questo punto non potevano esimerci dal fare un esposto alle autorità denunciando i fatti e chiedendo di verificare la sussistenza di una situazione di irregolarità ed eventuali profili di reato, non escludendo la richiesta di ripristino dei luoghi con nuove piantumazioni.

Il fatto ha avuto una notevole rilevanza sulla stampa locale e la notizia è arrivata a Roma, tanto che Il Ministero dell’Ambiente, Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, con particolare riguardo al Parco Sarmazza ci ha chiesto di avere una dettagliata relazione e di tenerlo aggiornato sull’evoluzione degli eventi. Ci pare un segnale incoraggiante.

Tornando all’esposto, ci auguriamo che dalle autorità competenti arrivino risposte precise e circostanziate. Dal Genio Civile ci aspettiamo almeno un confronto sul metodo ed un cambio di passo. Agire come autorità suprema senza confrontarsi con il territorio, amministrazioni, cittadini o associazioni, è una pratica ormai sorpassata. I corsi d’acqua sono un bene collettivo, è il momento di aprire un confronto per evitare di trovarsi in futuro, come per la Brenta, di fronte ad un danno irreparabile. Va intavolata subito una seria discussione con i portatori d’interesse sulle modalità operative, sulle reali necessità di intervento e sul reperimento di risorse che spesso mancano per operare correttamente.

Mauro dal Santo, Circolo Legambiente Saonara-Vigonovo La Sarmazza