In USA solo decisioni controverse? Al Bo con Ernest Moniz su cambio clima ed energia

Ernest Moniz_Bo_PadovaUno dei protagonisti dell’appena trascorsa stagione Obama alla Casa Bianca, il Professor Ernest Moniz, il 28 novembre è stato ospite dell’Università di Padova, in conclusione della rassegna “BoCulture” all’interno del palinsesto Universa.

Definire il prof. Moniz un semplice consulente non gli rende giustizia: professore emerito di fisica nucleare al Massachusett Institute of Technology (MIT) di Boston, è stato tra il 1997 e il 2001, Sottosegretario per il Dipartimento dell’Energia durante il secondo governo Clinton, e Segretario per il Dipartimento dell’Energia tra il 2013 e il 2017, durante il secondo mandato di Obama. Il Prof. Moniz si è trovato dunque per ben due volte ad essere, oltre che uomo di scienza, uomo politico con delicate responsabilità diplomatiche, come nel caso dell’accordo sul nucleare Iraniano.

Durante la conferenza Moniz ha parlato delle sfide future sull’ambiente (qui potete vedere l’intervento integrale), ponendo l’accento sulla necessità di diminuire le emissioni nei prossimi decenni attraverso governance e diplomazia, soprattutto con i paesi attualmente in continua crescita industriale e demografica come Cina e India.

Ma oltre a parlare di tematiche su cui in genere c’è un certo consenso, Moniz ha anche affrontato diversi punti controversi del dibattito sul clima, soprattutto in merito alle tecnologie con cui stiamo sostituendo i combustibili fossili. Ad esempio, ha spiegato come l’energia nucleare nei prossimi anni diventerà un alleato importante nella lotta alle emissioni di CO2, pur trattandosi da sempre di un argomento dibattuto nel contesto ambientalista, soprattutto in Italia. Attualmente ci sono 60 nuovi reattori in via di costruzione o previsti per i prossimi anni nel mondo, di cui la maggior parte in Cina.

Moniz ha poi parlato dell’uso dei gas naturali nell’economia energetica americana. I gas naturali (metano, ma anche altri idrocarburi prodotti dalla decomposizione della materia organica) hanno infatti portato ad una diminuzione progressiva nell’uso del carbone, tale che ad oggi il 60% del calo nelle emissioni di gas serra negli USA è dovuto proprio a questa “rivoluzione” (che ha anche generato 200 miliardi di dollari in investimenti nel settore industriale e produttivo del paese). Tuttavia, il processo di estrazione di queste risorse richiede anche tecniche e procedure con chiare implicazioni ambientali. I gas naturali vengono infatti estratti anche con la procedura del fracking (la fratturazione idraulica delle rocce), che tende a causare attività sismica nelle zone in cui viene praticata.

Il messaggio del prof. Moniz sembra quindi essere che in vista delle sfide per il futuro e della necessità di ridurre la nostra dipendenza dal petrolio, ci troveremo ancora a dover considerare anche fonti di energia e carburanti che potrebbero rappresentare un rischio di tipo ambientale. Come si dice, nella vita nulla è gratis.

Incalzato dalle domande degli studenti e del professor Piero Martin, moderatore dell’incontro, Moniz ha concluso ricordando che, nella battaglia al cambiamento climatico, tutte le soluzioni alternative devono essere prese in considerazione. Così come è necessario collaborare con gli altri paesi e coinvolgere il mercato in questo cambiamento (ad oggi, più della metà delle riduzioni nella produzione di CO2 nell’atmosfera, nell’economia americana, vengono da forze di mercato).

Quello che possiamo prendere da questo incontro è il messaggio che nel processo di arginamento del cambiamento climatico ci troveremo ancora a prendere decisioni difficili, misurando sempre i costi e i benefici delle nostre azioni.

Massimiliano Saltori redazione Ecopolis