Project financing, messa in sicurezza idraulica dell’area, costi del campus e degli espropri, problemi di mobilità. Sono alcuni dei dubbi che gravano sull’opportunità e sulle modalità di realizzazione del nuovo Ospedale. A cui si aggiunge la cruciale domanda: che fine farà l’area dell’attuale ospedale; verrà riconsegnata alla città o servirà solo per fare cassa? Domande che faremo il 16 maggio ai Candidati Sindaco.
Il nuovo ospedale dovrebbe essere costruito tramite la finanza di progetto ad iniziativa privata, ma l’esecuzione delle opere attraverso questa modalità comporta fortissime criticità: aumento dei costi, privatizzazione dei ricavi e socializzazione dei costi a discapito dell’interesse pubblico.
I costi per l’esproprio dei terreni, per gli adeguamenti della rete infrastrutturale e per la messa in sicurezza idraulica dell’area, che restano a carico della finanza pubblica, portano il costo dell’opera a raggiungere una cifra di quasi 700 milioni, di cui non è chiaro quanti sarebbero a carico del privati.
Importo a cui dovrebbero aggiungersi i necessari interventi sulla mobilità pubblica, dove esistono solo idee guida che parlano di ipotetiche linee del tram, di collegamenti a una tangenziale già sovraccarica nelle ore di punta.
E per quanto riguarda il campus universitario: è sufficiente l’area? quanto costerà? chi lo pagherà?è possibile tenere separato servizio sanitario da didattica e ricerca?
Infine la grande questione della dismissione dell’ospedale attuale. L’accordo del 2 luglio 2013 tra gli Enti interessati alla costruzione del nuovo caldeggia spudoratamente una verifica delle opportunità di “valorizzazione ed alienazione della struttura sanitaria esistente”. Ma è possibile pensare di far cassa in una zona strategica per la città, consegnandola ai privati per non restituirla a tutti i padovani?
Quindi chiediamo al futuro Sindaco e il consiglio Comunale garanzie ed impegni:
1) contrastare le ipotesi di Project Financing;
2) tutelare l’area dell’attuale ospedale, aprendo una discussione con la città sul futuro dell’area;
3) facilitare la trasparenza, mettendo on line tutti i singoli atti (passati e futuri) riguardanti l’iter procedurale;
4) usare il massimo rigore contro l’illegalità, visto l’imponente valore dell’opera: una cifra troppo importante per non temere il rischio di tangenti o infiltrazioni criminali, come purtroppo spesso accade in tutte le aree del nostro Paese e come ci ricorda la recente inchiesta aperta sulla realizzazione del Mose.
Le nostre perplessità sono precise e circostanziate; pertanto nessuno pensi ad iscriverci al partito del NO alle grandi opere a prescindere. Una fra tutte la vogliamo, che sia completata, il prima possibile.
Si chiama idrovia Padova Mare, opera per gran parte già realizzata e strategica, per diversi motivi. Prima di tutto per tutelare l’area di Padova dal rischio idraulico e quindi con funzioni di canale scolmatore. Ma anche per dotare il Veneto di un importante canale navigabile, che raggiungerebbe l’interporto di Padova, uno dei più importanti centri logistici italiani. Con’un opera di questo tipo si potrebbe mettere la parola fine sulla folle idea di realizzare una nuova strada camionabile fra Padova e la laguna (opera che molti vorrebbero collegare al Gra). Ma non è più tempo per altro cemento.
Andrea Ragona e Lucio Passi, segreteria Legambiente Padova
ho una richiesta a Domenico Mantoan, il Segretario generale per la Sanità della Regione Veneto: la Dla Piper (multinazionale delle consulenze legali) pochi giorni fa ha garantito pubblicamente alla Regione Veneto che manderà presto un nuovo legale per sostituire l’avvocato Giorgia Romitelli, consulente della Regione per la realizzazione del nuovo ospedale di Padova che è finita agli arresti domiciliari con accuse pesanti a Milano.
Il nuovo lo prenderete a scatola chiusa? ma soprattutto di quali meccanismi amministrativi anti corruzione vi state dotando? cosa fate per garantire trasparenza?