Il caffè è la materia prima più commercializzata al mondo dopo il petrolio.
Nonostante il grande business che rappresenta a livello globale, la percentuale che viene venduta secondo condizioni rispettose per il lavoro dei produttori dei Paesi in via di sviluppo è ancora molto bassa. Importante in questo senso è la crescita che ha visto questo prodotto nel circuito Fairtrade negli ultimi anni. Alla fine del 2011 erano 348 le organizzazioni di produttori di caffè Fairtrade, il 9% in più rispetto l’anno precedente. Distribuite in 28 paesi di Asia, Africa e America Latina, rappresentano oltre 580.000 piccoli coltivatori che lavorano su 750.000 ettari di terreno (poco più di 1 ettaro pro capite).
Grazie al circuito Fairtrade i cafficoltori hanno ricevuto un Premium di circa 28,9 milioni di euro che hanno utilizzato per migliorare la produzione, ricevere credito e costruire strutture per le comunità (vedi il report Monitoring the scope and benefits of Fairtrade).
Storie di sostenibilità: il caso Fero e il caffè dell’Etiopia. Fero è piccola cooperativa che raccoglie 53 cafficoltori etiopi nelle vicinanze di Yirgalem. Il ricco suolo vulcanico e la grande varietà di piante di caffè della zona attrae qui acquirenti specializzati provenienti da tutto il mondo. Fero è una piccola testimonianza di una bella storia di produttori di caffè.
Grazie al modello partecipativo di governance e alla consapevolezza della salvaguardia ambientale, incoraggiate dagli Standard Fairtrade, a Fero è cambiato il modo di coltivare il caffè. Con il Premium derivato dalle vendite di caffè di Fero, la città Yirgalem ha potuto ricevere per la prima volta la corrente elettrica e i produttori dell’organizzazione hanno costruito parte della propria sede. “Le cose con Fairtrade sono cambiate” ha dichiarato Tadelech Gizaw, raccoglitrice di caffè e mamma di 4 bambini “prima non avevamo né l’elettricità né la scuola” (per informazioni sulla Cooperativa Fero).
Dal Fairtrade al biologico: Coopervitae è una delle organizzazioni che porta avanti la centenaria tradizione della coltivazione del caffè in Brasile. Nel 2001 la cooperativa è entrata nel circuito Fairtrade; così ha avuto la possibilità di accedere al mercato di larga scala. Da allora i guadagni dei produttori hanno iniziato a diventare stabili. In seguito è arrivata anche la certificazione del biologico e l’impegno dell’organizzazione a ridurre l’inquinamento e favorire il riciclo dei rifiuti. “Abbiamo incoraggiato i produttori a fare le cose bene, usare meno pesticidi, produrre caffè di qualità, che vale sul mercato. E questo senza nuocere alla nostra salute” ha dichiarato Ordálio Marcelino Felix, uno dei membri della cooperativa (clicca qui per informazioni su Coopervitae).
E tu che caffè bevi? Buono ma anche giusto?
In Italia sono circa quaranta le torrefazioni che propongono caffè certificato Fairtrade, spesso anche biologico.
Ai padovani segnaliamo il bar della torrefazione Goppion in piazza delle Erbe. Potrete bere il caffè Nativo (arabica centroamericana, biologico, con tostatura lenta, volendo anche deca). Ma il caffè equo certificato (sia in polvere che in cialde) si può acquistare in molti supermercati, iper e negozi del bio.
Per gli uffici segnaliamo Equocaffè http://www.equocaffe.it/ che offre caffè a proprio marchio in cialde monodose e macchine in comodato d’uso, per rendere le pause di lavoro sostenibili anche nei luoghi di lavoro (distribuzione su tutto il territorio nazionale). Ogni cialda racchiude una miscela di arabica e robusta proveniente dal Chiapas e dalla Tanzania.
Fairtrade Italia