Lunedì sera, interno sala Casa dei Carraresi. Da una parte il sindaco di Due Carrare e la sua giunta, impegnati in una difesa convinta del nuovo progetto di outlet. Dall’altra una platea di 200 cittadini e rappresentanti delle associazioni, dichiaratamente ostili alla realizzazione del centro commerciale.
Tema: quanto valgono in compensazione monetaria 5 milioni di auto/anno, 8 milioni di visitatori, 433.000 mc di cemento, 2.680 parcheggi, edifici alti 12 metri?
Svolgimento proposto dal sindaco Davide Moro: ripercorsa la storia giudiziaria contro il centro commerciale, che ha visto sempre soccombente il comune, ha espresso le sue ragioni: non si tratta di scegliere se costruire o meno, in quanto i diritti acquisiti dalla proprietà non possono essere messi in discussione, si tratta di valutare se costruire secondo le norme vigenti o accettare le modifiche proposte dalla società, avendo come contropartita una serie di vantaggi.
La società Deda chiede che le norme del Piano degli Interventi e del Piano Attuativo siano modificate per poter realizzare, in un unico blocco invece che in bocchi isolati (ora prescritti per ridurre l’impatto ambientale), i 433.000 mc previsti, coprendo una superficie di 38.500 mq, nonché di portare l’altezza da 9 a 12 m e di attrezzare 2.680 parcheggi su un’area di 58.000 mq. In cambio la società mette sul piatto un cinema, un teatro, spazi per il gioco, sistemazioni esterne con la previsione di laghetti da trasformare in piste da pattinaggio d’inverno, opere infrastrutturali per 1 milione di euro e un risarcimento di 2 milioni (dilazionabili, n.d.r.).
Il sindaco intende ottenere, in aggiunta, una mitigazione ambientale con terrapieni e tetti verdi, la diminuzione della superficie coperta per ridurre consumo di suolo, l’incentivo della mobilità sostenibile, la previsione di un ufficio turistico e di uno stand comunale nonché contratti a favore dei lavoratori locali.
Tutto ciò non ha convinto né i cittadini né le associazione dei commercianti. Patrizio Bertin, presidente Ascom, ha invitato il sindaco a cercare ogni appiglio per bloccare la realizzazione del “mostro”: la cittadinanza sarà al suo fianco. Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti Padova, ha richiamato uno studio che prevede conseguenze negative per l’economia locale, con una perdita stimata di 40/60 milioni annui solo per il territorio limitrofo (entro i 15 minuti di percorrenza auto) e con 600/700 negozi che dovranno chiudere o licenziare parte del loro personale. I cittadini hanno evidenziato i danni paesaggistici, quelli alla salute per l’aumento dell’inquinamento e quelli che deriveranno dall’eccessiva cementificazione di un’area a elevato rischio idraulico.
Mercoledì si è tenuto, invece, l’incontro pubblico che i comitati contrari avevano già programmato.
Al tavolo dei relatori si sono succeduti Gianni Sandon, ex consigliere del Parco colli Euganei, Marina Lecis, consulente del tribunale in materia ambientale, Franco Pasqualetti e Maurizio Francescon delle associazioni dei commercianti e Francesco Miazzi del coordinamento associazioni ambientaliste per il Parco Colli.
Dalle relazioni è emerso un iter procedurale confuso e contradditorio, in cui l’area commerciale è passata in modo oscuro dagli iniziali 110.000 a 146.000 mq ed in cui molte sono le inadempienze della società, che giustificherebbero un passo indietro del comune e la richiesta di danni.
Sotto il profilo sanitario, poichè il sindaco è il responsabile per la sicurezza del territorio, aver disatteso i principi di precauzione e prevenzione, per favorire un’opera che aumenta i fattori inquinanti dannosi, può comportare l’avvio di procedimenti penali. Per quanto riguarda gli aspetti economico-sociali, le associazioni dei commercianti hanno ribadito le loro critiche, confutando i benefici occupazionali vantati dalla Deda e ribadendo il danno per il piccolo commercio e per tutto l’indotto. In materia di paesaggio ed ambiente la recente legge sul consumo di suolo è poco incisiva, in quanto sposta gli obiettivi al 2050.
E sì che questo intervento, sommato a quelli dell’Agrologic di Montegrotto, l’Alìper di Abano e la terza corsia dell’autostrada andranno a consumare 60 ettari con un costo annuo di 3,3 milioni (calcolato sui costi indicati da ISPRA nel 2016). Per il centro commerciale di Due Carrare il costo da consumo di suolo sarà di 825.000 €: significa che in due anni e mezzo il risarcimento della Deda verrà azzerato. Senza contare i costi aggiuntivi derivanti da un afflusso annuo di 5 milioni di veicoli e di 8 milioni di visitatori.
Ora la preoccupazione è che il sindaco approvi l’Accordo di Programma in tempi brevissimi. L’unica risposta efficace, si è osservato da più parti, è manifestare l’ostilità dei cittadini per costringere il sindaco a rivedere la sua posizione. Per questo è stata convocata domenica 5 novembre mattina una catena umana dal Catajo a Villa Mincana: tenetevi liberi, sono in ballo paesaggio, salute, bellezza ed agricoltura.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova
… ma un edificio alto 12 metri è così alto?
volevo postare la foto dell’area per rispondere a Luca Luciani, ma non so come si fa qui, per cui metto il link a facebook https://www.facebook.com/COMITATONOSTRATERRA/ (guardate l’immagine di copertina).
Sì, 12 metri – che corrispondono a 4 piani, per un volume complessivo di 433.000 mc, sono tanti, considerando DOVE sono messi (e qui servirebbe la foto aera che volevo farvi vedere).
Infatti anche il Sindaco Moro se ne rende conto e chiede a Deda la costruzione di un terrapieno verde per mitigare l’impatto visivo dal Catajo, colli e Villa Dolfin.
Se fossero nella periferia industriale di qualche città dal glorioso passato manifatturiero, avrebbero un impatto visivo meno forte. Saluti Chiara
Cara Chiara Volpato,
ho fatto una ricerca per capire l’altezza dell’edificio più alto del complesso edilizio del Catajo. Non ho trovato esaurienti e precise risposte, ma dalla prospettiva si evince che si tratta di più di quattro piani e con i soffitti più alti di tre metri ciascuno: quindi dovrebbe essere più di 12 metri.
Inoltre, se lo si osserva dall’alto ci si rende conto che questo complesso edilizio è molto ampio e distribuito.
Allora mi sorge un dubbio e pongo la stessa domanda che ho già posto in relazione ad un precedente intervento a proposito di questo progetto: ma se fosse stato per voi avreste mai reso possibile la COSTRUZIONE del complesso edilizio del Catajo?
E tutto in nome del dio denaro! Chissà che contratto avranno con l’aldilà per portarsi parte della refurtiva: beni essenziali sottratti a noi cittadini “normali”.
Buongiorno, ritengo che il Catajo sia un edificio di elevato valore storico artistico . Credo fuori luogo discutere sulla sua altezza. Molto più sensato è comprendere a fondo l’impatto deturpante e inquinante della realizzazione di un centro commerciale a due passi dal Patrimonio Colli Euganei.
Saluti
Lara