Votando Sì al referendum del 17 aprile abbiamo l’occasione di fermare le trivellazioni in mare, cancellando la norma che consente alle società petrolifere di avere concessioni di ricerca e di estrazione entro le dodici miglia marine dalla costa, senza limiti di tempo.
Le trivelle sono il simbolo tecnologico del petrolio: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby, estesa corruzione. Le riserve su cui punta il Governo non sono in alcun modo direttamente collegate al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale e comunque sarebbero in grado di soddisfare il fabbisogno energetico del nostro Paese per 7 settimane per il petrolio e 6 mesi per il gas. In tutto ciò a guadagnarci sono solo i petrolieri.
Il 17 aprile si vota e dobbiamo essere in tanti a votare “sì”. Si vota anche per dare un segnale al governo Renzi: come intendono portare l’Italia fuori dai fossili? Quando sapremo come dar seguito agli accordi sul clima sottoscritti alla Cop 21? Quando avremo un piano energetico che parli di risparmio, efficienza, rinnovabili, economia circolare? Come faremo a ridurre le emissioni?
In questi giorni s’è mosso anche il Comitato per il no, composto da tanti volti noti e tante vecchie idee. Di tutte le argomentazioni mosse, due sembrano particolarmente disoneste.
Quella sulla perdita di posti di lavoro innanzitutto. Se vincesse il “sì”, nessun operaio “scenderebbe dalle piattaforme”. Si tornerebbe alle previsioni occupazionali previste nei piani industriali del 2012. Il premier ha invece “sparato” la perdita di diecimila posti di lavoro. Un’affermazione irresponsabile, tanto più insopportabile visto che le politiche energetiche degli ultimi anni hanno portato in Italia alla perdita di diecimila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili.
L’altra argomentazione utilizzata è quella relativa all’“indipendenza energetica”. Le piattaforme interessate dal referendum garantiscono una produzione risibile sul piano delle esigenze energetiche del Paese, pari al 3% dei consumi di gas e meno dell’1% di petrolio, quota questa già oggi sostituibile da fonti rinnovabili.
Insomma, se c’è qualcosa di ideologico è l’accanimento con cui i governi degli ultimi anni hanno voluto colpire le rinnovabili, il disinteresse dimostrato verso le misure di risparmio ed efficienza energetica, la mancanza di visione sui temi ambientali.
Il 17 aprile abbiamo l’occasione di dare un segnale potente: il Paese ha bisogno di cambiamento, non di conservazione. Un cambiamento che abbia il segno dell’auto produzione energetica, della generazione distribuita e democratica, della creazione di nuovo lavoro legato alle rinnovabili, della rigenerazione urbana, della messa in sicurezza del territorio. Un cambiamento nel segno dell’innovazione e della modernità, che ci renda liberi dal petrolio. Da sempre fonte di inquinamento, conflitti territoriali e guerre sanguinose.
Il “petrolio” degli italiani è ben altro ed è dato da turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energia alternativa. Trivellare il mare italiano vuol dire mettere a rischio tutti questi mondi, anche da punto di vista economico e sociale.
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Si vota in tutt’Italia, solo domenica 17, dalle 7,00 alle 23,00, nei consueti seggi elettorali. Per farlo è necessario presentare la tessera elettorale e un documento d’identità valido.
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Rossella Muroni – Presidente Legambiente Nazionale
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