Pendolaria 2015, il dossier di Legambiente, presenta le criticità del sistema ferroviario italiano: molti i punti deboli e preoccupante l’immobilismo rispetto all’edizione precedente.
Dopo 15 anni si può dire che il trasferimento dei poteri sul servizio ferroviario alle Regioni complessivamente non ha funzionato. Va però sottolineato come vi siano sia luci che ombre, con alcune realtà che hanno migliorato l’offerta e l’attenzione ai pendolari. Non è fra queste Regioni il Veneto, che insieme a Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia i pendolari sono centinaia di migliaia, ma si stanziano fondi vicini allo 0,1% della spesa rispetto al bilancio (vedi tabella).
Nella nostra Regione si è dunque investito pochissimo per i collegamenti ferroviari mentre tutta l’attenzione va, in termini di risorse e impegno, alla realizzazione di nuovi progetti autostradali come la Pedemontana veneta, la Valdastico, la Nogara-Mare. Il tutto mentre lo smog soffoca i veneti e alimenta malattie anche mortali, come più volte ribadito nel corso dell’emergenza negli ultimi picchi di pm10 raggiunti meno di un mese fa.
Da dove partire? Occorre porsi obiettivi ambiziosi per fare della mobilità una sfida prioritaria per modernizzare il Paese, nell’interesse dei cittadini e realizzare gli impegni fissati dall’Unione Europea al 2030 in termini di riduzione delle emissioni di CO2. Il primo obiettivo è di far crescere il numero di persone che prende il treno anche fuori dalle linee ad Alta Velocità. Purtroppo oggi a troppe persone è esclusa questa possibilità a causa di un servizio non a livello delle altre regioni della nostra area geografica.
La storia è sempre quella: per costruire nuove strade non si bada a spese, gli investimenti su treni rimangono rari e poco sostanziosi. L’area Veneta è però una di quelle in cui risulta più importante ragionare in termini nuovi di trasporto pendolare per la fortissima mobilità tra i diversi centri. Purtroppo il progetto, presentato oramai da diversi anni, di creare un forte Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SMFR) con treni ad alta frequentazione tra le città e i centri posti nel quadrilatero Treviso, Venezia, Padova, Castelfranco Veneto è in rilevante ritardo.
A dicembre 2013 è entrato in vigore l’orario cadenzato, prevedendo un sistema di treni regionali veloci per collegare Vicenza con Verona, Padova e Venezia. Altri regionali, più lenti, percorrono le tratte Verona-Venezia e Vicenza-Venezia. Tutto ciò ha portato un notevole incremento del passaggio dei treni almeno nelle aree con maggiore domanda, essenzialmente i capoluoghi di provincia ma a discapito di altre linee considerate secondarie e di tutti i collegamenti effettuati in orario serale.
Fortunatamente con l’introduzione dell’orario cadenzato si è provveduto a riparare un errore storico e grossolano in questa Regione: i collegamenti diretti tra Padova e Treviso. Si tratta infatti di due città che in precedenza vedevano il passaggio di soli 3 treni diretti al giorno e che finalmente vedono salire questo numero a 13 convogli giornalieri a cui si aggiungono 2 Frecciabianca.
Gli oltre 171mila viaggiatori al giorno della Regione lamentano costantemente disagi dovuti al sovraffollamento dei treni e delle linee, come testimoniano le proteste di una decina di comitati pendolari nati in questi anni nel territorio veneto. Scarsa attenzione alle esigenze dei pendolari, treni non sufficienti nelle ore di punta, difficoltà nel trovare coincidenze nelle stazioni, stazioni abbandonate e prive di servizi, sono solo alcuni degli aspetti più criticati dai pendolari veneti.
Del resto il Veneto è tra le Regioni a più forte domanda pendolare quella che ha investito di meno negli ultimi anni, mentre al contempo pone tutte le attenzioni nei confronti di strade e autostrade.
Parziale miglioramento anche sulla linea Bologna-Venezia con l’aggiunta di cinque coppie di treni, dove si è mirato a ridurre in particolare l’affollamento di due Regionali Veloci in partenza da Bologna alle 6.20 e da Venezia alle 17.42. Anche i questo caso sono aumentati i posti offerti sulla linea, da 31.000 a 32.900, un incremento dell’offerta pari a al 6%.
Al contrario peggiorano altre realtà come quella della ferrovia Mantova-Monselice, una linea secondaria, lunga 84 km, che soffre la mancanza di investimenti da anni. Il percorso, della durata di circa 1 ora e 50 minuti, vede il transito di treni obsoleti, con un costante sovraffollamento e conseguenti e frequenti ritardi a causa di guasti. Con l’introduzione dell’orario invernale 2013-2014 la linea ha subito un’ulteriore penalizzazione con la soppressione dei 13 treni diretti Padova-Mantova e l’obbligo di scendere a Monselice per cambiare treno.
Un’altra area particolarmente interessata alla risistemazione del sistema ferroviario regionale è quella del Polesine e del capoluogo Rovigo. I problemi principali riguardano la costante riduzione degli Eurostar che effettuano fermata a Rovigo, ormai esistono due soli Frecciargento da Roma (a cui si aggiungono 2 Intercity), oltre ai collegamenti Est-Ovest, da Verona in direzione di Chioggia e viceversa. Quest’ultima situazione si presenta drammatica vista la grande quantità di pendolari che frequentano queste tratte ferroviarie e vista l’inefficiente organizzazione degli orari: non esiste un treno Legnago-Adria diretto, il cambio obbligato a Rovigo rimane senza coincidenze a breve anche dopo l’inserimento dell’orario cadenzato, il che ha portato i tempi di percorrenza a 2 ore, per una distanza di appena 65 km.
Stessa situazione si riscontra tra Monselice ed Adria, dove ad esempio il treno delle 7.31 obbliga ad 1 cambio ed arriva a destinazione alle 8.41 (mentre fino al 2013 arrivava alle 8.26), ed è l’unico a poter garantire un arrivo in orario di lavoro.
In particolare lungo i 96,6 km che collegano Verona a Rovigo i disagi sono all’ordine del giorno, con poche corse, mezzi obsoleti, ritardi ed abbandono delle piccole stazioni. Su questa linea insiste un pendolarismo importante di studenti e lavoratori, ma si tratta anche di un percorso molto frequentato da turisti vista la presenza di città storiche. I problemi sono davanti agli occhi di tutti: viaggiano mezzi con vecchia tecnologia e con tempi di percorrenza lunghi, manca ancora il completamento dell’infrastruttura elettrica nelle tratte Isola della Scala-Cerea e Legnago-Rovigo. Le occasioni di ritardo delle corse e a volte la cancellazione di viaggi hanno causato enormi disagi e disservizi alla popolazione, generando una disaffezione nei confronti del treno.
Secondo i dati diffusi dalla commissione Trasporti della Regione nel corso dell’ultimo anno, la linea è tra quelle che hanno collezionato più ritardi rispetto al resto dell’intera rete veneta. I convogli hanno viaggiato puntuali solo nell’85% dei casi. A rallentare i trasporti ci sono anche le coincidenze tra le corse, visto che la linea è a binario unico.
L’enorme taglio ai finanziamenti per i pendolari ha colpito duramente anche il Veneto e non ha riguardato soltanto i treni. In questa Regione la cancellazione delle biglietterie nelle piccole stazioni, dall’Alpago alla provincia di Rovigo, è diventato un punto importante delle proteste dei comitati dei pendolari e dei sindacati. Certamente non mancano i casi di convogli in cui il numero delle carrozze invece che aumentare è sensibilmente diminuito, tanto da rendere impossibile la prosecuzione del viaggio.
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto
… il motivo, purtroppo, sta nel fatto che l’auto genera un notevole indotto economico oltre a delle notevoli entrate pubbliche (bollo auto -regionale-, tasse sul carburante, ecc.) …