Si è tenuto ad Agenda 21 il terzo appuntamento sulle buone pratiche da prendere come esempio per la costituzione del Parco Agro Paesaggistico Metropolitano di Padova. Ospiti sono stati Mariagrazia Santoro, assessore alla Pianificazione e ad Agenda 21 di Udine, ed Evaristo Petrocchi, responsabile nazionale di Italia Nostra per il Progetto Orti Urbani.
La relazione introduttiva dell’assessore Santoro ha trattato prevalentemente dell’esperienza degli orti urbani (vedi qui il video), ma la parte che più ci ha interessato, anche per i riflessi che potrebbe avere sul processo di pianificazione ancora in atto a Padova, è stata quella che ha riguardato la variante al Piano Regolatore di Udine.
Dalle parole dell’assessore si deduce che, più che di variante, si è trattato di un nuovo Piano Regolatore. La nuova pianificazione non è partita dalle previsioni del vecchio P.R.G., ma dalla visione della città che si voleva realizzare. Una visione centrata da un lato sullo sviluppo e sulla sopravvivenza delle aziende agricole, con l’obiettivo di realizzare il connubio fra campagna e città (ad Udine il 50% del territorio è agricolo), e dall’altro sulla salvaguardia dei borghi.
Udine ha vocazione policentrica. Non si parla di periferia ma di quartieri, ognuno con caratteristiche peculiari, che vanno indagati per promuovere recupero e rigenerazione. In questo contesto assumono importanza i borghi, il cui tessuto antico va salvaguardato conservando l’equilibrio tra la parte costruita e gli spazi degli orti e dei cortili.
Udine ha deciso di eliminare ogni capacità edificatoria in questi spazi aperti, mentre la destinazione d’uso degli edifici è stata liberalizzata, al fine di migliorare, attraverso la possibilità di usi plurifunzionali, la qualità dell’abitare. La possibilità di ampliamento degli edifici, valutata per ogni contesto, è stata subordinata all’applicazione della bioedilizia. L’obiettivo del pianificatore non è stato il “consumo di suolo zero” o la “riduzione assoluta delle previsioni volumetriche”, ma la verifica delle reali esigenze della città, sia per gli insediamenti residenziali che per quelli produttivi. Il risultato è stato la riduzione di 1 milione di metri cubi di edilizia residenziale, con recupero di aree a verde urbano, e di 35 ettari di superficie produttiva da restituire all’uso agricolo.
Se il risultato delle scelte urbanistiche del nuovo P.R.G. di Udine è ammirevole, altrettanto si può dire del processo partecipativo che lo ha accompagnato. Vi è stata consultazione sulle scelte e, subito dopo l’adozione, è stato creato un punto informativo, chiamato “Casa Città”, dove, per un periodo di 9 mesi, ben superiore al termine di legge, i tecnici comunali hanno spiegato il piano ai cittadini e li hanno aiutati a presentare le osservazioni.
C’è di più: dei 1500 cittadini che sono stati informati che veniva loro tolto il diritto edificatorio, solo 150, giusto il 10%, hanno presentato opposizione, segno che la scelta di tutelare orti e cortili, destinandoli a verde urbano, è stata largamente condivisa anche dai proprietari.
Udine, e non è la sola, ha dimostrato che si può diminuire il volume urbanistico del piano regolatore e questo può essere fatto senza innescare un ingestibile contenzioso con i proprietari.
Riteniamo che questo esempio debba essere seguito da Padova, il cui Piano di Assetto del Territorio, adottato nel 2009 ma non ancora approvato, è esageratamente sovradimensionato. Si tratta di 4,6 milioni di metri cubi di edilizia residenziale (2,6 milioni di capacità residua del vecchio P.R.G. e ulteriori 2 milioni previsti dal PAT), per un incremento di popolazione di 24.000 abitanti in dieci anni (cresciuta invece dal 2007 al 2011 di meno 4.000 abitanti). È del tutto evidente che è impensabile che si insedino a Padova ulteriori 20.000 abitanti. Padova segua l’esempio di Udine e dimezzi il volume residenziale del PAT.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova
Presso quest’indirizzo trovate il video, realizzato da Spartaco Vitiello del coordinamento per il Parco Agro Paesaggistico di Padova, degli interventi dei relatori e del vicesindaco Ivo Rossi
Molto interessante questa esperienza di Udine.
Non conosco la città, avrà anche una organizzazione urbanistica in cui le periferie sono in realtà antichi borghi per cui l’operazione di salvaguardia del non costruito è stata accolta con meno fastidio, ma comunque emerge con chiarezza un dato. NON ESISTONO DIRITTI EDIFICATORI ACQUISITI!!! Il pubblico può e deve governare la pianificazione.
Per anni l’assessore Riccoboni lo ha negato (e da un uomo della destra liberale ce lo si poteva aspettare), molto meno da un assessore come Mariani (Margherita e poi Pd) che invece ha difeso l’impostazione della Variante al Piano Regolatore perchè impostata dal predecessore e quindi immodificabile.
Adesso Rossi candidato in pectore del centrosinistra a futuro Sindaco – ed oggi assessore all’Urbanistica – cosa vorrà fare? Vorrà dire qualcosa di sinstra? qualcosa che richiama ai Beni Comuni che era anche lo slogan del Pd in campagna elettorale?
Anch’io trovo questa esperienza di Udine molto interessante.
Non capisco come questi diritti si considerino acquisiti e altri no: vedi riforma del lavoro, delle pensioni (non solo come età pensionabile ma anche il calcolo retributivo/contributivo), istruzione, sanità etc… Si dirà è la crisi! Siamo obbligati a ripensare al modello di welfare etc… E la crisi ambientale? Le alluvioni, le frane, i terremoti che fanno vittime anche quando non sono così devastanti come in altri paesi?
E la qualità dell’acqua e dell’aria (sopratutto in questa nostra pianura padana)? Suvvia amici del PD che puntate a rigovernare questa bellissima città, con-vertitevi (evangelico), cambiate lo sguardo con cui guardate al mondo… O con-vertiremo noi i nostri voti! Le alternative stanno rapidamente crescendo!!!
Rispondo a Giovanni Graziani. Anche noi a Saonara abbiamo una bella grana con il pat.Ci vogliono fare capannoni fuori l’uscio di casa,chiudere il mai realizzato canale navigabile e inpiantare al suo posto una potentissima linea ad alta tensione,poi costruire una bella camionabile che inquina tantissimo,per il trasporto dei contener.Questi potrebbero essere prasportai via acqua con zatteroni e gli stessi zatteroni funzionare a metano,inquinando pochissimo.Resisteremo,un saluto Gianni Cappon civiltà contadina.
Il dibattito e le denunce contro la mala urbanistica si stanno facendo sempre più serrate. Ormai non c’è voce, anche tra le associazioni di categoria dei commercianti, industriali, artigiani e degli stessi costruttori edili, che non si opponga al consumo di suolo. A tutto ciò la gran parte delle amministrazioni locali, Regione in testa, sembra indifferente e, salvo qualche dichiarazione di facciata, continua a coltivare le vecchie pratiche e discutibili consorterie.
E’ necessario aumentare la pressione della denuncia e stare con il fiato sul collo dei nostri amministratori, facendo loro capire che l’onda della cosiddetta anti politica, ma che invece è accorata richiesta di buona politica e di ascolto delle istanze dei cittadini, potrebbe a breve travolgerli tutti
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova