Nell’ultimo numero abbiamo parlato della rete delle città interculturali (clicca qui). In questo articolo discutiamo le basi, empiriche e teoriche, dell’iniziativa.
L’idea che la diversità possa essere un vantaggio è da tempo riconosciuta. Già negli anni 60, l’urbanista Jane Jacobs proponeva la diversità, nella varietà di occasioni, abitanti, gusti, abilità, bisogni e ossessioni, come il vero fattore di successo delle città [1]. Più recentemente, il sociologo Richard Florida ha messo in evidenza come le città più aperte, e quindi più diverse, sono anche quelle più capaci di attrarre talenti e capacità (e quindi di produrre sviluppo di qualità) [2]. Leggi di più