Si scrive acqua, si legge democrazia

logo-Obbedienza-civile-acquaNel giugno del 2011, grazie all’attività dei Comitati, è stato vinto il referendum che voleva l’acqua bene comune, perché su questa non gravassero i profitti ma fosse invece resa effettivamente pubblica, cioè legata ai reali bisogni e alla partecipazione decisionale dei cittadini e delle cittadine. Nonostante la vittoria, è come se non fosse successo nulla perché Amministrazioni e Governi, di colore diverso ma in questo concordi, continuano a privatizzare i servizi pubblici locali e a mantenere nelle bollette dell’acqua i profitti per i gestori. E questo anche se Consiglio di Stato, Corte Costituzionale, TAR e Giudici di Pace si pronunciano a favore delle nostre posizioni. Leggi di più

Il dibattito cittadino su AcegasAps-Hera

La fusione delle multiutility AcegasAps-Hera ha ingenerato un dibattito in pieno svolgimento: sempre di più arricchito da contributi a firma di esponenti di comitati cittadini e dell’associazionismo padovano. Ne pubblichiamo tre fra quelle arrivate in redazione.

Il Comitato “Lasciateci Respirare” di Padova analizza la situazione ricordando la promessa fatta da SEL e IDV di chiudere la prima linea dell’inceneritore, promessa fatta alla luce del nuovo Piano Provinciale gestione rifiuti urbani 2010-19, contestato per le sue previsioni. “Perchè non sono state richieste [da parte di SEL e IDV] ad Hera le stesse cose contenute nelle “osservazioni” presentate in Regione? Era chiedere troppo, era a rischio la fusione?”

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Alessandro Punzo, del Comitato Provinciale “Due Sì per l’acqua bene comune” di Padova, fornisce una buona analisi delle parti in causa di questa fusione, nonché i motivi retrostanti ai processi di privatizzazione dei beni comuni, contestualizzandoli nel più ampio contesto dei processi economici di questi anni. “Il processo con cui ci si è avviati alla fusione va nel senso diametralmente opposto all’indicazione referendaria dello scorso anno. […] Nella sostanza si avalla la logica del primato degli interessi finanziari e del mercato riproducendo la stessa logica gestionale che peraltro ha portato le due società ad avere il loro “bel” debito accumulato dai rispettivi consigli di amministrazione (circa 3 miliardi di €), stipendiati con cifre a sei zero.”

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Giuliana Beltrame, dello stesso comitato, rappresenta efficacemente le posizioni in campo e chi le sostiene: cittadini classificati come “no global” se contestano, e amministratori che ritengono la trasparenza una benevola concessione. “Molto diversi gli interrogativi e le scelte di molti Comuni dell’Emilia Romagna. Il sindaco di Forlì (PD), nel dichiarare l’opposizione sua e dell’intero consiglio comunale, afferma: “Noi intendiamo dire, con chiarezza, ai nostri amici soci pubblici che quest’ampliamento della base sociale rafforzerà il capitale, ma renderà ancora più problematici i rapporti fra management e territori emiliano-romagnoli, fra l’altro diluiti nelle percentuali; e che ciò indurrà l’azienda, una grande spa quotata in borsa, a muoversi secondo logiche privatistiche ancora più marcate di quanto oggi non avvenga. Il processo che abbiamo davanti è chiaro: perché mistificarlo?” Come invece stanno facendo con una certa dose di supponenza i nostri amministratori nelle loro dichiarazioni.”

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A cura della Redazione di Ecopolis