Ecoland! Male che vada faccio il contadino

Ecoland_Copertina_Ragona_becco gialloUn libro curioso. Curioso perché diverso, curioso perché intreccia molte forme di linguaggio, curioso perché cerca, indaga, scopre esperienze e realtà in giro per il mondo che, apparentemente ai margini, mettono il dito nella piaga della crisi contemporanea e ci restituiscono, più di altre, il senso del nostro tempo, schiacciato da finanze e consumismo, da sprawl urbano e speculazioni.

Ecoland è un libro di viaggio alla ricerca di … api. Si viaggia, tra Toro Seduto e Pasolini, tra Vangelo e Watzlavick, tra Tonino Perna e Alberto, Bruno, Roberto, Estelle, da Giacarta a Padova, dallo Yorkshire alla Toscana, tra ecovillaggi, fattorie sociali, usi civici, cooperative e comunità alternative, sempre nelle forme di un turismo “ultraleggero” che incontra storie di persone e di scommesse controcorrente. Con le persone a fare da guida per entrare in mondi diversi, anomali, fuori dall’omogeneità del mondo contemporaneo globalizzato, alla ricerca di un mondo di api “migliaia di piccole api, che basterebbe un linguaggio comune, una danza trascinante, per trasformare tutte queste api laboriose in uno sciame rivoluzionario”.

Api, reali e metaforiche, che cercano di volare e creare alveari dentro una natura trasformata, dimenticata, violentata, dove i cambiamenti climatici non sono teorie o scenari catastrofici, ma concrete trasformazioni nei tempi di fioritura e di fruttificazione, di inaridimento delle terre, di eccesso di piogge, di impoverimento del mare…. Sempre seguendo il filo tenace della ricerca di un’altra economia, dove il valore di scambio arretri di fronte al valore d’uso e si accetti il principio di non chiedere alla natura più di quanto può dare. E’ la cooperativa San Martino di Marano Lagunare, la Comune di Bagnaia, la Valle degli Elfi in Toscana, le aiuole di verdura di Todmorden, a ognuno secondo le sue possibilità, si viaggia tra racconti esperienze dialoghi con protagonisti che si muovono come api disordinate, ma con un comune intento, recuperare il senso della natura, della terra, del mare, dentro la ridefinizione dei rapporti umani, che diventano anche rapporti sociali. Un revival di fisiocratici, che però non guarda al passato ma al futuro, che ci rammenta da dove veniamo e che della natura non possiamo farne a meno, se non al prezzo dell’autodistruzione, come sagacemente racconta il fumetto che accompagna il viaggio. In una costante polemica contro la grande finanza ed il ruolo della monetizzazione, che è un vincolo economico ma anche culturale, contro cui lanciano un segnale concreto le monete locali e la moneta deperibile. E’ l’economia dell’autoproduzione, che ci avvicina alla terra, che ritrova nella produzione del cibo e nel local food un senso per un sistema economico che un senso non ce l’ha. Perché ci si interroga sul ruolo del denaro, recuperando ad esempio l’antica consapevolezza che bisogna produrre cibo per sfamare e non per fare denaro.

Senza ideologizzare modelli, ma offrendo esempi ed incursioni, che hanno il sapore dell’alternativa di vita, ma anche del semplice bullone culturale messo nell’ingranaggio del sistema, che arrivano anche a scelte molto private come gli orti urbani o l’orto sul balcone, cercando di far vedere concretamente che “la finanza può produrre ricchezza, ma non può inventare cibo e risorse”, ed i soldi alla fine non si mangiano! E’ lo scontro tra l’economia del denaro e l’economia del vivere.

E’ la filosofia che puntigliosamente gli autori cercano di mettere in luce, come dice Pamela Warhust, cofondatrice di Incredible Edible Todmorden: “Si può trovare un linguaggio comune che unisca le persone indipendentemente dall’età, dal reddito, dalla cultura? Che serva a vivere in un modo nuovo, a pensare diversamente le risorse? Sì. E questo linguaggio è il cibo”.. Ecco perché male che vada faccio il contadino!

Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Legambiente

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