Geocaching: una “caccia al territorio”

geocache-398016_640Geocaching: questo “sconosciuto” che sabato scorso ha paralizzato Padova per un presunto ordigno in Piazza dei Signori. L’“ordigno” era, in realtà, una cache, ovvero un oggetto contenente un foglio di carta, ambìto dai partecipanti di questa caccia al tesoro.

Un gioco diffuso a livello mondiale, a cui partecipano migliaia di persone che, se ben concepito, può dar vita ad interessantissime iniziative, utili soprattutto per scoprire e valorizzare il territorio, divertendosi.

Purchè la cache non sia “terribile! Non mimetizzata, inutile nel suo scopo e povera di significati. Le nostre sono molto meglio” scriveva con orgoglio il giorno dopo il GAL Patavino sulla sua pagina FB.

Certo, il funzionamento è semplice: gli indizi per trovare i “tesori” sono dati dalle coordinate geografiche del punto in cui sono nascosti. Una volta individuata la cache sul dispositivo (ormai esistono anche applicazioni per smartphone) inizia la caccia!

Particolarmente interessante l’approccio al geocaching del GAL patavino, Società Consortile nata per sostenere l’economia e i prodotti agricoli di 23 comuni a sud di Padova, oltre alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali.

Il progetto portato avanti dal GAL in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici, Geografici e dell’Antichità dell’Università di Padova e la sezione Veneta dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, è riuscito ad individuare e sfruttare la capacità di questo gioco internazionale di rapportarsi direttamente con il territorio: le coordinate fornite virtualmente sulla localizzazione della cache portano infatti il giocatore, detto “geocacher”, ad andare fisicamente nel luogo indicato per cercare l’oggetto.

La realizzazione di percorsi di geocaching del GAL rientra tra le attività previste nell’ambito del Progetto di Cooperazione Transnazionale Rural Emotion – REM e l’obiettivo del progetto è quello di valorizzare le mete e gli itinerari culturali dei territori attraverso i personaggi illustri che ivi sono nati o che vi hanno soggiornato lasciandone testimonianza nelle loro opere e nei loro scritti. L’acronimo del progetto REM, spiegano gli organizzatori, richiama quella fase del sonno in cui nascono i sogni e proprio per questo sono state nascoste una serie di geocache denominate REM all’interno di antichi borghi, nelle vicinanze di Castelli, monasteri e ville, nei punti panoramici dei Colli Euganei e nei territori rurali dei GAL partner di progetto.

Si dà così vita ad un nuovo tipo di turismo, capace di mettere direttamente in contatto la realtà virtuale e quella territoriale. Ed ecco allora che le coordinate indicate dal GAL patavino portano i giocatori ad Arquà Petrarca, per visitare i luoghi dove visse il poeta, piuttosto che alla fontanella delle Muneghe di Baone, nascosta fra i colli Euganei, o ancora a Bovolenta, lungo la via dello zucchero e del sale (trovi qui tutte le altre geocache della serie REM), facendoci conoscere realtà e tesori del nostro territorio altrimenti sconosciuti o dimenticati.

Alle coordinate date, con un po’ di pazienza e un occhio attento, sarà possibile scovare un contenitore (le dimensioni variano a seconda del nascondiglio) all’interno del quale è custodito un foglio di carta su cui apporre la propria firma (il logbook). Dopo aver firmato il logbook, il giocatore deve riposizionare il contenitore esattamente nel posto in cui lo si è trovato per permettere a tutti di vivere la stessa avventura.

Fra i commenti in rete di chi ha già sperimentato i percorsi indicati dal GAL patavino fa piacere notare molti interventi in inglese, testimonianza del fatto che il progetto sta funzionando anche oltre le barriere venete e nazionali, e dimostrazione delle potenzialità di questo nuovo turismo.

Se questa domenica non sai cosa fare, clicca QUI ed inizia ad esplorare il tuo territorio!

a cura di Giulia Morrone, redazione ecopolis